ASSESSORE MALLAMACE + NITTO SANTAPAOLA LATITANTE + ALTRI
- -
- 14 gen 2017
- Tempo di lettura: 6 min
RAPPORTO GIUDIZIARIO CARABINIERI GRUPPO DI R.C. – PORTO DI BAGNARA (RC)



Questo Nucleo Operativo era venuto a conoscenza che, alcune imprese legate al famigerato e pericoloso latitante Nitto SANTAPOLA, capo indiscusso dell mafia di Catania, tra l’altro non solo ricercato in campo nazionale, ma anche in quello internazionale per l’omicidio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, erano stati favoriti DA AMMINISTRATORI E FUNZIONARI DELLA REGIONE CALABRIA (questa sì che è mafia, avvocato iscritto all’ordine e non è solo il porto di Bagnara ndr) nella aggiudicazione della gara d’appalto relativa alla realizzazione del costruendo porto di Bagnara, per UN IMPORTO DI L. 8.000.000.000 (i°lotto), tenutasi nell’anno 1982, nei locali dell’ufficio del Genio Civile di Reggio Calabria. Prima di riferire dell’esito delle indagini svolte circa le modalità d’aggiudicazione della suddetta gara, appare doveroso fare la seguente premessa.
Le indagini esperite nel settore della droga, un inserimento della ‘ndrangheta nel traffico di eroina tra la Sicilia e gli U.S.A., e in quello degli appalti pubblici hanno evidenziato, se non una organica integrazione fra mafia siciliana e calabrese, quanto meno un notevole avvicinamento tra le due organizzazioni criminali. L’attività mafiosa, infatti, già circoscritta alla Sicilia Occidentale, a seguito della disordinata crescita socio/economica nel Paese, si è rapidamente diffusa su tutto il territorio nazionale e logicamente ha trovato fertile terreno in questa Provincia, dove le condizioni di vita sono tuttora non dissimili da quelle delle Province dell'isola. I collegamenti tra cosche siciliane e quelle calabresi trovano supporto in vicende che qui di seguito saranno meglio indicate:
-All’inizio degli anni settanta, in Reggio Calabria, l’impresa Finocchiaro Francesco, di ACICASTELLO (CT), iniziava i lavori per la costruzione dell’allora Ospedale Civile per l’importo complessivo di decine di miliardi (su tale argomento la nostra Testata ha scritto nei particolari il sistema delle mazzette distribuite tra i politici locali e regionali. E’ sufficiente rammentare che a distanza di due mesi dall’inizio dei lavori, presidente del C. di A., il defunto Franco Quattrone, ha deliberato con l’appoggio mai negato di taluni funzionari, una variante di L. duecento milioni. E di seguito di varianti e mazzette ne può parlare qualche superstite dell’interpartitica NDR).
-L’11.01.1982, l’impresa del Cavaliere del Lavoro Carmelo COSTANZO, nato a Catania il 21.05.1923, domiciliato in Acireale (CT), iniziava i lavori di costruzione dei fabbricati civili e industriali della nuova officina grandi riparazioni per locomotive elettriche in Saline Joniche (pacchetto Colombo, mai entrata in funzione giacché le commesse sono state dirottate al Nord e, nella sostanza sono state gestite dalla politica e dalla cosca Iamonte ndr), per l’importo di circa 25 miliardi di lire, mentre l’impresa Grassetto di Padova, collegata con le maggiori ditte catanesi, in precedenza aveva realizzato il locale porto (PACCHETTO COLOMBO, tutti i particolari sulla nostra Testata ndr). Si ritiene opportuno trascrivere qui di seguito, le pagine 26 e 27 dell’ordinanza di rinvio a giudizio dell’ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo nell’ambito del noto maxi-processo, ancora in corso di celebrazione, sui collegamenti mafiosi del Costanzo. “Carmelo COSTANZO, è stato ammesso dallo stesso a denti stretti, dopo essere stato alle nozze dei prosimi congiunti”. Inoltre un membro della famiglia COSTANZO veniva accomunato in un mandato di cattura del Tribunale di Trapani, unitamente ad altri impresari tra cui i catanesi GRACI Gaetano e RENDE Ugo, perché ritenuti responsabili d’associazione per delinquere. -Nel luglio dell’anno 1982 in Saline Joniche, il noto Nitto SANTAPAOLA, con l’appoggio del defunto boss di Archi Poalo DE STEFANO, un mercantile, dal quale venivano sbarcati ben undici tonnellate di haschisch. Uin compenso dell’appoggio fornito, il DE STEFANO, per come risulata dalla sentenza emessa dal Tribunale di Reggio Calabria il 19.06.1985 (cosiddetta “droga 1”), avrebbe ricevuto quattro tonnellate di haschisch e alcuni Kalaschnihov, i potentissimi fucili mitragliatori di fabbricazione sovietica, di recente venuti prepotentemente alla ribalta in occasione degli omicidi, inquadrabili nella cruenta lotta instauratasi tra i DESTEFANIANI e la cosca IMERTI, dopo l’uccisione del boss di ARCHI. In data 28.03.1983, in Villa San Giovanni veniva intercettata dai Carabinieri la BMW, targata PA 674970, condotta dal palermitano SANTORO Guido, a bordo della quale, a segito di perquisizione, venivano rinvenuti e sequestrati kilogrammi 16,500 di eroina. A seguito di tale rinvenimento, che costituiva il riscontro obiettivo ad indagini da tempo avviate dall’Arma, scattava una vasta operazione di Polizia che si concludeva con l’arresto di 21 persone tra le quali: MICELI salvatore. Noto trafficante internazionale di stupefacenti, nipote di ZIZZO Salvatore, capo mafia di Salemi, già colpito da ordine di arresto provvisorio, a fine estradizionale, per provvedimento emesso dalla magistratura U.S.A. per specifico reato di traffico di stupefacenti; ANGELO Salvatore, figlio naturale di ZIZZO; MACRI’ Vincenzo, classe 1937 di Siderno, figlio del boss dei boss Antonio Macrì; MACRI’ Salvatore pure di Siderno, fratello di Vincenzo; GLIOTI Francesco, classe 1937 di Gerace. I predetti MACRI’ e GLIOTI, per come emerso nel corso di varie indagini, erano in stretti collegamenti con appartenenti al “SIDERNO GROUP” (vedi nostra Testata ndr) di Toronto, per il tramite del loro congiunto SCARFO’ Vincenzo (braccio destro di Ntoni MACRI’ ferito nell’agguato, mentre il boss giocava a bocce ndr), classe 1953, da Siderno, che a motivo del nome prestigioso del padre e dello zio Antonio Macrì, aveva avuto contatti con esponenti del citato “GROUP”, tra i quali RACCO Michele e BUMBACA Giuseppe, entrambi noti alla polizia canadese quali aderenti di primo piano della suddetta organizzazione ed i cui legami con le varie “locali” canadesi erano chiaramente emersi attraverso una serie di intercettazioni telefoniche in Canadà. Per quanto concerne gli investimenti mafiosi nel circondario di Reggio Calabria, basti pensare all’impero economico degli stessi DE STEFANO, i quali avvalendosi dell’operato dei noti fratelli LIBRI, impresari edili, hanno monopolizzato il settore dell’edilizia in Reggio Calabria, facendo eliminare di volta in volta, quegli imprenditori che osavano intromettersi nel settore (tra questi probabilmente Francesco SERRAINO). E’ lecito quindi dedurre che gli ingenti profitti, derivati dal traffico della droga e dell’accaparramento dei pubblici appalti siano stati (vengano tuttora) investiti dai mafiosi in attività economiche apparentemente lecite avvalendosi, a tal proposito, di compiacenti prestanome. I recenti sequestri di beni mobili e immobili, dell’ordine di miliardi di lire, operati a carico del DE STEFANO, costituiscono testimonianza incontrovertibile di come vengano investiti i profitti illeciti. Si è anche costato che in alcuni fatti criminosi verificatisi nella cosiddetta “area dello stretto”, è stato posto in essere un modus operandi devastante e nello stesso tempo a quello analogo riscontrato in eclatanti delitti di mafia verificatisi in Sicilia, nella quale è stata sempre accertata la presenza della mano omicida di NITTO SANTAPAOLA. (OMISSIS NDR giacché fatti conosciuti).
RITORNIAMO AI PORTI
Il 23.10.1984, l’impesa LESCA-FARSURA di Milano, si aggiudicava la gara di appalto per la costruzione del porto di Bova Marina (RC) per un importo a base d’asta di 14 miliardi, OFFRENDO UN RIBASSO DEL 37,13%. In tale impresa come è noto, primeggia la famiglia CASSINA di Palermo, a cui fa capo il gruppo LESCA. Sono noti pure i collegamenti di tale gruppo con mafiosi siciliani di primo piano e in tal senso è molto significativa l’ordinanza di rinvio a giudizio quale si è parlato in precedenza (NITTO SANTAPAOLA + MALLAMACE padre dell’avvocato iscritto all’ordine + altri NDR). In data 21 marzo 1981, il Genio Civile di R. C., dipendente dall’assessorato regionale ai LL. PP. (MALLAMACE NDR) , indiva una gara di appalto per la realizzazione del porto peschereccio-turistico di Bagnara Calabra, per un importo a base d’asta di lire 6 miliardi e 800 milioni circa. Alla gara venivano invitate 19 imprese, delle quali solo le seguenti nove avanzavano offerta: 1) impresa Eugenio GRASSETTO; 2) fratelli COSTANZO e UVA VITA CON UN RIBASSO DEL 37,19% (E’ NORMALE IL RIBASSO DEL 14% NDR); 3) SPARACO Spartaso Spa, con ribasso del 21,70%; 4) Società Italiana Condotta d’Acqua, con un ribasso del 20,10%; 5) FICONSIT Spa con ribasso del 12,12%; 6) GRACI Gaetano, con un ribasso del 12,12%; 7) FONDEDILE Spa con un ribasso dell’11,65%; 8) SAILEM Spa, con ribasso del 7,15%; 9) SOCOMAR non ammessa alla gara per documentazione incompleta. L’impresa dei fratelli COSTANZO, che aveva presentato l’offerta più conveniente per l’amministrazione (37/19% ndr), veniva dichiarata, pertanto, aggiudicataria dei lavori in via provvisoria. Considerato però l’eccessivo ribasso dell’offerta dello stesso COSTANZO, il Genio Civile informava l’assessorato regionale ai LL.PP. di Catanzaro della incongruità dell’offerta eccessivamente in ribasso, che oltre a non tener conto dei costi dei materiali, non giustificava neppure i coefficienti orari d’impiego degli operai e dei mezzi d’opera, rispetto al tipo di lavoro da eseguirsi. (Il rapporto giudiziario continua domani NDR).BAUDI, lei molto presto si renderà conto dell’assoluzione di MALLAMACE, di SANTAPAOLA e della mafia siciliana ottenendo la dirigenza di sua moglie alla Regione e in seguito la sua consulenza sempre con la Regione Calabria. Ora, BAUDI, vuole essere risarcito da me per i danni subiti. Quali danni, BAUDI? Si vergogni! BAUDI! Anche dei suoi contatti con altro bello imbusto. E l’avvocato iscritto all’ordine, ha inondato la città del nulla subito dopo l’assoluzione indecente e stupefacente di suo padre assessore ai LL.PP.-
2/Continua.
Francesco Gangemi
Comments