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"NDRANGHETA

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  • 29 nov 2016
  • Tempo di lettura: 5 min

QUINTA PARTE.

Non abbiamo trascurato la ricerca etimologica, nonostante, oserei dire, il mio accanimento, non ho pensato a nulla che mi potesse condurre all’origine. Definiamola organizzazione criminale che per porre in essere i suoi progetti si serve della corruzione, della massoneria deviata e di pezzi collusi dello Stato. Nell’ultimo libro pubblicato, il quarto, dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, si fa cenno alla picciotteria. Il lessico universale fondato da Giovanni TRECCANI, definisce il picciotto (voce siciliana) “giovanotto”. In particolare, i picciotti facevano parte delle bande siciliane che si unirono agli assassini capitanati da Garibaldi per cacciare dalla Sicilia i Borboni. Anno 1860. Sono stati indicati dapprima dal comando garibaldino “Cacciatori dell’Etna”. I giovanotti, furono organizzati da G. La Masa, e coinvolti nella battaglia di Calatafimi, in particolare nella presa di Palermo. Molti picciotti poi entrarono organicamente nelle unità garibaldine e fecero tutta la campagna meridionale fino al Volturno. Il picciotto, è un giovane che ricopre il grado più basso di una cosca mafiosa. L’enciclopedia Rizzoli La Rousse, suggerisce quanto riportato dalla Treccani. L’enciclopedia curata dai professori Mario LESSONA E Francesco COSENTINO, affidata alla Tipografia Sociale Torinese, nel 1926, non ne fa cenno. E’ chiaro che chi scrive non ha né la cultura, né i mezzi né l’esperienza del dr Nicola GRATTERI, pertanto, chiedo scusa ai lettori dei miei limiti.

IL PRIMO FENOMENO

Precede l’organizzazione strutturale della ‘ndrangheta, il sequestro da parte dei delinquenti di San Luca, delle persone benestanti rilasciate dopo il pagamento del riscatto o liberate dalle Forze dell’Ordine. Il fenomeno, se così posso definirlo, è più accentuato in Sardegna. Sino agli anni sessanta, la ‘ndrangheta era di natura agricola. Il boss locale, quale ad esempio don Ntoni Macrì di Siderno, e altri, s’interessa di curare i loro interessi attraverso il ritrovamento di cose rubate. I sanlucoti, ebbero pure una parte importante nel traffico dei rifiuti radioattivi specie nell’affondamento delle carrette del mare nel tratto cosiddetto Capo Spartivento. Pare che vi sia stato un patto tra Stato e i sanlucoti, tant’è che le grotte tra San Luca e Patì sono stivate di rifiuti radioattivi che chiaramente accentuano le patologie tumorali, in tutte quelle zone non escluso Africo e dintorni. Don Ntoni Macrì, fu forse l’unico boss che si oppose al traffico degli stupefacenti e fu ammazzato mentre giocava a bocce e ferito il suo luogotenente. Inoltre, i latenti mafiosi si organizzavano nella vendita dell’olio e delle sigarette.

IL CONFINO DI POLIZIA

Tale misura adottata dal Governo, favorì l’espansione della ‘ndrangheta (ad esempio i Piromalli confinati a Vibo organizzarono la terribile cosca Mancuso) su tutto il territorio nazionale e anche al’estero.

ANNO 1970

E’ il tempo delle regioni a statuto ordinario. In questa città di traditori e di uomini politici corrotti e venduti, la società civile rivendicò legittimamente il capoluogo che le competeva sia storicamente sia geograficamente. Tralascio di citare i libri che già da qualche tempo indicavano la città di Reggio Capoluogo di Regione. I primi tre/quattro giorni a ribellarsi, furono i cittadini. Dopo, della cosiddetta rivolta s’impossessarono associazioni,e sopratutto i cosiddetti “Boia chi molla”. Da quel momento, la violenza mise a ferro e a fuoco la città. Nella rivolta delle barricate e della morte, s’inserirono uomini violenti che determinarono una situazione disastrosa che mise in ginocchio la città, la sua cultura e la sua civiltà millenaria. Se non vi fu uno scontro a fuoco tra manifestati e Polizia di Stato, si deve all’allora Questore, dr Santillo, a Monsignor Ferro e Monsignor Gangemi. Servì la rivolta, invece, a determinati personaggi per indossare la divisa di senatore. L’allora sindaco Battaglia, dopo il ridicolo rapporto alla città, ricevette una telefonata dal capo dei “boia chi molla” dal tenore: “Sono a Roma, aspetto la Polizia per farmi arrestare, se vuoi entrare al Senato, fatti ammanettare pure tu”. Battaglia era un vile e non accettò la proposta. In seguito, vi fu una riunione romana alla quale parteciparono i personaggi invisi della politica nostrana, non escluso il sindaco, e in un ristorante della capitale fu stabilito che il capoluogo andasse alla città dei tre colli e il pennacchio a Reggio. Se poi, come affermano presso la Procura di Reggio, la rivolta fu cosa della ‘ndrangheta a me non risulta. All’epoca il capo del Governo era Colombo che inviò nella nostra città ormai distrutta, carri armati e fucilieri. Alla fine fu una sorta di pace che prevedeva il cosiddetto “Pacchetto, o meglio pacco COLOMBO”. Infatti, il pacco, proposto dal Presidente omosessuale, accettato dalle solite organizzazioni sindacali e dall’allora classe politichese, prevedeva: quarantottomila posti di lavoro nel settore turistico, il V° centro siderurgico in Gioia Tauro quando la siderurgia era in crisi e la materia prima sarebbe dovuta arrivare da molto lontano, la Liquichimica che avrebbe dovuto produrre mangime sintetico per le vacche in Saline Joniche, oltre una colossale costruzione per le officine grandi riparazioni delle FF.SS.

e altra struttura cui non ricordo la denominazione. Orbene, i posti nel settore turistico svanirono in una notte di luna piena. La Liquichimica ebbe il merito di produrre il mangime sintetico che se le lo avessero mangiato le vacche sarebbero morte, perché cancerogeno. Le officine grandi riparazioni non partirono mai poiché le commesse continuarono verso il Nord. Così politici e caporioni si divisero centinaia di miliardi di vecchie lire.

IL V° CENTRO SIDERURGICO

Da questo momento la ‘ndrangheta fa il passo più importante: da agricola si trasforma in industriale. Infatti, l’appalto per lo sterramento è affidato ai Piromalli, collegati alla cosca emergente dei Bellocco e a

quella di Cittanova, mentre dalla parte di Rosarno cresceva a dismisura il clan Pesce e collegati. Il Centro, il cui cosiddetto master plan fu cosa dell’allora sottosegretario Soriero in comunione con l’ASI, di Fragomeni e del direttore amministrativo, detto Ciccio. I due fratelli iniziarono a concedere aree a ditte fantasma del Nord e del centro Italia, che intascavano il denaro pubblico della famigerata 408 e sparivano. Trovò posto finanche l’OTOBREDA, diretta da tale Malvino, in collusione con il ministero degli Interni. Denunciai il malaffare, Malvino mi querelò e poi lo arrestarono. Segretario molto particolare di Malvino, fu il dr Oscar Ielacqua, di recente nominato da quelli della Regione Calabria, Presidente dell’Arpacal, dove chi può ruba e acquista attrezzature scientifiche per decine di milioni di lire. Intanto, il V° Centro continuava a essere costruito e alla fine realizzarono finanche il porto. Arrivò a Gioia Tauro tale Galvano, che assieme agli esponenti di una cosca di Gioia Tauro, fece un sopralluogo ed eccoti la MDC poi trasferita la Conschip. Entrambe società collegate, provenienti dall’Inghilterra. Prodi, all’epoca presidente del Consiglio dopo essersi mangiato l’Iri, ordinò l’allungamento della banchina fino a tre chilometri di metri lineari. I container a oggi si muovono all’interno del porto, pertanto l’occupazione si rese concreta in circa 600 peones e il porto divenne di “TUTTE LE MAFIE”, grazie soprattutto alla corruzione dilagante che permise ogni genere ti traffico sporco. Il primo o l'unico che fece irruzione per la pulizia dei piazzali, fu don Carlos Montesano. Il quale costruì una specie di baracca dove sistemò la figlia e rilasciò la prima fattura per la riparazione di un container prima dell’avvio dell’attività che non ci fu. Non ebbe mai fastidi dalle cosche da qua e al di là di Rosarno. Genio fu don Carlos finanche con il fallimento. Non fu mai indagato e mai di conseguenza arrestato nonostante le mie interminabili inchieste giornalistiche. Anzi. Fui arrestato io! Con i container arriva di tutto e di più. La ‘ndrangheta, collaudata dalla corruzione e dalla massoneria, percorse strade vicine e lontane. Dr Lombardo, auspicabile prossimo procuratore aggiunto, si faccia dare il processo “PORTO”, PM il dr Pennisi, e vedrà che si divertirà a leggere barzellette. Lo faccia, dr Lombardo! E si faccia consegnare dr Lombardo, il processo terminato con l’assoluzione di massa, della costruenda centrale a carbone in Palmi.

5/Continua.

Francesco Gangemi


 
 
 

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