COSA SCRIVONO I GIORNALI SULLA FAMIGLIA DI 'COSA LORO' BASILE
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- 26 feb 2017
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PALERMO
Dalle bordate ai pm alla rinuncia Ingroia non difende più Basile
di Riccardo Lo VersoRiccardo Lo Verso Giovedì 16 Febbraio 2017 Articolo letto 7.679 volte

Antonio Ingroia
L'ex magistrato non fa più parte del collegio difensivo del patron di KSM
PALERMO - Antonio Ingroia non è più l'avvocato di Rosario Basile. L'ex pm ha rinunciato al mandato. Quali siano i motivi della scelta non è dato sapere. Di certo lascia il più “mediatico” dei legali del collegio difensivo, ora composto da Nino Caleca e Fabio Lattanzi, assieme a Francesca RussoeRobertoMangano. “Mediatico” perché Ingroia in questi mesi ha fatto spesso ricorso ai comunicati stampa anche per lanciare bordate contro gli ex colleghi che hanno messo sotto inchiesta il patron di Ksm. L'ultima nota è quella spedita quando la Cassazione ha confermato che per la sola ipotesi di istigazione alla corruzione di un carabiniere l'imprenditore non poteva essere raggiunto da misura cautelare. L'accusa, però, resta in piedi così come tutte le altre - minaccia, falso e violenza - contestate dal pubblico ministero Siro De Flammineis che ha chiuso le indagini e sta per chiedere il rinvio a giudizi. Basile avrebbe preso di mira una dipendente dalla quale ha avuto un figlio che non avrebbe voluto riconoscere. Il Tribunale civile, pochi giorni fa, ha stabilito che è lui il padre. Subito dopo la decisione della Cassazione Ingroia parlò di “primo riconoscimento della totale innocenza di Rosario Basile” e invitata la Procura, “di fronte ad una pronuncia così chiara e netta”, a tornare “sui suoi passi, chiedendo scusa a Rosario Basile”. Parole durissime messe per iscritto dall'ormai ex difensore che ha comunicato al pm e al giudice la sua rinuncia al mandato. Dovrebbe essere il segnale di un cambiamento di strategia difensiva, affidata ora ad avvocati che mai hanno fatto ricorso ai comunicati stampa. Ingroia esce dal collegio difensivo di Basile dopo che in passato aveva difeso alcune aziende satellite del gruppo. L'ex pm antimafia ha fatto anche parte del cosiddetto Organismo indipendente di valutazione dell'Ivri, un istituto di vigilanza a cui la Ksm fa capo e che all'epoca era presieduto da Basile, dimessosi da tutte le cariche quando è finito sotto inchiesta. La nota dell'avvocato Ingroia "In ordine a talune notizie di stampa diffuse oggi, tengo a precisare che le ragioni della mia rinuncia alla difesa di Rosario Basile sono esclusivamente legate alla fase processuale che fra breve avrà inizio dopo la conclusione delle indagini preliminari, e ciò perché non posso assicurare, fra i miei tanti impegni istituzionali e professionali in tutta Italia, la necessaria presenza costante alle udienze di questo processo. In tal modo Basile - sulla cui estraneità alle accuse, del tutto infondate, che gli sono state mosse, oggi come prima non ho alcun dubbio - verrà rappresentato da colleghi che potranno seguire più da vicino le prossime fasi del processo, in particolare l’avvocato Francesca Russo, che da tempo ormai collabora in modo continuativo con il mio studio legale. Del resto, nel lasciare l'incarico affidatomi, mi preme rammentare che la recente pronuncia della Cassazione, che ha autorevolmente riconosciuto infondata la gravissima accusa di corruzione contestata a Basile, costituisce un primo importante risultato della attività difensiva di Basile, in quanto inoppugnabile riconoscimento della sua innocenza che non potrà essere ignorato dalla magistratura palermitana”.
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TRIBUNALE
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GIORNALE DI SICILIA
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PALERMO. E’ una storia da film quella che viene fuori dall’inchiesta che ha coinvolto l’ex patron della Ksm, Rosario Basile. Il pm Siro De Flammineis ha chiuso le indagini sulla prima parte (quella sulle minacce di Basile all’ex amante) e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. Basile – secondo l’accusa - ha avuto una relazione con una dipendente, dalla quale è nato un figlio inizialmente non riconosciuto. Basile avrebbe fatto di tutto, anche carte false, per rendere la vita difficile alla donna, fino ad arrivare a licenziarla.
Adesso rischiano il processo anche Francesco Paolo Di Paola, ex dirigente della Ksm (che avrebbe aiutato Basile) , Marcella Tabascio (segretaria di presidenza della Ksm), Salvatore Cassarà, maresciallo dei carabinieri indagato per rivelazione di segreto istruttorio (a lui il patron di Ksm si sarebbe rivolto anche per ottenere notizie sul conto della donna con cui aveva avuto una relazione sentimentale), Veronica Lavore, Antonino Castagna, dipendente della Ksm (accusato di violenza privata), Francesco Spadaro, altro dipendente della Ksm che avrebbe partecipato al piano contro l’ex amante di Basile, Salvatore Lo Presti. Sono state stralciate e restano al vaglio degli inquirenti le posizioni di Filippo Basile, figlio di Rosario, e Luigi Galvano, legale rappresentante e titolare della licenza rilasciata dalla Prefettura di Palermo.
Nell’avviso di conclusione d’indagine c’è anche una nuova accusa per Basile: violenza privata ai danni del bimbo nato dalla relazione extraconiugale. Secondo il pm, infatti, Basile avrebbe ottenuto – non si sa con quali modalità – un campione biologico del bambino che sarebbe servito a fare una comparazione del Dna. Comparazione che poi non ebbe nessun esito perché il supporto sul quale era adagiato il frammento biologico sarebbe stato inadeguato.
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Chiediamo scusa per aver pubblicato l’articolo nonostante la dizione “Produzione riservata”, poiché l’abbiamo ritenuto di particolare interesse sociale. Grazie.
Francesco Gangemi
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Palermo – REPUBBLICA.IT
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La rete di Basile contro l'ex amante. Lui respinge le accuse
Le intercettazioni svelano come il patron di Ksm ora ai domiciliari abbia cercato di screditare la donna da cui ha avuto un figlio non riconosciuto. Ma lui, interrogato dal gip, si difende: "Mai minacciato nessuno". Il suo braccio destro, Di Paola, pure lui ai domiciliari: "La donna chiamò al telefono il figlio di Totò Riina per minacciarmi"
di SALVO PALAZZOLO

Dopo essere finito agli arresti domiciliari, si difende. Rosario Basile, il patron di Ksm, nega di aver mai minacciato la donna da cui ha avuto un figlio. Figlio che ancora non riconosce. "Deciderà il giudice, accetterò il suo provvedimento", dice al giudice Filippo Serio. Accanto a lui, gli avvocati Nino Caleca, Roberto Mangano e Francesca Russo. "Sono stato io a denunciare tutto alla magistratura - aggiunge Basile - ero vittima di estorsione, come potevo costruire prove false". Davanti al giudice parla anche Francesco Paolo Di Paola, accusato anche lui di avere minacciato l'ex amante di Basile. Rilancia: "Il mio ero solo un richiamo, piuttosto fu lei a minacciarmi. Mi passò al telefono il figlio di Totò Riina, che conosceva".
L'INDAGINE
Prima, avviarono una controindagine su di lei. Poi, misero in moto la macchina del fango, per attribuirle un amante. L'avvocato Rosario Basile voleva liberarsi a tutti i costi dell'ex dipendente da cui aveva avuto un figlio. Per raggiungere lo scopo, poteva contare su una rete di fedelissimi al suo servizio. Questo rivela l'indagine che due giorni fa ha portato il patron di Ksm agli arresti domiciliari. La storica segretaria, Marcella Tabascio, e il responsabile commerciale della Ksm, Mario Sganga, iniziarono a fare una sfilza di domande a una collega della donna, che intanto aveva iniziato a lavorare all'Amg gas. "Chiedevano informazioni - ha spiegato lei ai carabinieri - volevano sapere se era una poco di buono". Ma la collega non aveva alcuna intenzione di fare da spia, rifiutò di collaborare. E per ritorsione venne trasferita in un ufficio a Brancaccio, le cambiarono i turni, finì in un vortice di mobbing.Andò peggio al dipendente della Ksm che fu prescelto per diventare il "pupo" di un'altra colossale messinscena. Doveva diventare l'amante, il presunto padre. Per raggiungere lo scopo, scese in campo il collaboratore più stretto di Basile, il consigliere delegato della Ksm, Francesco Paolo Di Paola, anche lui adesso agli arresti domiciliari. "Basile mi convocò per dirmi che portavo delle donne sulla sua barca", ha raccontato il malcapitato. Sul telefonino aziendale della guardia privata avevano fatto arrivare degli sms che sembravano essere partiti dal telefonino dell'amante di Basile. "Ma io la signora neanche la conoscevo", ha spiegato ai carabinieri. La messinscena era già in atto, l'uomo fu anche licenziato in tronco per quei messaggi che non aveva mai fatto.Della rete di Basile faceva parte anche il maresciallo Salvatore Cassarà, in servizio alla stazione Oreto. Invece di indagare sulla denuncia della madre ricattata, passava notizie al patron di Ksm. "Le altre cose ce le diciamo di presenza", diceva il sottufficiale a Di Paola. "La dobbiamo finire con questa signorina". E ancora: "Questa signorina si ostina a fare ancora queste denunce ed è giusto indagare", precisava. Ma lo diceva a Basile. Che poi gli telefonava per chiedergli di tenere sotto controllo la sorella della sua amante, arrivata a "Città del mare", complesso turistico controllato da Basile."Indago avvocato, ora indago", anche il maresciallo era a "Città del mare" con la sua famiglia. Secondo la ricostruzione della procura e dei carabinieri di Piazza Verdi avrebbe ricevuto dall'imprenditore un bel regalo: "Il prolungamento del suo soggiorno nel residence - recita l'atto d'accusa - e anche l'utilizzo di una camera di appoggio". In un'altra occasione, la segretaria di Basile prenotò una camera a nome della donna. Cercava di precostituire un'altra prova, volevano farla apparire come una stalker. Invece, era solo una donna che cercava di tutelare il figlio.Ora, il pm Siro De Flammineis chiama in causa anche la Ksm per responsabilità amministrativa: la società avrebbe tratto "vantaggio" dalle azioni di Basile che miravano a licenziare l'ex amante. Oggi, l'interrogatorio dell'imprenditore.
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Protagonisti:
Rosario Basile
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