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SIGNOR MATTIOLO, E' DISPONIBILE A RILASCIARMI UN'INTERVISTA?

RILASCIATA A “IL DIBATTITONEWS.IT. AL DIRETTORE Francesco Gangemi. il 30 aprile 2016.

D: Lei sa chi è Gaetano SCOTTO? cotto, boss dell'Acquasanta, che i pentiti indicano come il trait d'union fra i vertici di Cosa Nostra e ambienti dei servizi segreti deviati. Adesso, dopo aver scontato il suo debito con la giustizia, passeggia tranquillamente per le strade dell'Arenella. Non ha alcun obbligo. Ha solo un'inchiesta in corso, perché è sospettato d’aver ucciso il poliziotto Nino Agostino e la moglie Ida il 5 agosto 1989. Pare abbia preso parte alla strage di Via D’Amelio, dove sono rimaste vittime di un feroce attentato Borsellino e la sua scorta. Le posso dire che Palermo è la città dei misteri. A tal proposito, ho telefonato a un ex collega, e mi ha confermato che il figlio di Scotto lavora per la famiglia Basile ed è addetto all’anti taccheggio, ed è inserito in una delle tante società del Basile, cioè ex Sicurcash, ora Serfid. D:Altri boss o figli della mafia? R:Sì! Altro dipendente della famiglia Basile, tale Fabrizio Ninì, è nell'amministrazione Sicurcenter Sicurtransport. Fabrizio è sposato o imparentato con la figlia del boss palermitano, Graziano, ed è stato inserito dai Basile in politica. E’ stato assessore della giunta comunale di Carini. D: Va bene. Allora, alla fine di tutta questa sconcertante storia che peraltro conferma la collusione della famiglia Basile con esponenti mafiosi, ora dobbiamo concentrarci su tre, quattro punti in grado di poter sostenere. Per quanti anni Lei, ha lavorato alla KSM? R: Per la KSM ha lavorato diciotto anni e mezzo. D: con quali mansioni? R: I primi anni devo dire che c’è stato un rapporto abbastanza tranquillo sia con la famiglia Basile sia con i colleghi. Per quattro anni e mezzo ho lavorato sui mezzi blindati da trasporto valori, poi sono passato al metronotte, divenuta KSM, e ora IVRI, dove svolgevo servizio motorizzato di pronto intervento anti rapina uscendo in coppia. D: Ha fatto concorrenza alla Polizia Stradale? R: Sì! Sì! Proprio come le forze dell'ordine. D: Controllava gli obiettivi sensibili, in altre parole se vi fossero rischi di rapina. R: Sì! Istituti di credito, negozi, enti privati e non, collaborando con le Forze dell'Ordine, e controllavamo anche le abitazioni di alcuni politici. D: A chi si riferisce? Ho capito bene? Proteggevate finanche personaggi politici? R:Sì! Le abitazioni di alcuni politici. Ricordo quella dell'onorevole Dore Misuraca, e... E’ strano che una Guardia Giurata possa controllare l’abitazione di un deputato. R: questo non lo so. So solo che avevamo le chiavi del portone d’ingresso della villa e, addirittura, ispezionavamo finanche l’esterno. D:Tale servizio rientrava tra i compiti normativi delle Guardie Giurate? eseguivamo tale delicato servizio. Non ci interessava sapere se c'era un contratto o sicuramente solo per amicizia con i Basile. D:Diciamo che i primi anni quale addetto al pronto intervento, siano stati gratificanti. Altri suoi familiari pare che abbiano prestato servizio alle dipendenze di Basile? R:Sì! Mio padre ha lavorato per la famiglia per circa 37 anni. Una vita. Era comandante. E’ andato in pensione con il grado di capitano. Ha fatto corsi d’aggiornamento a noi guardie giurate, assieme a un Colonnello dei Carabinieri, tale Fortunato. Papà era un personaggio nella città di Palermo, molto conosciuto da magistrati e forze dell'ordine. Nel 2002, mio padre va in pensione, e poi c'e' stato un cambiamento anomalo nei miei confronti. D:Lei, signor Mattiolo, ha avuto encomi, elogi? R:Sì! Sì! Ho ricevuto 54 tra encomi ed elogi, sia dell'istituto sia dalle forze di Polizia. E’ tutto documentato. Sono stato coinvolto in conflitti a fuoco. Nel 2001, sono rimasto illeso, nello sventare una rapina. Riuscivo a bloccare uno dei sei malviventi armati di pistola, mentre il complice, convinto che fosse stato bloccato dal mio collega, mi puntava la pistola e sentì l'abbattimento del cane della pistola e per fortuna il colpo non esplose. Mi ritengo miracolato. D:Sono stati anni di fuoco? R:Sì! Molto belli anche se pericolosi. Ricordo che i colleghi preposti alla vigilanza degli istituti bancari, erano più tranquilli giacché sapevano che c'erano colleghi preparati in caso d’intervento se da loro richiesto. Per anni ho lavorato con il collega Pino Leto, campione europeo di boxe, peso superwelter, e s'interveniva con professionalità e, soprattutto, con lucidità per aiutare eventualmente il collega ove fosse stato in difficoltà, in pericolo. Proprio con Leto, abbiamo fatto parecchi arresti. D:Se ho ben compreso, svolgevate servizio alla guisa dei Carabinieri? R:Si! Tant’è che nei corsi d’aggiornamento c'era sempre detto che la guardia giurata oltre a essere un incaricato di pubblico servizio nell'ambito del proprio lavoro, è pure un agente di polizia giudiziaria. Di conseguenza, bisognava collaborare sempre con le forze dell'ordine, come ad esempio, se vedevamo uno scippo, eccetera. D:Quali i motivi che hanno concorso al cambiamento dei rapporti con la famiglia Basile? R:Cambia già nel 2003. Infatti, al posto d’essere elogiato, la famiglia mi redarguiva apostrofandomi “Rambo” e “poliziotto”, cosa non vera poiché non ero l'unico a operare bene. Nel 2005, denuncio Filippo Basile, perché ero martellato sovente affinché non sventassi rapine. La denuncia non andò a buon fine. In sostanza, com’è nel costume della famiglia, si faceva forte delle sue “amicizie”. Addirittura, mi fu detto proprio da Filippo, che la famiglia ha il potere, nel caso avesse saputo che vi fossero indagini a loro carico, a bloccarle. Addirittura, la famiglia, sempre a dire di Filippo, era in grado di fare trasferire chi li avesse indagati. In effetti, mi risulta che in una delle grosse inchieste svolte dalla procura di Messina, nel momento in cui stavano per scattare le manette incomprensibilmente la macchina della giustizia, s’inceppa. L’indagine prende lo spunto da denunce fatte da alcuni dipendenti dell’Istituto di Vigilanza messinese, il “Detective”. I giornali rendono evidente che a causa dell’indagine avviata in danno sia della famiglia Basile e sia dell’istituto “Detective”, vi fu una serie di trasferimenti sia di magistrati e sia di appartenenti alle forze dell'ordine. Fatto sta che la famiglia è anche riuscita ad assorbire tutti i servizi in capo all’Istituto “Detective”. D: In che anno siamo? R:2007/2008, fine 2009. D:Che cosa accade nel 2010? R: Inizio 2010, mi accorgo che un tizio fotografa l'entrata e l'uscita dei mezzi blindati che prelevavano il denaro dal caveau blindato sito all'interno della KSM. Nonostante io abbia diligentemente segnalato la circostanza, per tutta risposta la famiglia nuovamente mi strizza. Chiarisco che eravamo in due a segnalare alla famiglia quell’episodio delittuoso. Risultato: il mio collega è elogiato ed io strapazzato di brutto. Come se il problema per la famiglia fosse la mia persona. Insomma, non avrei dovuto fare bene il mio lavoro. In un colloquio con Basile Filippo, questi mi contesta che compievo delle attività non rientranti nelle mie funzioni. Fatto, non vero! Operavo come gli altri miei colleghi, tant’è vero che replicai a Filippo di non chiamarmi il signor “Caio”. Con l’occasione suggerivo a Filippo, membro non di spicco della famiglia, che un collega ignorava completamente il servizio di guardia giurata giacché impegnato in altri affari. A tal proposito, ricordo bene che quel collega munito di foto segnaletiche pertinenti a pregiudicati e in possesso delle loro schedature li avrebbe voluti segnalare alla Polizia. Il Filippo Basile mi spiffera in faccia che sono “l'uomo dai mille misteri”, e che avrei dovuto evitare alcuni interventi volti a sventare eventuali rapine. Gli risposi che non mi sarei potuto sottrarre al mio dovere altrimenti sarei stato un complice. A questo punto, Filippo inizia a impasticciare frasi: “... se avevo la situazione in mano bene, altrimenti perché” Così continua a impasticciare. D: Scusi, non riesco a comprendere le argomentazioni di Basile Filippo. R: Nei mesi precedenti del colloquio, siamo nel 2010, con la scusa di dover rientrare dal servizio per ritirare un plico per conto della direzione KSM, ho fatto ingresso nella stanza di Filippo Basile, che mi attendeva. Filippo non trova di meglio che intimarmi d’abbassare la cerniera del mio giubbotto allo scopo di sincerarsi che io non avessi un registratore. Filippo mi sussurra d’aver saputo da sue autorevoli fonti che io fossi un infilato appartenete al Corpo della Guardia di Finanza, precisamente del Gico e che, a suo dire, stessi indagando sulla famiglia e sui loro beni, sui conti correnti. Inoltre, Filippo, andato di testa, aggiunge che la fantasiosa indagine non fosse cosa della procura di Palermo, "cosa" coordinata da Roma. E ancora. Filippo immagina che gli infilati eravamo tre. Minchia! Filippo, senza sosta, continua a riferirmi notizie riguardanti controlli che avrebbero fatto i tre infilati sulla famiglia. Dopo questo fantastico colloquio, vado al Comando della G. di F, sezione Gico, per essere sottoposto a interrogatorio. I Finanziari colti da stupore, mi chiedono se io fossi a conoscenza di un’eventuale indagine sulla famiglia e del blitz di “Porto Rosa”. Rispondo che ho saputo per lingua di Filippo chiedendomi se io fossi veramente un loro infilato. Tale vicenda mi ha psicologicamente devastato. La famiglia nulla trascura per farmi rasentare una profonda crisi depressiva. Che in sostanza non c’è riuscita. A questo punto, mi rivolgo al sindacato UIL, nella persona di Pietro La Torre, Segretario Regionale, con il quale ho un incontro alla presenza di Filippo Basile e del direttore generale della KSM, dottor Luigi Galvano già V. Questore. Sono accusato di fatti non veritieri, da Filippo Basile e da Galvano luigi. Alle accuse segue il legittimo scontro verbale volto a stabilire la verità. In seguito, sono convocato da Galvano, che m'induce a riferirgli delle notizie delicate, delle quali era a conoscenza sia pure in parte. Il Galvano, presumendo d’indossare ancora la divisa di sbirro, mi racconta di stare tranquillo poiché sono protetto sia da lui e sia da suoi ex colleghi e finanche dal capo della Squadra Mobile, dottor Calvino. I fatti da me riferiti a Galvano cui ne era a conoscenza sia pure in parte, lo stesso li ha divulgati fra gli altri a Filippo. I colleghi si convincono che io fossi una spia e, quindi, ripercussioni a non finire. Il giorno successivo all’incontro, mi premurai a chiamare telefonicamente il Galvano per chiedergli spiegazioni. Lui, prestandosi al gioco sporco della famiglia, mi sussurra che essa mi avrebbe licenziato. E fu così che sono stato licenziato. Tengo sempre a precisare e rilevare che non andavo a lavorare poiché fortemente preoccupato della mia incolumità all'interno dell'istituto. Tutto dimostrabile con relazioni di servizio e raccomandate A/R, cui informavo la famiglia Basile e Galvano i motivi per i quali non mi presentavo in servizio. Sapendo come avessero gestito la mia situazione, li ho registrati. D:Un complotto, nei suoi confronti. Evidentemente, Lei era una persona molto scomoda per il malaffare della famiglia?R:Sì! Perché facevo bene il mio lavoro. D: Lei sa se Rosario Basile è “amico” di politici di rango, in particolare del voltagabbana Ministro degli Interni, agrigentino? R:Sì! Ricordo bene che una mattina nel ritirare il materiale che c'era consegnato dalla nostra centrale operativa, notavo sul foglio di servizio un altro controllo. Eravamo tenuti a sorvegliare saltuariamente, l'abitazione del Ministro Alfano, che nel 2009 era Ministro della Giustizia. La sorveglianza, tra l'altro, era h24. Chiesi all'operatore di centrale se fosse uno scherzo e ci confermò che di un nuovo controllo. Andati sul posto, trovammo sotto l'abitazione del Ministro tre agenti della polizia penitenziaria – all’epoca era alla Giustizia – che avevano un automezzo blindato con i colori dell’Istituto. All’interno della portineria, capeggiava un monitor. I militari, vedendoci arrivare, ci chiesero cosa avremmo dovuto controllare. Qui ebbero inizio le risate a 34 denti. Per i militari era impossibile che delle guardie giurate fossero impegnate nella sorveglianza a un ministro soprattutto perché erano loro destinati a coprirlo da eventuali attacchi. Fu così che i militari chiamarono la loro centrale che non ne era a conoscenza. Dopo numerose telefonate dei militari ai loro superiori, il servizio da parte nostra si svolse con tante risate. Ogni qualvolta che andavamo a sorvegliare il Ministro, le battute scherzose erano divenute una prassi costante. Insomma, una barzelletta. D:La grande e potente famiglia Basile avrebbe addirittura calorosa amicizia finanche con l’ex ministro della Giustizia e ora degli Interni? R:Sì! Legami molto forti finanche con le forze dell'ordine. Ricordo che nel 2006, ci chiamarono a partecipare al comizio di Raffaele Lombardo all’epoca candidato alla presidenza della Regione, che si tenne presso la struttura sportiva della famiglia Basile, vale a dire all’ “Avant-Garden”. In quell'occasione, la famiglia sostenne Lombardo e non l'avessimo fatto “non saremmo stati visti di buon occhio in ogni senso”. Finanche i fatto “non saremmo stati visti di buon occhio in ogni senso”. Finanche i colleghi in ferie furono convocati dalla famiglia ad assistere al comizio del candidato alla presidenza. Una persona di fiducia della famiglia, addirittura, prendeva nota delle Guardie Giurate presenti al comizio. D:Le risulta che la famiglia dai mille volti si occupi anche di voti di scambio? R:Si! Hanno una forte influenza sull’elettorato. Il Basile Rosario s’è candidato nel 2012, nella lista di Casini UDC. Avrebbe voluto che un elemento della famiglia varcasse la soglia di Palazzo Madama. Nonostante la loro potenza, non fu senatore. D:Qualche persona, diciamo, di prestigio inclusa nello staff delle società della famiglia, ha beneficiato dell’appoggio elettorale?R:Sì! Salvatore Finazzo, amministratore della Sicurtransport e della sicurcenter del gruppo Basile. Il Finazzo s’è candidato alle elezioni del Consigliere Comunale palermitano. Un collega mi disse che se le guardie non avessero votato “PASSAVANO GUAI”. Nella specie i dipendenti sono stati minacciati. Egli è che il Finazzo è stato eletto e avuto la delega a V. Presidente della consiliatura. D: La famiglia è in grado di manipolare l’elettorato pure con minacce? R:Sì! Hanno delle buone amicizie, direi molto potenti. D:Un’ultima domanda. Nella miriade di società che fanno parte dell’intoccabile famiglia Basile, v’è una corposa presenza di ex appartenenti alle Forze dell'Ordine? Mi spiego meglio. Di ex appartenenti alla Guardia di Finanza, dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia, sono cosi tanti? R:Sì! Sono tanti, in ogni società o quasi della famiglia Basile, i direttori sono tutti ex appartenenti alle forze dell'ordine. Oserei affermare è una sorta di scudo protettivo in caso d’inchieste giudiziarie o controlli amministrativi. Ricordo un episodio. Ci chiamarono e ci dissero di stare attenti nel parlare via radio, di essere celeri negli interventi perché a breve era programmato un controllo da parte della polizia amministrativa di Palermo. Parecchie persone assunte sono amici, parenti, figli, nipoti di appartenenti alle forze dell'ordine.

FINE


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