top of page
Cerca

CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA

  • -
  • 18 gen 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

PADRETERNO SCIOLGA IL CONSIGLIO REGIONALE PERMEABILIZZATO DALLA ‘NDRANGHETA, DALLA MASSONERIA E DAL MALAFFARE

Mi si chiederà perché mi rivolgo direttamente al Padreterno. Non credo più a quegli organi dello stato che dovrebbero garantire giustizia, ordine, equità sociale. Allora, ho deciso di rivolgermi al Padreterno, su cui ripongo la fiducia di un domani migliore, specie per la Calabria ormai ridotta a pura e semplice espressione geografica. Viviamo, Padreterno, nel Sud del Sud in condizioni molto precarie: sia nell’esprimere le nostre opinioni perché qualunque esse siano, costituiscono sempre e comunque un'offesa allo Stato. Sia nel godimento delle libertà individuali e collettive. Sia perché siamo minacciati e spesso soggiogati dalla prepotenza e dall’arroganza del potere costituito e spesso corrotto. Sia perché in Calabria, in particolare nella città martoriata di Reggio, è tutta mafia e niente mafìa. Sia perché i nostri giovani per i quali la meritocrazia non conta nulla, e specie quelli che non abbiano protezioni paramafiose istituzionali, sono ancora e forse sempre costretti, loro malgrado, a legare la valigia con lo spago ed emigrare in terre lontane per inserirsi bene e con dignità nel mondo del lavoro e della scienza sia perché ormai la regione Calabria naviga a vista senza regole etiche/morali. Sia perché siamo vittime della malagiustizia, della massoneria deviata presente e attiva in tutti gli agglomerati statali periferici e centrali e della sempre più dilagante corruzione. Noi, dicevo, mio Padreterno, urliamo la nostra rabbia affinché nostro Signore intervenga a ristabilire da oltre un secolo dall’Unità d’Italia, ordine morale ed equità sociale, con le mie scuse per la ripetizione concettuale. Dal 1970, da quando sono state istituite le regioni a statuto ordinario, la Calabria a oggi non ha un piano d’interventi; non ha una mappa aggiornata delle condizioni idro/geo/morfologiche tant’è che continuiamo, sia pure a distanza di tempo, a piangere i morti di Soverato; non ha idee sull’assetto socio/economico complessivo. Dalla sua istituzione, la regione ha macinato migliaia e migliaia di lire e di euro in opere mai ultimate quali, ad esempio, porti, aeroporti e infrastrutture per via di una classe dirigente e politica arruffona, ladra, collusa, insipiente. A parte le dovute eccezioni. La scuola a tutti i livelli è un malaffare e gli atenei sono dei verminai. Le ferrovie regionali fanno schifo. Gli ospedali sono devastati dalla lunga mano massonica. I giovani non hanno riferimenti culturali. I nostri tesori archeologici sono stati distrutti da malviventi senza scrupoli e quelli che ancora sopravvivono non sono valorizzati. Mio Signore, potrei continuare per giorni e giorni e lo farò tra arresti, rinvii a giudizio e condanne già confezionate su misura, a rappresentare alla Vostra Divina Misericordia, lo scenario triste e desolante in cui la gente di Calabria è costretta a sopravvivere. E’ giusto, mio Signore, che oltrepassi Eboli.


POLITICA E MALAFFARI

Chi ha potuto ha rubato. Nessuno dei Calabresi, a parte gli addetti ai lavori, conosce quanto denaro pubblico sia stato speso in LL.PP. dal 1970 a oggi. Non sappiamo quanti istituti bancari e similari riciclano denaro sporco. Quante carrette del mare stracolme di rifiuti radioattivi, sono state affondate tra isola Capo Rizzuto e Capo Spartivento dal signore morte, il faccendiere Comerio che ha osato, proprio in questi giorni, inviarmi una e mail per richiamarmi sull’inchiesta pubblicata dalla nostra Testata, cui ho risposto brutalmente. E’ certo! Finanche il palazzo “Campanella” che ospita i cosiddetti onorevoli regionali, costruito dalla ditta Mazzitelli, gronda di mazzette, come il CEDIR realizzato da Bonifica e altre opere (Liquilchimica di proprietà della cosca Iamonte, che avrebbe dovuto sfornare mangime sintetico per le vacche, ritenuto cancerogeno; il porto in Gioia Tauro, monumento a tutte le mafie, coso inventato da Ravano, incrementato da Prodi con tre milioni di metri lineari di banchina, e gestito, in sostituzione del quinto centro siderurgico, dai Piromalli, Pesce, Bellocco e altre cosche sub/alterne). Insomma, il famigerato “pacchetto Colombo". E poi, la mangiatoia dell’AFOR, del Decreto Reggio che si rinnova di anno in anno, dell’ex L. 488, dell’ASI, BIC, SVI, eccetera, che produce clientelismo di massa. L’ultimo intrallazzo si chiama…


CALABRIA LAVORO

Governata dall’assessore ROCCISANO, è espressione di tale Fortunato VARONE, pare sia nipote di quella santa donna NATUZZA, direttore generale del dipartimento d’interesse cui dipende il carrozzone “Calabria Lavoro”. Che avrebbe dovuto assumere a tempo determinato giovani laureati per la realizzazione di predeterminati progetti. Orbene, senza entrare nel pettegolezzo di giornata sulle parentele che inondano le stanze del Palazzo “Campanella”, il VARONE e suoi benemeriti collaboratori avrebbero dovuto pubblicare la graduatoria degli ammessi al colloquio. E’ stata resa nota e subito dopo è scomparsa dagli schermi poiché avrebbero dovuto, com’è stato, rifarla per favorire primo fra tutti, tale consigliere Sebi ROMEO. Dopo l’aggiustamento disonestamente rivalutato della graduatoria, togliendo punteggio a quanti dovuto per travasarlo sui soliti raccomandati, finalmente esce allo scoperto quella truccata. E l’assessora, per caso era la bella addormentata nel bosco? Il presidente della Giunta, senza dubbio fotogenico e presente in modo quasi costante, in tutte le emittenti televisive calabresi, quali provvedimenti assumerà per colpire i mandanti e gli esecutori di tale mostruoso delitto? Saranno licenziati oppure è sufficiente un cambio al vertice con padre e figlio? Mio Signore, pensaci TU!


Francesco Gangemi




 
 
 

Comments


bottom of page