Il ladro: “Sei un cornuto”
- -
- 15 mar 2017
- Tempo di lettura: 3 min

Il cornuto sarei io. Ovviamente. Un ambasciatore del pentito, mi ha fatto pervenire il messaggio sigillato con l’anello del Padrino: “Cornuto”. In gergo ‘ndranghetistico, è un vero e proprio avvertimento per “sgarro consumato”. Almeno così ho letto nel codice del disonore della mafia. Vale per il “cornuto”, che però non ha bisogno del massaggiatore personale per riattivare le funzioni cerebrali ormai debilitate dall'attività intensa svolta nel ruolo di Padrino.
Invece, il Padrino ha le corna d’ariete, in grado di “scassare” qualsiasi cassaforte comunale o regionale dopo aver indovinato la combinazione. Corna che pare si siano un po’ spuntate dopo una messa a punto in una delle tante “barbarie” per homme della Polizia Giudiziaria. Bando ai consiglieri indagati “cornuti” e torniamo agli uccellini di Piazza Italia.
Sono andato a trovarli in una serata tiepida settembrina. Quasi al tramonto. Amici miei, ho detto agli uccellini, sono veramente incazzato, perché le vostre complicate intercettazioni mediatiche, pare non abbiano trovato un vero e proprio riscontro nella realtà. Non l’avessi mai detto. Per riconquistarmi la loro fiducia ho dovuto mettere a dura prova la mia staticità fisica per farmi perdonare. In parole povere, hanno preteso che io rimanessi con loro fino all'alba per punizione. Allora, ho pensato: sono veramente infallibili questi depositari della storia truffaldina di Reggio e regione. Sì! Della Calabria. Infatti, sono collegati, grazie ai telefoni aerei sgobbati dalla Protezione Civile a suon di miliardi, con i loro colleghi delle altre province. Pertanto, il gioco è fatto.
Comunque, mi hanno confermato che il pentito sarebbe una specie di voto di scambio, o meglio, un uomo della foresta, se poi gradite, della forestazione.
Un uomo, diciamo, un mezzo ominicchio nato maledetto, con tutte le scuse dovute ai signori consiglieri indagati per voti di scambio, che avrebbero curato, con concime naturale di vacche pazze, aziende finanche gestite da quei bravi ragazzi dei Mancuso, e foriere di mazzette a livello industriale. Tangenti che per il loro spessore polposo avrebbero conquistato non solo i mercati nostrani, anche quelli romani. Solo che gli uccellini queste lodevoli iniziative me le hanno dette in lingua elvetica, per cui non sono riuscito a interpretare l’assieme dell’importante discorso.
La cosa sulla quale hanno insistito è che qualche ex consigliere invalido si sia pentito tanto che qualche 007, avrebbe ordinato quintali di carta per raccogliere le sue “confidenze”.
Ciò che più mi ha colpito in questa storia, è che molti faccendieri avrebbero fatto ricorso alle cure del cardiologo per stress da manette e altri ancora starebbero per prendere il volo.
D’altra parte, pezzi di cacca, cosa volete che sia una parola di troppo rispetto a un fucile a canne mozze pronto a colpirmi; alla devastazione della Redazione; alle gomme pugnalate; alla frattura del naso provocata da un’autovettura che ogni sera cercava di farmi sbattere contro un muro fin quando il miserabile guidatore non è riuscito nell'intento; a una testa d’agnello sanguinante appoggiata sulla mia autovettura parcheggiata sotto la mia abitazione? Ho sempre avvertito i Carabinieri che hanno verbalizzato e la DIGOS che è giunta in Redazione con a capo una gentilissima dirigente. Non ho mai fatto seguire denunce nonostante le raccomandazioni degli organi di Polizia intervenuti.
Anche questa confidenza mi è stata fatta dai miei antichi amici uccellini. Perché avrebbero paura tanti ex potenti? Forse erano coinvolti anche loro nella produzione di concime naturale come le vacche pazze? Vai a capire quanti addetti fossero part-time in quell'azienda internazionale che se non sigillata, avrebbero sicuramente fatto vedere i sorci verdi a Chirac. Altro che Prodi!
Eppure, qualche doppia fattura da cinquecento milioni di vecchie lire, cercherò di trovarla. Non si sa mai. Potrebbe essere la chiave di lettura di qualche cena con il morto.
D’altra parte, pezzi di cacca, cosa che vuoi che sia una parola di troppo rispetto a un fucile a canne mozze pronto a colpirmi; alla devastazione della Redazione; alle gomme della mia macchina pugnalate; alla frattura del naso provocata da un’autovettura che ogni sera cercava farmi sbattere contro un muro fin quando il miserabile guidatore non è riuscito nell'intento; a una testa d’agnello sanguinante appoggiata sulla mia autovettura parcheggiata sotto la mia abitazione? Ho sempre avvertito i Carabinieri che hanno verbalizzato e la DIGOS, che giunta in Redazione con a capo una gentilissima Dirigente. Non ho mai fatto seguire denunce, nonostante le raccomandazioni degli organi di Polizia intervenuti. Invece, il male più atroce per me e per la mia adorata famiglia, mi è stato inflitto dalla malagiustizia. E’ vero, MOLLACE Francesco & soci?
Il “cornuto” v’invia tanti graditi calci nel culo.
Francesco Gangemi
Comments