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MALLAMACI

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  • 7 feb 2017
  • Tempo di lettura: 6 min

BAUDI, LEI HA ASSOLTO MALLAMACI, PADRE DELL’AVV. ISCRITTO ALL’ORDINE, E I SUOI ACCOLITI. ORA, BAUDI, CONTINUI A LEGGERSI IL RAPPORTO GIUDIZIARIO DELL’ARMA FEDELE NEI SECOLI

Nostra inchiesta. Continua dai n. precedenti. Prima, BAUDI, Le chiedo di leggere con estrema attenzione, ciò che scrive sul GIORNALISMO, MATILDE BRUDO, nell’anno del Signore 1915. “Altri vedono nel giornalismo una forza necessaria, indispensabile per il consolidamento e il progresso della civiltà sociale.; ne decantano l’importanza, i vantaggi che da esso provengano; non vedono nel giornale che un bene; un bene sotto tutti gli aspetti. Sono i grandi ottimisti del giornalismo. Il BUONVINO dopo aver rappresentato l’avvenire con una delle più belle concezioni di cui il nostro tempo ha il merito di sentire l’alta poesia, sotto la forma cioè della luce più bella e più grande che conosciamo: il sole; ci viene a dire che l’avvenire è del GIORNALE e aggiunge: <L’avvenire del giornalismo completa tutta la poesia del futuro>. Io, però, francamente augurerei che si effettuasse invece la sentenza profetica dell’insigne nostro poeta CARDUCCI. Egli disse: <Il passato è della poesia, il presente è del GIORNALE, l’avvenire è del pensiero>. Dario PAPA chiama il giornalismo: <benefico mostro che cammina gigante, parallelo al vapore e alla elettricità, insieme con i quali fa egregiamente i suoi interessi>. <Ed Hermann GRIMM, con calore d’arte, disse che un’esistenza senza giornale non sarebbe concepibile, il GIORNALE sostituisce l’amicizia, l’ambiente intimo, forse la famiglia>. <Jefferson, vorrei vivere piuttosto in un paese che non abbia governo, ma abbia giornale>.

Oggi, per BUADI, e non solo lui, il Direttore de “Il Dibattito”, ha da essere in regime di continua detenzione, intercettazioni, pedinamenti, offese allo Stato, e manco a dirsi, lui, BAUDI, vuole essere risarcito dei danni che ha procurato a me e alla mia famiglia. Si vergogni, BAUDI!

RPRENDIAMO IL RAPPORTO GIUDZIARIO

“Dall’esame dell’atto di sottomissione, emergevano ancora, UN EVIDENTE FALSO,laddove in premessa (seconda pagina), si faceva riferimento alla gara d’appalto. Infatti, si legge testualmente: “… che a seguito di licitazione privata del 28.05.1982, bandita nel rispetto dell’art. 12 della legge n. 1 dello 03.01.1978, i lavori di prima tran che erano stati aggiudicati alle imprese riunite GRACI Gaetano (capo gruppo), GAGLIARDI-CHIODONI-BIANCHI Spa, che avevano offerto un ribasso del 9,95%...”. Ciò non risulta VERITIERO per quanto già riferito. Appariva opportuno con tali premesse, svolgere accertamenti sulle offerte presentate dalle imprese alla seconda gara d’appalto, per cui procedeva al sequestro presso il Genio Civile delle offerte citate. Dall’esame della documentazione balzava evidente che fra alcune imprese era intercorso un preventivo accordo sull’entita’ delle offerte. Infatti, tutte le offerte, tranne quella dell’imprese SPARACO Spartico, risultavano dattiloscritte, in ogni loro parte, ad eccezione di quella indicante l’offerta stessa. Quest’ultima parte, invece, risultava compilata successivamente, con penna biro, da persona, che, a ragione della grafia, non corrispondeva a quella che aveva sottoscritto l’offerta stessa, cioè il titolare o il legale rappresentante della ditta. Le offerte presentate dalle imprese MAZZI e FINCOSIT, ad esempio, risultavano in modo evidente essere state compilate dalla stessa persona. Basta esaminare la calligrafia perché ogni dubbio in proposito venga fugato. Anche le offerte avanzate dalle ditte FURLANIS, GAGLIARDI, CHIODONI-BIANCHI sembravano, a prima vista, essere state compilate a penna dalla stessa persona. Naturalmente, solo una perizia calligrafica potrà sciogliere ogni dubbio sull’identità della calligrafia (è stata eseguita la perizia calligrafica, B AUDI? Non credo, perché lei, Baudi, è andato dritto all’assoluzione di mafiosi e di politici collegati alla mafia catanese, tra i quali il defunto assessore MALLAMACI, padre dell’avvocato iscritto all’ordine… che schifezza, BAUDI?

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Giornalista Maurizio Gangemi


L’on. Angela Napoli e l’avvocato Ugo Colonna, hanno parlato del dr. Mollace e di altri magistrati che si sono sentiti delegittimati da ciò che era scritto su “Il Dibattito”. Io mi domando, banalmente, come sia possibile che un magistrato si possa sentire delegittimato da un giornale, perché se così è, allora il magistrato dovrebbe appendere la toga al chiodo. I magistrati delegittimati si sono rivolti alla procura di Catanzaro e il dr. Baudi ha adottato i suoi provvedimenti. A distanza di qualche mese, il giornale “Il Domani”, ha pubblicato una notizia incredibile riguardante il dr. Baudi, giudice delle indagini preliminari del “Caso Reggio”. Il dr. Baudi, con l’uscita del primo numero de “Il Nuovo Dibattito" scrive al Presidente del Tribunale di Catanzaro d'astenersi dal “Caso Reggio”. Perché fa questo? È facile capirlo. Il dr. Baudi, secondo me, non vuole più occuparsi della vicenda. Voglio leggere quello che dice la collega Olga Lembo de “Il Domani”: “Il presidente dell’Ufficio gip di Catanzaro, Antonio Baudi, ha chiesto di astenersi dal procedimento relativo all’inchiesta della DDA di Catanzaro conosciuta come “Caso Reggio”, sfociata il 9 novembre scorso nell’operazione della Squadra Mobile della Città dello Stretto che aveva portato in carcere sei persone, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare dello stesso giudice. Alla base della decisione la recente pubblicazione del primo numero de “Il nuovo Dibattito”, un periodico che subentra alla prima edizione, “Il Dibattito”, sequestrato dagli inquirenti nel corso delle indagini, in quanto, nelle ipotesi dell’accusa, ritenuto lo strumento attraverso cui sarebbe stata attuata una virulenta campagna di aggressione ai magistrati in servizio a Reggio Calabria finalizzata, secondo le contestazioni, a delegittimarli, screditarli, indebolirli creando reciproci sospetti e motivi di tensione, a pilotarne il trasferimento ad altra sede, a incidere sulla loro libertà di determinazione minandone efficacia ed efficienza. La volontà di abbandonare il “Caso” è stata comunicata dallo stesso presidente Baudi in aula, lunedì, prima che iniziasse la seconda parte dell’interrogatorio chiesto da uno degli indagati, Paolo Romeo. Il giudice Baudi, come prima cosa, ha dichiarato la sua intenzione ad astenersi dal procedimento. Il gip ha dato lettura delle motivazioni del suo gesto, contenute in una lunga nota in cui ha spiegato d'aver preso atto della pubblicazione del numero de “Il nuovo Dibattito” in cui compaiono alcuni articoli che riguardano lui stesso, come anche gli altri magistrati di Catanzaro che hanno preso parte all’inchiesta sul “Caso Reggio”. Articoli dal contenuto fin troppo eloquente, a parere del giudice la prima pagina, a proposito dell’indagine catanzarese, titola “Verità in Manette”, mentre all’interno sono riportate una serie di critiche alle investigazioni e all’attività del gip, e potenzialmente in grado di far ritenere minata la sua terzietà nell’ambito dell’indagine ancora in corso. Se, infatti, pare abbia spiegato il gip ai presenti, secondo le accuse il periodico sequestrato sarebbe servito a “gettare fango” sui magistrati e sulle forze dell’ordine, protagonisti delle varie pubblicazioni che ha l’autorizzazione del Tribunale di Reggio Calabria, n. 2 del 2005, ed è diretto da Riccardo Partinico, uno degli indagati del “Caso Reggio”, starebbe ora dedicando le sue attenzioni ai giudici catanzaresi, e a Baudi, in particolare, né più né meno del giornale precedente, in modo che la sua pubblicazione rappresenterebbe, stando alle motivazioni del gip, un semplice modo per “aggirare” il suo provvedimento di sequestro. Tanto ha dichiarato il giudice nella sua nota inviata poi al presidente del Tribunale di Catanzaro, Gregorio Greco, che ora dovrà decidere se accogliere la richiesta di astensione e come comportarsi successivamente”. Io dico, che tutto quello che ha scritto il direttore de “il Dibattito”, Francesco Gangemi, mio padre, è vero. In nessuna pagina dell’ordinanza di custodia cautelare è scritto che i fatti pubblicati su “Il Dibattito” non siano veri e credo che anche voi presenti, On. Napoli e avvocato Colonna, siate d’accordo, giaccé si tratta di atti processuali, interpellanze parlamentari e delle dichiarazioni del falso-pentito Sparacio. che sono state riportate sul giornale. Sono d’accordo che i toni sono un po’ aspri, ma si tratta di fatti realmente accaduti. Nell’inchiesta denominata “Caso Reggio”, a mio avviso, il gip, dr. Baudi, si è lasciato “infinocchiare” dalle informative forvianti che gli hanno consegnato gli inquirenti. Inoltre, voglio porre un quesito al dr. Spadaro, collega del Corriere della Sera e moderatore di questa conferenza, voglio chiedere se sia a conoscenza che nel mondo sia mai stata sequestrata una autorizzazione rilasciata da un Tribunale per esercitare il diritto di stampa, il diritto di critica, per denunciare il malaffare. Io vi chiedo, infine, com’è possibile che, mio padre da 25 anni, denuncia malaffare, ‘ndrangheta e mafia e possa essere inserito nell’organigramma di una cosca mafiosa che lui stesso ha sempre denunciato apertamente sulle pagine dello stesso giornale; vi chiedo com’è possibile che il dr. Mollace, per come ci è stato presentato durante gli interventi che abbiamo appena scoltato, nonostante le interpellanze parlamentari e le susseguenti visite ispettive che hanno dato esito positivo, continui a operare a Reggio Calabria e decidere il destino dei cittadini. Io vi pongo questi interrogativi e non voglio dire più.

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Mio figlio Maurizio, e i colleghi seduti al tavolo della presidenza, ignoravano che proprio il Direttore de “Il Dibattito”, denunciò la collusione dell’allora Dirigente della Squadra Mobile, di un funzionario della Questura e di un Vice Questore (evito di fare i nomi), e, addirittura, scrisse che fossero organici alla cosca De Stefano/Tegano. Mi hanno querelato avanzando la richiesta di due miliardi di lire a titolo risarcimento danni. Dopo la prima udienza, Presidente della Corte, il dr FARANDA, un testimone indicato dalla mia difesa – il Comandante delle Volanti -, i tre querelanti m'invocarono a rimettere la querela e spese giudiziarie a loro carico. Fu così che ebbe termine l’attività processuale. Legga, BAUDI, e taccia!

Francesco Gangemi


 
 
 

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