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PALERMO-L'INOSSIDABILE FAMIGLIA BASILE SI STA OSSIDANDO

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  • 11 mar 2017
  • Tempo di lettura: 11 min

QUELLO CHE DICONO GLI ALTRI E ANCHE NOI ABBIAMO SCRITTO

PALERMO

"Violò gli arresti domiciliari" Nuovi guai per Basile

di Riccardo Lo VersoRiccardo Lo Verso Articolo letto 2.427 volte

Rosario Basile

Assente durante un controllo dei poliziotto

PALERMO - Violazione dell'obbligo dei domiciliari. Nuova accusa per Rosario Basile. Il patron di Ksm, dimissionario da tutte le cariche dopo essere finito sotto inchiesta, ha ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini.

Gli viene contestato di essersi allontanato la sera del 21 settembre dalla sua abitazione dove era ristretto agli arresti domiciliari (oggi ha l'obbligo di soggiorno a Palermo) con l'accusa di minaccia, violenza privata e istigazione alla corruzione (ipotesi che non ha retto al vaglio della Cassazione, ma che i pm continuano a contestargli).

Nel frattempo il collegio difensivo perde un altro pezzo. L'avvocato Nino Caleca ha rinunciato al mandato. Pare che dietro ci sia un diverso modo di impostare la strategia difensiva. Nelle scorse settimane si era fatto da parte anche Antonio Ingroia, che aveva lanciato bordate contro i suoi ex colleghi della Procura di Palermo. Un approccio che non era piaciuto a Caleca e che potrebbe avere creato fibrillazioni fino a convincere il legale dell'opportunità di fare un passo indietro. Adesso Basile è assistito da Fabio Lattanzi e Francesca Russo.

Nell'indagine principale il pm Siro De Flammineis contesta a Basile di avere cercato prima di non fare nascere il bambino nato dalla relazione con una dipendente e poi di non riconoscerlo. Quando fu chiaro non solo che la donna non avrebbe abortito, ma che il figlio che portava in grembo era di Basile (come stabilito da una recente sentenza del Tribunale civile) sarebbe scattata la ritorsione dell'imprenditore che avrebbe licenziato la dipendente e fatto “carte false” per screditarla. Nel corso dell'interrogatorio davanti al gip Basile aveva respinto l'accusa di avere ordito un piano contro la donna.

Ed è proprio la sera dell'interrogatorio, il 21 settembre scorso, che gli agenti di una volante della polizia andarono a bussare a casa Basile. Che non rispose. Da qui l'accusa da cui l'imprenditore si sarebbe difeso sostenendo di non essersi accorto di nulla perché provato dall'interrogatorio. Una tesi che non ha convinto la Procura.


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[endif][if gte vml 1]></o:wrapblock><![endif] Angelino Alfano, un altro fedelissimo del ministro arriva all’Eni: assunto l’ex segretario particolare

PALAZZI & POTERE

Dal 16 gennaio del 2017 il gruppo di Claudio Descalzi ha assunto l'avvocato Giovannantonio Macchiarola, 41enne di Agrigento, figlio di un leader locale del Pdl. Per otto lunghi anni è stato assistente fidato del leader Ncd nelle esperienze in via Arenula e al Viminale. Dall'aprile del 2014, invece, siede nel cda dell'azienda del cane a sei zampe l'avvocato Andrea Gemma, tutor del ministro degli Esteri ai tempi del dottorato di ricerca

di Giuseppe Pipitone | 23 febbraio 2017


Più informazioni su: Angelino Alfano, Lodo Alfano, Nuovo Centrodestra, PDL, Silvio Berlusconi

Per otto lunghi anni è stata la fedelissima ombra di Angelino Alfano. Quasi un decennio che alla fine lo ha condotto all’Eni, dove nel consiglio d’amministrazione siede un altro professionista molto vicino al ministro degli Esteri: il professor Andrea Gemma. L’azienda del cane a sei zampe, dunque, deve avere un appeal particolare per gli amici di Alfano. Dal 16 gennaio del 2017, infatti, la multinazionale energetica ha assunto l’avvocato Giovannantonio Macchiarola: piazzato alla divisione Security, si occuperà di “normative e strategie di protezione delle infrastrutture critiche”. L’assunzione, anticipata dal quotidiano La Notizia, è stata confermata al fattoquotidiano.it dall’ufficio stampa dell’Eni.


Giovannantonio Macchiarola (foto da facebook)

Figlio di un ex dirigente locale del Pdl, vicino agli ambienti di Comunione e liberazione, il 41enne Macchiarola è originario di Agrigento: la stessa città che ha dato i natali ad Alfano. Ed è proprio al seguito del potente concittadino che si sviluppa la carriera dell’avvocato agrigentino. Nel 2008 Angelino diventa guardasigilli e chiama in via Arenula il giovanissimo Macchiarola per fargli da segretario particolare: sono i tempi burrascosi del lodo Alfano poi dichiarato incostituzionale, culminati con le dimissioni da ministro e la nomina a coordinatore nazionale del Pdl. Anche al vertice del partito del predellino Alfano decide di portare con sé il giovane avvocato, poi confermato segretario particolare nell’esperienza da ministro dell’Interno nei governi di Enrico Letta e Matteo Renzi.I tre anni e mezzo al Viminale – in cui lo stipendio di Macchiarola è arrivato a costare 185.097 euro all’anno – sono animati da intoppi piccoli e grandi: dalle indagini, poi archiviate, sulla laurea di Alessandro Alfano, il fratello del ministro assunto alle Poste senza colloquio e citato nelle intercettazioni della procura di Roma, all’inchiesta sul Cara di Mineo, con l’indagine a carico del sottosegretario Ncd Giuseppe Castiglione, fino al caso Shalabayeva, che porterà alle dimissioni da capo di gabinetto di Giuseppe Procaccini. Alfano, invece, resta sempre saldamente al suo posto fino alle dimissioni di Renzi e alla “promozione” a ministro degli Esteri nel governo di Paolo Gentiloni.

Ed è questo punto che si interrompe la collaborazione tra Macchiarola e il leader di Ncd: alla Farnesina, infatti, Alfano sceglie di nominare come segretario particolare Andrea Nino Caputo, già dirigente della sua segreteria tecnica al Viminale. E Macchiarola? Poteva il ministro lasciare senza un lavoro il suo ex segretario, fedele assistente di mille momenti difficili? Poteva “scaricare” un concittadino che per ben otto anni si era comportato da leale e fidato collaboratore? Ma ovviamente no. E Macchiarola è dunque finito all’Eni, dove troverà un altro dipendente con qualche collegamento con l’esecutivo. Nel maggio del 2015 sempre alla sezione Security del gruppo guidato da Claudi Descalzi viene assunto Aldo Saltalamacchia, già capo dello stesso settore in Alitalia e fratello di Emanuele, generale dei carabinieri e comandante della legione Toscana, indagato nell’inchiesta Consip insieme al ministro Luca Lotti.

È dall’aprile del 2014, invece, che il professor Gemma, ex tutor di Alfano ai tempi del dottorato di ricerca, occupa una poltrona nel cda dell’azienda del cane a sei zampe. Soltanto il culmine di una carriera fatta di cattedre universitarie, un avviatissimo studio legale nella capitale e una pletora di incarichi da curatore fallimentare e liquidatore. Tra questi anche la Sigrec, società in liquidazione del gruppo Unicredit, affidata nel 2008 alle cure del giovane professore universitario dall’allora presidente di Isvap Giancarlo Giannini, e difesa in alcune occasioni dall’avvocato Tiziana Miceli. Si tratta di un’altra professionista vicinissima obtorto collo alla rete di Alfano: è, infatti, sua moglie.


Nomine Eni, la folgorante carriera di Andrea Gemma l’ex tutor di Alfano

AFFARI LORO

Lo studio tributario del commissario straordinario della Valtur vanta una trentina di professionisti e ha vinto la gara per aggiudicarsi i servizi legali di Expo 2015. La sua collezione di poltrone ha invece superato la dozzina di incarichi, tra presidenze di cda, posti da liquidatore e nomine come curatore fallimentare

di Giuseppe Pipitone | 16 aprile 2014


Più informazioni su: Angelino Alfano, Enel, Eni, Governo Renzi, Manager Pubblici

Una pletora di poltrone da consigliere d’amministrazione, incarichi da liquidatore e curatore fallimentare, tre cattedre in due atenei, e un avviatissimo studio legale nella capitale.


Ad appena 40 anni, l’avvocato Andrea Gemma può annoverare una collezione di nomine da far invidia ai principali raccoglitori di incarichi del Paese. Adesso è arrivato anche un posto nel cda di Eni su indicazione del governo di Matteo Renzi, dopo che per quasi 24 ore il suo nome era stato indicato per una poltrona nella stanza dei bottoni dell’Enel.


Poi però è arrivata la rettifica di via XX settembre, che comunicava lo scambio di poltrone tra Gemma e ilsiciliano SalvatoreMancuso






Quasi una sorta di analessi per il giovane avvocato, che nonostante sia romano di nascita, ha legato indissolubilmente la sua carriera alla Sicilia. E ad alcuni siciliani.


È infatti alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo, che Gemma inizia a insegnare Istituzioni di diritto privato II nel 2006, quando ha appena 32 anni. Puntuale in aula ma sempre di fretta, simpatico con gli studenti ma inflessibile agli esami, un trolley da viaggio come presenza perpetua alle lezioni e un telefonino che non smette mai di squillare, a testimoniare come fin dall’inizio della sua carriera il giovanissimo professor Gemma si divida già tra molteplici impegni.


In breve tempo il suo curriculum somma incarichi su incarichi. La prima nomina di spessore arriva nel 2010, quando il ministero della Giustizia lo designa per la prima volta come soggetto attuatore giuridico del Piano Carceri, incarico che gli frutta 100mila euro e che Gemma conserverà fino al 2012. A volerlo fortissimamente in via Arenula è il guardasigilli in persona, Angelino Alfano, suo intimo amico fin dai tempi del dottorato di ricerca, quando Gemma gli fa da tutor, nonostante sia più giovane di ben tre anni. Ad unire il destino del brillante professore con quello del futuro leader del Nuovo Centro Destra è il professor Salvatore Mazzamuto, maestro di entrambi, già preside di Giurisprudenza a Palermo poi sottosegretario alla Giustizia durante il governo di MarioMonti



CASO MATTIOLO:PALERMO E DINTORNI FAMIGLIA BASILE E’ COMUNQUE E OVUNQUE. TANTO CHI LA TOCCA!

ANTIMAFIADUEMILA Carmelo Patti e l'impero Valtur

A cura di Francesco Gangemi

28 maggio 2016 Il 25.1.2016

E' morto a Robbio, all'età di 81 anni, Carmelo Patti (in foto), ritenuto uno degli uomini più ricchi d'Italia. Originario di Castelvetrano, e quindi compaesano di Matteo Messina Denaro, aveva cominciato dal nulla, come venditore ambulante e aveva poi costruito un impero finanziario, creando la multinazionale "Cablelettra" che forniva alla Fiat gran parte dei suoi pezzi del settore dei cablaggi, degli accessori e delle maniglie. Patti fu per quarant'anni uno dei più stimati industriali siciliani, tanto da essere nominato presidente della Gesap che gestisce i più importanti servizi dell'aeroporto "FalconeBorsellino". Una specie di industriale antimafia per antonomasia, finché non entrò in contrasto con la signora dell'alcool e di Partinico, Antonina Bertolino. Tutto cominciò allorché Patti rivolse la sua attenzione al settore turistico con i villaggi Valtur, riuscendo a creare una sorta di multinazionale del turismo. In un certo momento si arrivò al sequestro di tutti i beni con l'accusa di collusione con la mafia. A incastrarlo fu Angelo Siino, "il ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra", cognato della signora Antonina Bertolino, titolare di una megadistilleria ubicata a Partinico. Angelo fece nei suoi confronti alcune dichiarazioni, cominciando col dire che "Aiutava ed era aiutato da Cosa Nostra e, dalla sua, ha anche il fatto di essere un massone". Secondo Siino Francesco Messina Denaro, padre di Matteo, detto "mastru Cicciu u muraturi" "aveva tra le mani Patti, tanto che Bernardo Provenzano ci scherzava su, dicendogli che lui non aveva problemi a passare le vacanze alla Valtur". Tra i beni 190 sequestrati anche il villaggio di Favignana "Punta Fanfalo", che, venne acquistato nel 1998, dopo che la vendita all'asta gli era stata contesa da Emma Marcecaglia, ma senza successo, perché il villaggio era stato acquistato da Desy Ingrasciotta, una sconosciuta ragazza di 21 anni, di Castelvetrano, dietro la quale c'era Carmelo Patti. La procura di Trapani, tramite l'ufficio misure di prevenzione diretto dal dott. Grillo, trovò che il suo commercialista, Michele Alagna era fratello di Franca Alagna, amante di Matteo Messina Denaro, quella che gli avrebbe dato una figlia, Lorenza. Alagna curava il settore tributario del Gruppo Imprenditoriale Patti e finì, con lui, sotto processo per una serie di violazioni fiscali. Carmelo Patti, assieme a familiari e soci, fu così travolto in una vicenda che si concluse col il più grande sequestro sinora realizzato, 5 miliardi di euro, comprendente in gran parte la proprietà dei villaggi Valtur e altre strutture in Marocco, in Costa D'Avorio e in Tunisia, in Egitto. Tra i beni sequestrati anche una nave da crociera ormeggiata nel porto di Mazara, ma appartenente al Dipartimento marittimo brasiliano e registrata a Londra. Nel 2014 l'ultima tegola giudiziaria, una condanna a dieci mesi per non avere versato quattro milioni e mezzo di Iva della Cablelettra nel 2008. In un certo momento Patti cercò di acquistare anche il villaggio turistico "Città del mare" che si trova a contatto della foce del Nocella, un fiume inquinatissimo a causa, a dire di molti, degli sversamenti della distilleria, la cui presenza diventava conflittuale con quella del villaggio, che successivamente venne acquistato da un altro magnate della finanza siciliana, Rosario Basile. Ma ciò che maggiormente diede fastidio alla Bertolino fu che - poco dopo - Carmelo Patti dichiarò che non avrebbe più costruito due villaggi turistici sulle spiagge di Selinunte e Campobello di Mazara, vicino al luogo in cui la Bertolino aveva in progetto la costruzione di un'altra mega distilleria con soldi pubblici a fondo perduto stanziati dalla legge n. 488 dal Ministero all'Industria al tempo gestito dal ministro Bersani. L'inquinamento ambientale denunciato da Patti, (del "mare colore del vino"), era incompatibile con lo sviluppo turistico di cui la Valtur è leader indiscusso a livello mondiale. E 191 infatti - poco dopo le dichiarazioni di Patti - la Bertolino fece scattare le sue micidiali dichiarazioni antimafia, supportate da quelle del cognato Siino, alle quali si unirono quelle di altri pentiti. Malgrado Patti avesse subito dichiarato di "sentire puzza di alcool" nelle accuse di Siino e della Bertolino, la magistratura trapanese lo incriminò per associazione mafiosa disponendo un sequestro che continua sino ad oggi, malgrado, a distanza di 15 anni, non sia ancora seguita nessuna sentenza di condanna. Anzi, un Gip di Trapani si è espresso in maniera piuttosto scettica, non confermando una richiesta dei Pm Trapanesi. Siamo in una zona, quella di Trapani, nella quale la Bertolino molti interessi e dove è stata sempre prosciolta o assolta in noti processi di inquinamento ambientale. Come il "mare colore del vino" denunciato dalla Guardia di Finanza dopo anni di indagine alle saline di Trapani (patrimonio dell'Umanità) e l'inquinamento della zona di contrada "Imbriaca" (tra Mazara e Campobello di Mazara) dove il commissario Carmine Mosca scoprì che venivano scaricati i fanghi industriali della distilleria di Partinico. Il sequestro dei beni della Valtur, è stato poi affidato, in amministrazione giudiziaria, a un terzetto, di cui uno dei componenti è Andrea Gemma, noto amico del ministro della Giustizia Alfano che, più volte ha dichiarato di provenire dal "Dipartimento di Diritto Privato, il più rosso d'Italia, diretto dal prof. Alfredo Galasso" (cioè dall'avvocato della Bertolino). L'amministrazione giudiziaria ha portato alla crisi e al fallimento, non ancora definitivo, della Valtur e di tutte le aziende di Carmelo Patti. Si chiude così l'umana vicenda di un imprenditore legato ad altri industriali nazionali, dagli Agnelli a Rosario Basile, a Montante, in affari con la figlia di Patti e interessato anche lui alle vicende del turismo siciliano: nei suoi villaggi turistici hanno soggiornato i più noti politici italiani. Sullo sfondo c'è sempre l'ombra inquietante di Diabolik, l'imprendibile, u "strocchiu", colui che ha detto che, con i morti da lui ammazzati si potrebbe riempire un cimitero, Matteo Messina Denaro.





È sulla scia di Mazzamuto che si sviluppa la carriera accademica di Gemma, oggi docente di Istituzioni di Diritto Privato sia a Palermo che all’università di Roma Tre, dove insegna anche Diritto Civile II. Fuori dall’università, invece, gli incarichi per il giovane professore non si contano più. Il suo studio tributario, Gemma & Partners, vanta una trentina di professionisti e ha vinto la gara per aggiudicarsi i servizi legali di Expo 2015. La collezione di poltrone ha invece superato la dozzina di incarichi, tra presidenze di cda, posti da liquidatore e nomine come curatore fallimentare. L’ultima arriva dal tribunale di Palermo che lo ha nominato curatore di Amia, l’azienda che gestiva la raccolta rifiuti fallita lo scorso anno, mentre il capoluogo siciliano era invaso dalla spazzatura. In Sicilia Gemma è anche commissario straordinario del gruppo Valtur dell’imprenditore Carmelo Patti, che nel 2012 la Dia di Trapani indica come prestanome di Matteo Messina Denaro, ordinandone il sequestro dei beni.

Un anno prima l’azienda leader nel settore turistico era finita in amministrazione controllata: l’allora ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani nomina come commissari straordinari Daniele Discepolo, Stefano Coen e lo stesso Gemma, che un articolo pubblicato dal settimanale Espresso l’11 marzo 2013, indica come nipote di un ex amministratore della Valtur. “Fonti interne al gruppo Patti – si legge sempre nello stesso articolo – indicano che Gemma e Discepolo hanno presentato parcelle alla Valtur, il che li renderebbe ineleggibili come commissari”.

Il rapporto di Gemma con la Sicilia è però indissolubile durante gli anni, oltre che proficuo. A Palermo il giovane professore è anche presidente dell’Immobiliare Strasburgo, la ricchissima cassaforte del mattone confiscata dai magistrati al costruttore Vincenzo Piazza, indicato come prestanome di Vito Ciancimino. A piazzare Gemma ai vertici dell’Immobiliare Strasburgo è stato il prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell’Agenzia per i beni confiscati, autore nei mesi scorsi di un violento j’accuse ai danni degli amministratori giudiziari di lungo corso. Il caso è finito davanti la Commissione Parlamentare Antimafia, che a Caruso ha contestato proprio la nomina di Gemma, indicato da alcuni rumors come collaboratore dello studio di Tiziana Miceli, moglie di Alfano.

“Non mi risulta che Gemma faccia parte dello studio della moglie di Alfano. Sta di fatto che ha risolto il problema Valtur, ha sbloccato decine di assegnazioni verso il comune di Palermo, è stato remunerato con totali 150mila euro per lui e altri due giovani avvocati, lo stesso importo che prima prendeva una sola persona”, ha risposto il prefetto davanti alla commissione presieduta da Rosy Bindi. In realtà, infatti, è la moglie di Alfano, l’avvocato Miceli, che in alcune occasioni ha difeso società il cui liquidatore era proprio Gemma. È il caso della Sigrec, società in liquidazione del gruppo Unicredit, affidata nel 2008 alle cure del giovane professore universitario dall’allora presidente di Isvap Giancarlo Giannini. Negli anni sono una mezza dozzina le liquidazioni che Giannini affida a Gemma. Poi l’ex presidente di Isvap finisce travolto dallo scandalo Ligresti. Per Gemma invece è il momento del grande salto nel cda di Eni: solo l’ultima poltrona di una ricchissima collezione.


 
 
 

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