LE VIOLENZE
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- 7 feb 2017
- Tempo di lettura: 3 min
Le violenze più grandi si hanno nei rapporti più stretti…

Perché non viene riconosciuto il diritto ad esistere come Persona Perché i figli sono usati spesso come un bene aggiunto e scagliati come armi e i figli gentilmente ricambiano col ricatto affettivo e il fallimento personale

Che cos’è la violenza. Dal dizionario TRECCANI: violènza s. f. [dal lat. violentia, der. di violentus «violento»]. –
[if !supportLists]1- [endif]Con riferimento a persona, la caratteristica, il fatto di essere violento, soprattutto come tendenza abituale a usare la forza fisica in modo brutale o irrazionale, facendo anche ricorso a mezzi di offesa, al fine di imporre la propria volontà e di costringere alla sottomissione, coartando la volontà altrui sia di azione sia di pensiero e di espressione, o anche soltanto come modo incontrollato di sfogare i proprî moti istintivi e passionali… “
Io da moltissimi anni svolgo la professione di medico. Di pediatra e neonatologo. Nonché di psicoterapeuta esperta in dinamiche familiari, oltre ad altro, e posso dire dopo numerose osservazioni cliniche che quanto vado scrivendo è assolutamente una verità. Ovviamente non è qui la sede per una dissertazione scientifica, ma per accennare al problema immenso. Credo che queste note possano e debbano fare riflettere
Quando non si riconoscono i diritti di una persona in quanto tale, come il diritto di essere, di amare, di scegliere, si usa violenza. Con il mezzo della seduzione alternato a quello del rimprovero, del disprezzo, dell’allontanamento si esercita violenza. Per tenere alle proprie dipendenze un’altra persona che si ritiene “di proprietà”. Genitori che ritengono i loro figli delle loro appendici, non riconoscendo il diritto di autonomia dei propri figli. Tenendoli legati a vita col bastone e la carota.
Figli, particolarmente di coppie separate e divorziate che ricattano i genitori ( in genere vengono manipolati da uno dei due, il più squilibrato e rancoroso). Questi figli, lanciati a mò di bombe molotov entrano come carri armati nella vita dei genitori, in genere con accanimento maggiore nell’esistenza del genitore più debole e manipolabile, ersercitando una violenza inaudita con richieste irrazionali e prive di rispetto verso quelle esistenze umane che hanno il diritto di esistere e scegliere come vivere e con chi vivere. Impedendo di fatto che se ne possano ricostruirne di nuove dopo il precedente matrimonio fallito.
Ecco, in poche righe essenziali, illustrato come spesso si vada alla deriva, come le famiglie che dovrebbero essere la fucina dove si dovrebbero fare crescere esseri liberi, diventa una trappola. Dove ancora si esercita il ricatto morale, se non addirittura fisico, perché i propri figli si considerano di proprietà senza diritto a sviluppare a pieno le proprie potenzialità e così poi decidere di andarsene per la propria strada.
Dove i figli, come risposta a questa violenza, si vendicano nei modi più svariati ma con la costante della disaffettività. Queste sono famiglie dove si compiono misfatti, dove si arriva ad ammalarsi come ricatto, si arriva alla droga, proprio perché non si è riconosciuti come persone da quelle persone che danno la vita e da quei figli che, educati male, ricambiano con la stessa moneta tenendo comportamenti altrettanto ricattatori. E’ più facile ribellarsi a una violenza fisica manifesta che alle paludose invischianti violenze fatte di promesse e ricatti di tipo psicologico. Esempio: I genitori: se non fai quello che ti dico sei un cattivo figlio e non vali niente. E il figlio: se non fate quello che ti dico io, e per questo mi perderò nella vita sarà per colpa! Come si può uscire da questo cerchio maledetto? Come si fa a essere felici al di la di fallimenti matrimoniali, lavorativi, e quant’altro? Credo che uno dei pilastri fondamentali sia insegnando il valore del rispetto a esistere al di là delle appartenenze di clan. Insegnando a dire grazie. Niente è dovuto. Insegnando a essere semplici e umili senza mai essere servili. Imparando a pretendere che la propria dignità non sia calpestata da nessuno. Al di la dei ruoli di essere un genitore o un figlio. Il diritto ad essere Persone. Ripristinando la figura del pediatra scolastico che riusciva a cogliere i disagi dei ragazzi che sono il sintomo, l’espressione di un disagio familiare. Inserire nelle scuole e nelle aziende la figura di un medico e di uno psicoterapeuta. Professionisti che hanno gli strumenti per operare a risolvere i conflitti. Coltivare il lato spirituale con qualunque credo religioso non integralista. Ernesta Adele Marando 04 Febbraio 2017
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