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L’INCUBO DI PERDERE LA LIBERTA’ E’ FINITO (PER ORA)

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  • 8 dic 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Come milioni di italiani anch’io ho atteso con reale trepidazione che, completate le operazioni di voto, arrivassero le 23 per conoscere, prendendoli però con le pinze, gli exit poll che aprono normalmente le maratone post voto. E quando finalmente con qualche secondo di anticipo è apparso sul video la schermata con la forbice del SI tra il 41-45 e quelle del NO data tra il 55-59 non ho esultato. Da anni, infatti, si registravano discrepanze tra il primo annuncio e quelli successivi, per cui ho preferito attendere per avere la conferma che il pericolo, più che autoritario, del disegno renziano di occupazione del potere, era stato battuto con una valanga di voti espressi con la croce sul NO.

Solo allora ho tirato un sospiro di sollievo sui timori che mi accompagnavano ormai da molto tempo e che erano stati rinfocolati, la mattina del voto dopo la lettura di un pregevole articolo di Giampaolo Pansa su ‘La Verità’ dal titolo abbastanza eloquente “Prove per la costruzione di un dittatore moderno”. Anch’io avevo scritto ripetutamente su questo disegno autoritario ma, non avevo mai ascoltato una sola argomentazione a riguardo da parte dei sostenitori del NO nei dibattiti con gli avversari nelle varie TV, salvo qualche accenno fugace sui pericoli per la democrazia, e quanto veniva dichiarato soprattutto da Berlusconi.

Che il pericolo fosse reale, comunque, è dimostrato dal fatto che ogni operazione attorno alla ‘riforma’ era stata studiata scientificamente, sia per inserire ciò che avrebbe spianato la strada verso la conquista del potere assoluto di Renzi e del suo cerchio magico, che per affrontare adeguatamente lo scontro referendario. Ogni cosa era stata concepita molto prima che venisse messa in pratica come, per esempio, lo stesso titolo della legge, discussa in Parlamento, titolo che poi è stato usato per produrre le ingannevoli domande sulla riduzione dei costi della politica, sulla contrazione delle poltrone, sul bicameralismo paritario, e sulla liquidazione del CNEL, che ci hanno martellato i timpani per mesi e mesi di campagna elettorale.

Lo stesso è avvenuto con la scelta di ridurre solo il Senato della Repubblica mantenendo i 630 membri nella Camera dei deputati, eppure il Cav aveva proposto la riduzione di entrambe le Camere (la prima a 300 e la seconda a 150). La scelta renziana di puntare a ridurre il solo Senato aveva almeno due obiettivi. Spostare l’attenzione sul Senato dei nominati dai Consigli Regionali anziché sui reali motivi che erano sia quello di costruirsi una adeguata maggioranza con l’Italicum modificando la platea di coloro che vengono chiamati ad eleggere il Presidente della Repubblica (previsto con una maggioranza dei 2/3, poi con i 3/5 degli aventi diritto, e infine con i 3/5 dei votanti); di eleggere i membri della Consulta, di competenza di Camera e Senato e del Capo dello Stato, magari, scelto quest’ultimo, nel suo cerchio magico; di tenere anche l’attuale Presidente della Repubblica sotto scacco con un plotone di esecuzione formato da 340 deputati ottenuti alla Camera col premio di ‘maggioranza’ ed di almeno altri 28 al Senato.Ieri sera, però, è finito l’incubo di un Erdogan italiano cattivissimo, per sua stessa ammissione, e l’Italia può ancora sperare di ricostruire la democrazia mutilata ormai da molti anni, dai vari Monti, Letta e Renzi col burattinaio Napolitano, per potere affrontare i nodi veri di questo Paese con l’economia che ristagna, la disoccupazione che non diminuisce, la pressione fiscale che diminuiva solo nella fantasia dell’affabulatore, con un Sud abbandonato nelle mani di incapaci (Campania, Calabria e Sicilia in particolare), e con un’invasione di emigrati che hanno scelto l’Italia come approdo e stanno creando mille problemi.Quando cade un nemico, è normale essere colpiti da un sentimento di pietà, ma ieri sera confesso che questo sentimento non mi è appartenuto, lo sentivo parlare e le sue parole mi suonavano false e ripetitive. Non si può avere pietà per chi ha distrutto il Paese e voleva privarci del bene più prezioso che è patrimonio dell’Occidente, e si chiama ora e sempre LIBERTA’.

Giovanni ALVARO


 
 
 

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