L'OTTUSA MESSINSCENA DEL GARANTISMO RENZIANO
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- 18 mar 2017
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Ma guarda un po’ cosa ci tocca sentire. Da molti giorni gli attuali rappresentanti del PD, frastornati oltre misura dall’inchiesta sulla Consip, difendono quanti appartengono al proprio partito e hanno il coraggio di dichiarare che lo fanno in quanto sono sempre stati garantisti nei confronti non solo dei sodali ma anche degli avversari. Per la verità non ce ne eravamo accorti. Hanno, pure, l’ardire di affermare che ciò è normale dato che garantismo significa difesa delle garanzie giudiziarie sancite dalla Carta che volevano abrogare e che è stata salvata dagli elettori italiani il 4 dicembre scorso.
Si sono distinti e continuano a distinguersi, su questo versante, due sottosegretarie come Paola De Micheli e Maria Elena “Etruria” e, sul finire, si è anche cimentato il Matteo di Rignano sia a ‘Porta a porta’ che al Lingotto per la tre giorni della Leopoldina piemontese. Son sembrati ripetere le stesse identiche parole che spesso vengono pronunciate dagli esponenti di Forza Italia e da quanti, come loro, abbeverati alla fonte delle garantismo vero, sono entrati spesso in polemica con chi sognava manette senza processo.
Parliamo, non solo, dei pentastellati, ma anche di quel Partito che è stato ‘risparmiato’ dalla ghigliottina manipulitista che un ‘soldato giapponese’, come Davigo, continua a sognarne la ripresa in grande stile. Renzi che ormai si è abituato a guardare all’indietro, è convinto che basti dire una menzogna (come ha fatto per tre lunghissimi anni) e tutti son pronti ad applaudirlo, ma confonde gli appartenenti al Giglio magico, che le mani se le spellano letteralmente, con il resto dei cittadini che lo conoscono bene e sanno che il suo garantismo è solo volgare tentativo pro domo sua.
Si illude, però, se pensa che si possono dimenticare facilmente le porcate prodotte dal suo partito con l’ideologia del giustizialismo come quella perpetrata contro il senatore Caridi consegnato ai suoi carcerieri senza reali prove di colpevolezza come sentenziato da una sentenza della Cassazione, dei giorni scorsi, che annullando una scelta della Corte d’Appello di Reggio Calabria ha invitato quella Corte a riflettere perché i reati contestati a Caridi non risultavano per nulla provati.
Si illude che lo possano fare i ‘berlusconiani’ che dal suo partito hanno dovuto subire solo volgari applausi per una sentenza, di condanna di Berlusconi, emessa da una sezione feriale della Cassazione, messa in piedi con il sostegno dei media italiani (Corriere in testa) che hanno fatto credere che stavano scadendo i tempi della prescrizione. Ma non era così e il Cav venne sottratto al giudice naturale, pilastro di una giustizia giusta, e affidato a giudici non ‘naturali’, e per completare l’opera fu ‘cacciato’ dal Senato col contributo fondamentale dei parlamentari del suo partito.
Oggi fanno i ‘garantisti’ e balbettano che un avviso di garanzia venga emesso per informare chi è sottoposto a indagini, e quindi non è per nulla una condanna. Vero. Ma Renzi, che dirige la musica della nuova linea, scopre il valore del garantismo solo ora che tra gli ‘avvisati’ si trovano il suo ‘babbo’ e un fondamentale componente del Giglio Magico. Ma prima non mosse un dito a difesa di un Ministro del suo governo costretto alle dimissioni, dalla canea mediatica, e a difesa di una Ministra che, in una intercettazione (volgarmente messa in giro), disse che veniva trattata come una ‘squattera del Quatemala’. Ma i due avevano la colpa di non far parte del famoso Giglio toscano.
Dire, quindi, che ‘è meglio tardi che mai’ ci sembra addirittura fuori luogo dato che l’attuale ‘conversione’ dello ‘statista di Rignano’ è solo una ottusa messinscena per usare il garantismo solo quando conviene, e lo è pure alla luce della legge sul processo penale, che si sta approvando a colpi di fiducia e con la quale, tra l’altro, si prevede un allungamento, sine die, della prescrizione che fa diventare gli indagati ‘prigionieri eterni’ dell’accusa. Al solo pensiero tremano i polsi e le vene.
Giovanni ALVARO
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