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LA NOSTRA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA


LA NOSTRA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA di Alfredo Galasso Abbiamo deciso di proporVi questo tema, nel meeting annuale per la legalità e la giustizia voluto da Antonino Caponnetto, nella convinzione, ci auguriamo condivisa, che la riforma della giustizia di cui si parla nelle cronache politiche da diversi anni, debba uscire dall’angusto, cupo, talvolta minaccioso orizzonte proposto dall’attuale governo e dall’attuale maggioranza parlamentare. Intendiamo promuovere l’impegno a riflettere e a progettare verso una ben più larga cerchia di protagonisti, evitando il rischio attuale che lo sciopero della magistratura e dell’avvocatura - in parte concordi e in parte discordi in una proposta alternativa alla legge delega governativa sull’ordinamento giudiziario – appaia nell’opinione pubblica come l’ennesimo scontro fra politici, magistrati, avvocati...

I principi fondamentali ai quali si ispira la nostra idea di giustizia sono l’uguaglianza dei cittadini e delle cittadine dinanzi alla legge e la tutela dei diritti inviolabili della persona umana. Nell’amministrazione della giustizia questi principi si traducono nella garanzia di indipendenza dei singoli giudici, nell’autonomia della magistratura, nell’efficienza dell’apparato giudiziario. Poiché indipendenza, autonomia, efficienza sono al servizio dei cittadini e delle cittadine non debbono costituire oggetto esclusivo di discussione, oggi di conflitto aperto, fra gli addetti ai lavori: magistrati, avvocati, governanti e parlamentari. La riforma della giustizia interessa, innanzi a tutti, coloro che reclamano diritti e libertà, spesso con fatica e senza successo. E’ questa la ragione per la quale promuoviamo da qui, nell’assise intitolata ad un grande magistrato e ad un uomo probo, Antonino Caponnetto, un’iniziativa ampia di informazione, dibattito e proposta, fra la gente comune oltre che nelle sedi istituzionali proprie, sugli obiettivi di una riforma legislativa e di costume sull’amministrazione della giustizia. In tale direzione ci sembrano essenziali e attuali alcuni punti. 1. La fiducia nell’operato dei giudici va salvaguardata come fondamento del sistema democratico. Lo ha sottolineato da ultimo il Presidente della Repubblica, così ammonendo dall’insistere nella preoccupante e in molti casi insultante azione di delegittimazione di singoli magistrati o dell’intera magistratura; delegittimazione che ha segnato negli ultimi anni il comportamento di molti, troppi politici e governanti fino ai massimi livelli istituzionali. La riforma della giustizia non può non accompagnarsi alla consapevolezza della necessità di un simile circuito fiduciario che rischia di incrinarsi per l’effetto suggestivo dei proclami massmediali periodicamente lanciati da esponenti di governo e da parlamentari della maggioranza. 2. Vanno promosse nell’opinione pubblica, insieme alle commemorazioni di magistrati-eroi che meritano il ricordo e la riconoscenza perenne, iniziative di sostegno solidale verso tutti i magistrati che operano in condizioni di difficoltà materiale e morale, e che dimostrano di svolgere – pm e giudici – a Milano come a Palermo – il proprio lavoro con scrupolo professionale e imparzialità, ubbidendo soltanto alla legge e considerando ogni cittadino e cittadina uguale agli altri, secondo il dettato costituzionale. Ciò significa vigilare sull’esercizio corretto della giurisdizione, non mancando di sottoporre alla critica pubblica i casi pure esistenti di malagiustizia e di condotte negligenti o addirittura illecite di singoli magistrati. 3. I mali della giustizia italiana si possono riassumere, piuttosto che nella “politicità” della magistratura o di alcuni magistrati scomodi, nella lentezza e nell’inefficienza dell’apparato giudiziario. Questo grave deficit di giustizia quotidiana comporta non soltanto il prodursi di una pena iniqua per chi innocente attende una lontana sentenza di assoluzione, ma anche assai spesso la incapacità o l’impossibilità di stabilire e applicare la giusta pena a chi è colpevole di gravi reati. 4. La riforma dell’ordinamento giudiziario è una delle vie da percorrere attraverso l’ammodernamento e la riorganizzazione del servizio giustizia, l’incremento dei giudici e del loro lavoro, soprattutto l’adeguamento quantitativo e qualitativo del personale ausiliario. In senso opposto va la complicazione burocratica, fittiziamente meritocratica della carriera dei magistrati secondo la legge delega governativa, ricordando che la Costituzione dispone che i magistrati si distinguono solamente per diversità di funzioni, dunque non per gradi gerarchici e che a tale principio è strettamente legata l’attribuzione ad ogni cittadino e cittadina del suo giudice naturale, garanzia di effettiva indipendenza e uguaglianza nell’esercizio della giurisdizione. 5. La riforma della giustizia non si esaurisce nella riforma dell’ordinamento giudiziario; per realizzare il “giusto processo” previsto dalla Costituzione, occorre intervenire sull’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia – compito che è attribuito al Ministro della Giustizia e finora assolto senza esiti positivi – ma occorre anche provvedere alla riforma del processo penale e civile. Pure qui l’azione governativa si è mostrata incerta e carente, mentre l’azione (della maggioranza) parlamentare ha introdotto modificazioni, ad esempio con la legge sulle rogatorie e sul legittimo sospetto (cd. legge Cirami) che si risolvono in impacci ostacoli e rallentamenti nell’azione giudiziaria tanto più gravi in quanto convenienti ad interessi di parte e di partito, non dettati da interessi generali. 6. La professionalità dei magistrati, degli avvocati, della polizia giudiziaria e in genere di quanti operano nell’amministrazione della giustizia è un bene pubblico primario; richiede una comune cultura della giurisdizione, non carriere separate fra pm e giudici né scuole di formazione e aggiornamento distinte per magistrati e avvocati, richiede cooperazione fattiva nelle indagini non compiti rigidamente riservati con risultati non controllabili. 7. Il Consiglio Superiore della Magistratura è e deve rimanere supremo organo di garanzia del corretto esercizio della giurisdizione e di indipendenza interna ed esterna dei singoli giudici; organo costituzionale imitato e invidiato in altri ordinamenti e Paesi, che non va svuotato nelle sue funzioni di orientamento ideale e professionale, come si verifica nella legge delega governativa di riforma dell’ordinamento giudiziario. 8. La responsabilità disciplinare dei magistrati esige un’iniziativa attenta e rigorosa da parte degli organi costituzionali competenti – il Procuratore Generale della Cassazione e il Ministro della Giustizia – escludendosi ogni controllo sull’attività interpretativa, rimessa alla discrezionalità del magistrato e alla sua competenza professionale. La certezza del diritto è garantita al cittadino e alla cittadina non da una applicazione rigida e puramente formale della norma, bensì dalla imparzialità e dalla professionalità del giudice. 9. Lo spazio giuridico e giudiziario europeo è da ampliare oltre l’eurojust, superando le regole del Governo e della maggioranza verso la piena applicazione del mandato di arresto europeo e contribuendo alla costruzione di sedi e canali di collaborazione giudiziaria nello spirito della Costituzione UE, necessaria per provvedere efficacemente al livello internazionale all’azione di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo. 10. In generale, si avverte una esigenza di natura sostanziale prima che processuale: l’unità della giurisdizione, cioè un luogo unico, uniforme nelle regole, agevole nell’accesso in cui il titolare di un diritto, di un bisogno legalmente riconosciuto, possa reclamarne l’equa e rapida attuazione. Era uno degli obiettivi della defunta commissione bicamerale, che va riproposto a fronte di una frammentazione confusa e nociva per chi chiede giustizia fra giudici ordinari, amministrativi, contabili. Su questi e altri punti intendiamo discutere insieme e portare la discussione nel paese, soprattutto tra le nuove generazioni che sovente ignorano i termini reali di ciò che significa riforma auspicabile o controriforma in atto dell’amministrazione della giustizia. Alcuni obiettivi possono fin d’ora riassumersi in armonia con i principi fondamentali ai quali dichiariamo di ispirarci, alcuni no e alcuni sì: - No alla separazione delle carriere e allo svuotamento del CSM. - No alla “privatizzazione” del processo civile. - No alla frantumazione del processo penale. - No alla progressione per concorso della carriera dei magistrati. - No al pensionamento a 75 anni (e oltre) dei giudici. - No alle leggi-fotografie nell’interesse di imputati eccellenti o potentati economici e finanziari in crisi - Sì a un T.U. sull’ordinamento giudiziario che garantisca indipendenza interna ed esterna dei giudici, l’autonomia della magistratura, l’efficienza dell’amministrazione della giustizia, la professionalità di tutti gli operatori. - Si ad un T.U. della legislazione antimafia che rafforzi e coordini le misure di contrasto alla criminalità organizzata, a cominciare dal regime dell’art. 41 bis, che rischia di trasformarsi in una sorta di condizione privilegiata in carcere e di colabrodo della sicurezza. - Sì alla rotazione degli incarichi direttivi dei magistrati e alla limitazione degli incarichi extragiudiziari, peraltro già notevolmente ridotti e controllati ad opera del CSM. - Sì alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie territoriali, per ridurre il numero dei tribunali e aumentare il numero dei giudici disponibili nelle sede giudiziarie. - Sì alla semplificazione e razionalizzazione del processo penale, appesantito e ritardato dalle più recenti leggi cd. garantiste e di fatto funzionali all’allungamento dei tempi processuali. - Sì alla ulteriore riduzione dei tempi e degli adempimenti del processo civile. - Sì alla uniformità degli strumenti e delle sanzioni della giustizia civile e di quella amministrativa. - Sì alla depenalizzazione di alcuni reati non più avvertiti come tali nella coscienza collettiva e alla introduzione di altri reati nel codice penale, ad esempio la tortura, che rispondono all’affermarsi di valori e domande di tutela emergenti nella comunità nazionale ed internazionale. - Sì alla promozione sul versante politico e normativo di un percorso di unificazione sul piano europeo sulla giustizia penale e civile nei diversi Paesi dell’UE e alla collaborazione a livello internazionale nelle iniziative di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo, nonché nella promozione della tutela dei diritti umani universali nel solco dell’istituzione del Tribunale penale internazionale In conclusione, pensiamo che la riforma della giustizia sia possibile e debba essere posta nell’agenda politica di partiti e movimenti. I principi fondamentali, le linee-guida, gli obiettivi cui essa deve ispirarsi richiedono un’ampia e democratica discussione che vogliamo promuovere; ma non consentono compromessi con posizioni e soluzioni radicalmente antitetiche rispetto ai principi fondamentali che abbiamo richiamato e mosse da un dichiarato intento restauratore e punitivo della magistratura, magistratura di cui non tutti noi e non del tutto siamo soddisfatti ma che continuiamo a pretendere indipendente e autonoma da qualunque altro potere. Proseguendo l’impegno infaticabile di Antonino Caponnetto, come magistrato e come uomo di cultura, ci sentiamo di fare nostre, come ebbe a dire anche Lui, le parole del Cardinale Carlo Maria Martini: “Proprio perché su tre cose si regge il mondo, la giustizia la verità e la pace, sarà anche possibile a ciascuno di noi compiere qualche passo verso questi ideali, troppo alti per essere raggiunti qui sulla terra, ma troppo necessari per poterne fare a meno del tutto in questo mondo”. Al lavoro, dunque.


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