IL PAPELLO DEI MISTERI
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- 29 gen 2017
- Tempo di lettura: 5 min
Prima di avventurarmi nella prateria senza confini in uno dei tanti misteri che avvolgano la città palermitana, ho letto tutte le teorie rappresentate sia dai giornali sia dagli addetti ai lavori sia dai magistrati. More solito i pentiti, anche quelli di una certa stazza mafiosa vale ovvero di autentici assassini, quale ad esempio il BRUSCA che scioglie nell’acido un bambino per vedetta contro il padre del piccolo. Assassino, ora libero di circolare, munito di cellulare, alla faccia di quanti ancora per reati minori o inesistenti, marciscono in galera. La mia impressione è che la trattativa cosiddetta “mafia Stato”, sia stata un’invenzione degli stragisti per intimorire gli uomini che all’epoca governavano a favore di “cosa loro”. Ciancimino, che da alcuni magistrati palermitani è stato considerato, unitamente a Brusca e ad altri suoi degni colleghi, attendibile e a distanza di qualche tempo arrestato, dichiara che copia del papello è stata rinvenuta nel corso di una perquisizione a casa sua da un maresciallo dei Carabinieri cui tralascio il nome. La domanda che mi pongo è la seguente: da chi sarebbe stato scritto il papello o quella fotocopia? Riina ha frequentato la scuola elementare fino al secondo anno. Provenzano, dopo aver tentato tramite un finanziere di trattare la sua resa con la Procura Nazionale Antimafia, per ben quarantaquattro anni, ha avuto piena libertà per via delle protezioni conquistate con la corruzione. Oramai ammalato, la mia personale convinzione, è che si sia consegnato all’epoca in cui il caput mundi gironsolava nella procura palermitana. E non a caso, in una trasmissione televisiva, il dottor Cisterna e anche quando fu interrogato da PIGNATONE, gli fece intendere: da chi è stata riscossa la taglia? Una volata in carcere, hanno provveduto e dementizzarlo. Inatti, ora non è in grado di parlare ed eventualmente sputtanare le sue coperture. Ecco la fotocopia del PAPELLO, CHE SAREBBE STATA SCRITTA DALLO STRAGISTA CON LA SECONDA ELEMENTARE.

Ho ritenuto prendere le dovute distanze dal dietrologismo e lasciare ai mafiologi di professione le dovute riflessioni. Riporto qui di seguito, un articolo pubblicato dal quotidiano romano “IL TEMPO”, l’unico che mi sembra interessante.
Francesco Gangemi

Gli omissis sul «papello» secondo Riina
Stravolte le parole del boss anche sul documento «fantasma» che proverebbe l’accordo fra Stato e cosche. Ecco le frasi scomode e senza riscontri
10 Settembre 2014

Il capovolgimento della verità compiuto da molti quotidiani a proposito dei dialoghi in carcere tra Totò Riina e il boss Alberto Lorusso, come dimostrato nelle due puntate precedenti, è incredibile. Non solo perché nelle intercettazioni della Dia di Palermo, Riina nega di aver incontrato Giulio Andreotti e seppellisce le teorie sulla Trattativa Stato-Mafia; ma anche perché il boss definisce l’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino, “nemico della mafia”, mentre di Mario Mori, l’ex generale del Ros processato come “perno” della fantomatica “Trattativa” e assolto, dice che fa “i fatti”, nel senso che è uno che non scherza e ci sbatte in galera. Ora abbiamo scoperto che il Padrino sconfessa anche ciò che finora si è scritto sul “papello”, il famoso foglio contenente le richieste della mafia allo Stato in cambio della fine delle stragi.
PAPELLO INESISTENTE
Una premessa: il primo a parlarne, nel 1996, è il pentito Giovanni Brusca, il quale sostiene che a riferirgliene fu Riina. Ed è proprio di questo che il Padrino parla con Lorusso l’8 novembre 2013, accusando Brusca di essere un bugiardo: «Brusca fa una dichiarazione cattiva, “mi ha detto Riina che gli ha presentato un papello...ma questo papello non si trova, non c’è (…) non risulta nulla…perciò questo (Brusca, ndr) è un pallista (…)». Subito dopo Riina afferma di aver parlato con Brusca solo del padre e aggiunge: «No che gli ho dato il papello». Poi il boss conferma, annota la Dia, che il papello «fu una cosa detta da lui (Brusca, ndr), studiata da lui, sentimento suo», cioè una sua invenzione.
BRUSCA CONTRADDETTO
Per capire chi mente occorre andare all’origine delle parole di Brusca. È il ’96 quando lo “scannacristiani” ne parla per la prima volta ai pm: “Riina dice qualcuno si è fatto sotto per contattarci e ci ha dato delle...cioè gli abbiamo dato (…) un papello di richieste». Ma subito dopo Brusca si contraddice: «Sono venuti (…) uomini da parte dello Stato, con dei papelli...». Non è più la mafia, dunque, che lo consegna a pezzi dello Stato, ma viceversa? È lecito chiedersi, inoltre, se davvero Brusca apprende del papello da Riina.
LE FONTI DEL «VERRU»
I fatti ci portano a dire di no. Vediamo perché. Quando Brusca viene sentito a Firenze, nel 1998, al processo sulla strage dei Georgofili, per la prima volta inserisce nella storia del papello il Ros di Mori e don Vito Ciancimino. Fino a quel momento “u verru” non lo aveva mai fatto. I giudici di Firenze, in sentenza, definiscono Brusca credibile perché “il tempo (luglio-agosto 1996) in cui parlò, per la prima volta, di questa vicenda, spazza ogni dubbio sulla assoluta veridicità di quanto ebbe a raccontare» perché «allora l’esistenza di questa trattativa era sconosciuta a tutti i protagonisti di questo processo; Brusca non poteva “prenderla" da nessuno. Lo stesso generale Mori ha dichiarato di averla raccontata al pm di Firenze nel mese di agosto del 1997». Se è vero che Mori ne parla solo nel 1997 (ma è anche vero, come detto, che Brusca “piazza” lui e Ciancimino nella storia del papello solo nel 1998, non nel 1996), il resto dell’assunto dei giudici fiorentini pare fallace: perché lo stesso Ciancimino ne parla, a verbale, ai magistrati già nel ’93; perché nel ’93 l’Ansa racconta di una collaborazione di don Vito con il Ros; perché il 2 settembre ’93, l’allora capo della Dia, Gianni De Gennaro, parla di “contatti di Cosa Nostra con rappresentanti delle istituzioni” di “accertamenti e riscontri precisi” e del ruolo di Ciancimino. Degli “approcci” fra mafia e uomini dello Stato Brusca può averlo appreso da più fonti prima del 1996.
I GIORNALI
Ma c’è di più. Sentito al processo Mori nel maggio del 2009, Brusca ammette che nel ’96 di Mori, Ciancimino e della trattativa lo apprende dai giornali: «Nel ’96 - afferma il boss – (…) mentre mi trovavo all’aula bunker dell’Ucciardone (…) mi arriva il giornale (…) e leggo in maniera sbalordita che uno dei contatti…per condurre le trattative con lo Stato (…) era il Ciancimino con Antonio Cinà e poi il comandante dei carabinieri Mori (…), cioè i mediatori se erano uno, due, tre (…) non lo sapevo sino a quando poi l’ho letto sul giornale». Dunque Brusca, anche quando nel 1998 parla di Mori e Ciancimino, lo fa perché lo apprende dai giornali.
SPUNTA BOSSI
Che la versione di Brusca sul papello sia sospetta lo si può capire non solo perché lo colloca in date sempre diverse, ma anche perché in una circostanza tira in ballo nientemeno che l’ex leader della Lega Nord, Umberto Bossi. Brusca dice che Riina gli riferì che “qualcuno”, per trattare con lo Stato, gli “ha portato stu Bossi (…) uno stravagante” di cui non si fidava. Un’assurdità. Eppure sul papello, che non si sa chi l’abbia scritto, quando sia stato consegnato, cosa contenga e soprattutto dove sia, visto che l’originale non è mai saltato fuori, si reggono le “avventure di carta” dei “mafiologi di professione”Inizio modulo. Il capovolgimento della verità compiuto da molti quotidiani a proposito dei dialoghi in carcere tra Totò Riina e il boss Alberto Lorusso, come dimostrato nelle due puntate precedenti, è incredibile. Non solo perché nelle intercettazioni della Dia di Palermo, Riina nega di aver incontrato Giulio Andreotti e seppellisce le teorie sulla Trattativa Stato-Mafia; ma anche perché il boss definisce l’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino, “nemico della mafia”, mentre di Mario Mori, l’ex generale del Ros processato come “perno” della fantomatica “Trattativa” e assolto, dice che fa “i fatti”, nel senso che è uno che non scherza e ci sbatte in galera. Ora avbbiamo scoperto che il Padrino sconfessa anche ciò che finora si è scritto sul “papello”, il famoso foglio contenente le richieste della mafia allo Stato in cambio della fine delle stragi.
(Ha collaborato il blogger Enrico Tagliaferro)
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