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'NDRANGHETA

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  • 2 dic 2016
  • Tempo di lettura: 5 min

PARTE V

L’ULTIMA BRAVATA DELLA RISVOLTA

Cosa del pentito, da tre miliardi di lire, dai due volti, Lauro. Che a suo dire, si fece consegnare dall’ingegner Musella dei candelotti di dinamite che avrebbe utilizzato nella stazione delle FF.SS. di Gioia Turo ai danni del rapido. Lauro è una specie di pentito che organizzò e diresse il processo Olimpia a suo piacimento, tant’è che molti ‘ndranghetisti, non escluso il capo locale di Tremulini, furono giustiziati dal Tribunale della ‘ndrangheta, i cui nomi sono stati pubblicati dalla nostra Testata. Ci fu un processo presso il Tribunale di Palmi, presenti il Giudice, il PM e Lauro. Qui termina la risvolta. Dr Lombardo, si faccia dare il processo barzelletta.

IL “SACCO COLOMBO”

Il fallimento delle cosiddette grandi opere proposte dal “Pacco Colombo”, che ebbero il pregio d’arricchire politici disonesti e ‘ndrangheta, ve ne furono altre due mai sottoposte a indagini dalla DDA presso il Tribunale di Reggio Calabria. Mi riferisco alla “Diga sul Menta” che avrebbe dovuto servire decine e decine di comuni d’acqua potabile, senza dimenticare una vasta area in cui furono recisi alberi di legno di grande rilievo commerciale, dei quali non s’è saputo a chi andarono e a quale consistente prezzo e/o mazzette. Invece, dopo migliaia di miliardi di lire e poi di euro, abbiamo realizzato una vasca da bagno dentro la quale i politici e la ‘ndrangheta fecero la loro fortuna. Stessa cosa dicasi della diga sul “Metramo”. Eppure, la nostra testata non trascurò d’evidenziare “mafia Calabria”, senza alcun esito giacché il Direttore de “Il Dibattito” non avrebbe dovuto rompere i coglioni ai manovratori. Egli è che dopo il “Pacco Colombo”, corruzione, massoneria e ‘ndrangheta camminarono di pari passo.

SCOPPIANO LE GUERRE DI MAFIA E LO SCONTRO TRA BANDE DI MAGISTRATI

Siamo a Villa San Giovanni. Imerti, detto “il Nano Feroce”, tranquillamente fuori della sua autovettura con autista, parla con altre persone del suo rango, quando una bomba comandata a distanza fornita evidentemente da “Cosa Loro” giacché ancora “cosa di casa nostra” non era in grado d’attivare la tecnologia sperimenta in Sicilia, uccise l’autista d’Imerti, la cui sorella è impiegata al Comune di Villa San Giovanni. In effetti, mentre l’obiettivo da eliminare s’è salvato. Imerti, si convinse che l’attentato fu cosa del clan DE STEFANO. Personalmente o i miei dubbi. L’attentato è stato attuato dalle cosche che avevano interesse a conquistare un ruolo alla pari degli altri clan che dominavano nella provincia e in Calabria. Il primo a cadere sotto il fuoco nemico fu Paolo De Stefano, mentre era alla guida di un motociclo. Pare che quando si accorse dell’esecuzione alzò le mani per significare “non sono stato io”. Da qui si contarono oltre ottocento cadaveri che insanguinarono le strade della città martoriata. Fino a quando, in un albergo di Taormina – così disse Soriero - un boss italo/americano non riunì i capi tra i quali pare vi fosse un ingegnere molto attivo in politica, e si raggiunse la cosiddetta “pax mafiosa”. Il codice del disonore sequestrato negli anni sessanta dal maresciallo della Questura, Aiello in un blitz in Aspro Monte, fu radicalmente aggiornato. Rimase il battezzo di sangue e arena e Sam Michele Arcangelo bruciato, il bacio e le cariche furono livellate fino al grado di “santista”. Fu creata la "Provincia” e i cosiddetti “Locali”. Questi ultimi prevedono la spartizione del territorio in aree geografiche e la nomina di un capo. Le cosche della ridicola metropoli s’irrobustirono nel pizzo e nel doppio pizzo. Le cooperative rosse ebbero un eccezionale ruolo nelle opere fantasma del famigerato decreto Reggio. Il traffico di stupefacenti si sviluppò in particolare nella “Reggio Bene”, e la barca va. Tanto in procura non vi era il procuratore. Oggi, grazie all’impatto coraggioso del PM DDA dr Giuseppe Lombardo, tutti i capi sono in galera. Attenzione, non inventiamo “IL REATO DI NASCITA”. L’ex Prefetto, con le sue interdizioni ha distrutto l’imprenditoria reggina e l’economia oltre ad aver sciolto per mafia moltissimi comuni. Intanto, sento per la seconda volta la puzza della discesa delle cooperative rosse. D’altra parte oltre mille giovani sono scappati dalla ridicola metropoli dove ancora sopravvive a stento solo la popolazione anziana. Invece la corruzione, specie negli enti pubblici, nelle istituzioni locali, regionali e negli enti fantasma sub-regionali, dilagava.

SCOPPIA LA GUERRA TRA BANDE DI MAGISTRATI

Così la definisce l’ispettore ministeriale dr NARDI. Uno dei promotori fu l’attuale procuratore generale di Savona. La banda, CON IN TESTA IL DR VINCENZO MACRÌ

NEL GIOCO BANDITESCO, E’ SCONVOLGENTE IL RUOLO SVOLTO DAL MASSONE NOTAIO, MARRAPODI

Una parte secondaria l’ebbe pure il pentito di non essersi pentito, il ladro Licandro, nella realizzazione del palazzetto dello Sport nell’area di Pentimele, nei confronti de dr VIOLA.

INIZIAMO DALL’ATTIVITA’ IMPRENDITORIALE

Informativa P.G. della Questura di Reggio Calabria. Commissariato Centro. Depositata in cancelleria il 3 giugno 1994. Parliamo della realizzazione del complesso edilizio “RADA AZZURRA”, realizzato dalla “IONIO MARE MASTER S.R.L.”. Il residence è costruito da Marrapodi nell’anno 1980, sotto la stretta sorveglianza del notaio e di tale MAFRICA Angelo. Il N.O. è rilasciato dal Genio Civile, dove operava una squadra di tangentieri, in data 16 aprile 1981, è concesso addirittura prima ancora dell’acquisto del terreno. Infatti, il progetto è redatto dall’ingegner Canale Giuseppe, il 6 gennaio 1981. Il residence è composto da 480 unità abitative, box, ripostigli, posti auto, locale rimessaggio barche. Manca finanche il piano di lottizzazione. Non contento, il MARRAPODI, fa predisporre il progetto per la realizzazione di un importante villaggio turistico/residenziale, in “ROCCA TRIPEPI”, uno dei posti più caratteristici della fascia ionica. Il terreno è acquistato dal dipendente del notaio, MAFRICA dai proprietari Fazio Silvio e Bonani Laura, e da ALOISIO Tommaso e Tripepi Velia, da quest’ultima l’area prende la denominazione “ROCCA”. La progettazione è affidata sempre alla società “IONIO MARE MASTER”, e presuppone un impiego d'ingenti capitali. Marrapodi, cerca d’ottenere dalla CARICAL un mutuo di £. 3.500.000.000. Tale Frangipane Donatello, nato in provincia di CS, e residente in RC, alla Via Villaggio Arghillà Sud. Fatto sta che Marapodi è il procuratore negoziale e si occupa non solo delle pratiche pertinenti la concessione di mutui.

INTERCETTAZIONE INTERVENUTA TRA IL NOTAIO E L’AVV. PIERO MARRAPODI

Con la lettera “N” indichiamo il notaio e con la lettera “P” l’avvocato. “N: Noi, sappiamo, me l’ha detto l’architetto Tuscano che è stato chiamato da coso… un altro che è un fratello di un mafioso che è stato chiamato, gli è stato chiesto <mi dici quando è entrato e quando è uscito da questa società> e quello gli risponde <non sono mai entrato e quindi non sono mai uscito>… questo mi ha detto che hanno chiamato il geometra Gurnari… io nel 1983, i primi ho denunciato Gurnari per avergli pagato mazzette”… P: Gurnari, quello di San Lorenzo? … N: no, il geometra comunale di Bova… inoltre io ho visto questo anonimo nei miei confronti che si è messo a ridere l’inquirente del posto… e da quello sono partiti… io sono veramente inattaccabile (fucilato NDR) e allora questi hanno escogitato di fare una qualcosa, prima l’hanno fatta come informativa dicendo che io ero il mandante della morte di Turi Autelitano, poi hanno tirato fori la causa perché io non pagavo le mazzette… siccome arrivano i militari in Calabria (rivolta NDR), loro li vogliono fare ospitare dai vari personaggi che pagano le mazzette, hai capito?... P: ho capito… N: e che sono mafiosi, vedi che D’URSO (già capo di Gabinetto della Questura di R.C. NDR) se ne è andato da Reggio per questi motivi…”.

Qual è la differenza tra la guerra di mafia, la rivolta di Reggio, e le strategie masso/mafiose di Marrapodi e soci svoltesi parallelamente? Nessuna! Nella prima, sono morti ammazzati circa ottocento mafiosi, nella seconda guerra di corruzione vedremo il coinvolgimento in prima persona di Vincenzo Macrì, di suo cognato dr Mannino, dalla moglie Luisa, e del massone MARRAPODI. Nessuna! Egregio dr Giuseppe Lombardo. Caro popolo bue, ancora hai da imparare tante cose e comunque hai il torto di essere omertoso e raggi sacco del potente di turno. Cari lettori, vi chiedo scusa se sono partito da molto lontano, ho ritenuto che tutti devono sapere. Dr Giuseppe Lombardo, stia sempre attento dietro l’angolo.

FINE PARTE V. CONTINUA

Francesco Gangemi


 
 
 

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