MESSINA-PALERMO
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- 27 nov 2016
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INIZIO PARTE PARTE X°

E’ incomprensibile che un sostituto procuratore presso il Tribunale di Messina, possa avviare un’indagine sulla primaria società de “IL DETECTIVE”, sventrato dalla potente e intoccabile famiglia Basile, da una delibera falsa che il bravo legale della CORIO impugnerà prima dello scadere dei termini di prescrizione, da un già generale, una divisa sporca, della G. di F., tale FORMISANO, e da qualche guardia giurata disonesta. Questi delinquenti di origine incontrollata, si sono, con l'indegna collaborazione di legali venduti che in un paese civile e democratico dovrebbero essere radiati dall’ordine, finanche con complicità di certa magistratura indegna d’indossare la toga e che disonora l’Ordinamento Giudiziario, impossessati, oserei direi manu militari. Pertanto, mi rivolgo al signor Procuratore della Repubblica, già magistrato illustre presso il Tribunale di Catania e già membro qualificato del CSM, affinché faccia luce sulla vicenda dell’Istituto di Vigilanza “Il Detective” e ponga fine agli inganni che maturano finanche all’interno del Tribunale. Signor Procuratore, si renderà conto di quanto mi sono permesso di segnalare alla S. S., nel momento in cui pubblicherò le intercettazioni effettuate dalla P. G. della Guardia di Finanza.
L’IMBROGLIO
Un giornale, fa seguito al precedente articolo dl 18 dicembre 2012, riguardante l'inchiesta di "Edizioni Oggi, “sulle collusioni e gli intrecci fra i poteri forti nella città dello Stretto, significando che la Guardia di Finanza, registrava un'ulteriore conversazione tra Vincenzo Savasta e il vice-prefetto Ciriaco, nella quale interloquiva anche Salvatore Formisano, il quale chiedeva alla dr.ssa Ciriaco lumi relativi al contenuto della comunicazione di avvio del procedimento e precisamente sul punto dove si parlava di sospendere la licenza allo stesso per tutta la durata dell’affitto d’azienda”.
In questa sporca vicenda, a dire del giornalista, è coinvolto uno dei massimi rappresentati della legalità, in altre parole il Vice Prefetto che, in violazione dei propri doveri d’ufficio, comunica notizie alla divisa sporca di tale Formisano e a tale Savasta, altro attore indicente agli ordini dell’onnipotente famiglia Basile. Fino a quando, signor Procuratore di Messina?
E ancora. Il vice prefetto: “La Ciriaco informava il Formisano, che avrebbe mandato tale comunicazione per posta come concordato con il Savasta e riferiva allo stesso di avere consegnato “a loro” (Antonino Romano ed Emanuele Galizia), brevi manu, nella giornata precedente, giacché presenti in Prefettura e il Prefetto aveva disposto l’immediata notifica”. La divisa sporca, addirittura lamenta che la procedura (quale?) avrebbe impedito all’Università (altro imbroglio!) il pagamento, mi si consenta il termine, alla pirateria. Sempre a dire del giornalista, il Vice Prefetto comunica alla divisa sporca che giorno 30 e 31, e il due e tre febbraio “ci sarebbe stata l’udienza del Giudice Iannello e si augura per il bene di tutti e per la salute che il Giudice diceva che l’affitto era illegittimo”. Siamo veramente, mi si lasci passare il termine, nella merda. La divisa sporca, riferisce al Vice Prefetto, dr.ssa Ciriaco, che: “Ieri l’avvocato Grasso dell’avvocatura dello Stato si era pronunciato in modo favorevole, (per cambiare il parere dell’avvocatura, questa volta in loro favore NDR), mentre oggi vedendo questa comunicazione d’avvio di procedimento si era messo un’altra volta tutto sottosopra”. Vale a dire che il Prefetto ha dato parere favorevole all’affitto dell’azienda fatto dal signor Galizia e dal signor Romano Antonino sicché non è propenso a concedere un parere che sia favorevole. La P. G. della Guardia di Finanza, parliamo di divise pulite che onorano il Corpo d’appartenenza, intercetta (poi sarà nostra cura rendere integralmente di pubblica opinione le intercettazioni), riferisce che Vincenzo Savasta, nell’attesa di passare alla divisa sporca la telefonata del Vice Prefetto, dr.ssa Ciriaco, gli chiede se l’avvocato Grasso dell’Avvocatura presso la Procura Generale, è giunto all'Università di Messina, dov’è programmata una riunione tra corrotti. E’ vergognoso, specie per il Ministro dell’Interno, che un Vice Prefetto tranquillizzi la divisa sporca che ancora non sia stata assunta alcuna decisione sull’avvio del procedimento sfavorevole alla pirateria. Infatti, aggiunge il V. Prefetto, che avrebbe dovuto valutare le memorie presentate dalle parti e che: “IL NERO PUO’ DIVENATARE BIANCO E IL BIANCO PUO’ DIVENTARE NERO, NON PENSO CHE ALL’UNIVERSITA’ SONO PERSONE IGNORANTI”.
Siamo a livello di pura mafia, se è vero ed è vero, che “Cosa Loro” è figlia legittima della corruzione. Che sporcizia, signor Procuratore di Messina! Non solo, il Vice Prefetto, dr.ssa Ciriaco, aggiunge: “ a parte che c’erano i pareri favorevoli e noi ci siamo dovuti per forza (quale significato si possa dare a quel “per forza”! NDR) noi, il Prefetto, s’è dovuto muovere in quel senso, perché io sinceramente ero andata dal Prefetto con due avvii di procedimento, uno in cui si diceva: che c’erano i motivi ostativi, perché voi avevate deliberato la revoca dell’affitto d’azienda e un’altra in cui si diceva, invece, che riconoscevamo l’affitto e il Prefetto mi aveva detto: dottoressa per una questione di coerenza, io ho dato i pareri favorevoli che ho ricevuto, devo procedere”.
La sporcizia è sempre più insopportabile. Infatti, in una successiva telefonata intercorsa tra la divisa sporca e la corrotta Vice Prefetta, quest’ultima riferisce alla divisa sporca d’aver parlato con l’altro sporcaccione del direttore amministrativo dell’Ateneo, dr Bilardi, alla presenza dell’avv. Genovese dell’Avvocatura. In altra conversazione – mi ripeto – che pubblicheremo integralmente in modo che l’agrigentino ministro degli Interni, amico del presidente della Giunta siciliana geometra CROCITTA, possa riflettere sul clan BASILE. E non basta certo questa qualità, che è pur assai utile, per sfondare in una regione, la Sicilia, che rottama fior fiore di imprenditori come niente fosse. I Basile hanno santi in paradiso? Se fosse così, non guasterebbe certo. Di sicuro vanta buone relazioni, ha la fiducia dei vertici delle istituzioni, Parlamento e governi regionali, e adotta metodi imbattibili quando partecipa a bandi e gare pubbliche. Può darsi che tra i “santi” in paradiso, potrebbe esserci Angelino Alfano che opererebbe anche in Calabria per il clan Basile.
In altra registrazione, è il colmo, il Savasta della pirateria informa l’avvocato Lo Giudice, legale della signora CORIO, di essersi recato all’università dov’è presente finanche l’avv. Grasso dell’Avvocatura, che avrebbe detto, a dire di Savasta, che non sia moralmente pronto a smentire il parere della Prefettura già acquisito e conseguentemente avrebbe dovuto riflettere. E ancora. Poiché l’università di Tomaselli, mi pare sia stato pure arrestato, non avrebbe potuto versare quanto dovuto a “IL DETECTIVE”, il pirata Savasta suggerisce al legale della signora CORIO di prendere accordi con l’amico Michele Schinella, giornalista venduto della testata locale “Centonove”, per proporre un articolo suggerendogli finanche la titolazione. L’infedele Lo Giudice, risponde che appena torna in città “vedrà”. Lo stesso avvocato informa il Savasta appartenente alla pirateria, d’aver incontrato il suo collega Lo Castro ed Emanuele Galizia, cui propone di pagare i dipendenti de “Il Detective” e incassare il mese di dicembre. Savasta ingoia male quasi a strozzarsi, rimane sulla sua posizione e insiste con l’avv. Lo Giudice a intervenire per la pubblicazione dell’articolo con il suo amico, diciamo, giornalista facendo, altresì, presente che non avrebbero potuto incassare neanche una lira. Lo Giudice, insiste rappresentando al suo interlocutore che i dipendenti se pagati si sarebbero calmati. Nulla da fare. Il membro della pirateria chiede all’avvocato Lo Giudice d’incontrare l’avvocato Grasso dell’Avvocatura per convincerlo poiché nei giorni che seguono avrebbe dovuto esprimere il suo parere. E’ un autentico porcile! La proposta non va in porto e il gruppo si concentra sul sequestro dell’azienda in modo d’essere certo che il giudice civile si sarebbe espresso a favore, ovviamente, del gruppo. Corruzione a tutto campo. Il Savasta, tuttavia invita l’avv. Lo Giudice a esercitare pressione su Grasso, il quale nei giorni che seguono avrebbe dovuto esprimere parere sul pagamento delle fatture da parte dell’Ateneo a favore del gruppo. Non comprendo perché il galantuomo Galizia potesse interferire con un gruppo di mascalzoni.
REGGIO CALABRIA
Nella città del nulla avviene l’incontro presso il Tribunale Amministrativo, tra Galizia, l’avvocato Lo Castro e l’avvocato Lo Giudice. Quest’ultimo propone a Galizia il pagamento degli stipendi al personale de “Il Detective”, che accetta la proposta aggiungendo che si sarebbe fatto garante della signora Daniela Corio a condizione che entrambe le parti in lite avrebbero sollecitato gli enti appaltanti, in particolare l’Ateneo, a sbloccare i pagamenti conseguentemente pagare gli stipendi, e il rimanente delle somme sarebbero state depositate in un libretto infruttifero intestato alla società, che sarebbe stato nella disponibilità di chi avrebbe dovuto gestire l’istituto “Il Detective”. Le proposte non accolgono il parere positivo dei due gruppi, tant’è che Lo Giudice comunica a Galizia che l‘accordo è saltato. Perché? Lo Giudice telefona a Savasta, che ancora una volta si rifiuta a qualsiasi accordo sia per mettere all’angolo Galizia e la signora Daniela Corio sia perché il gruppo non avrebbe avuto la disponibilità a maneggiare e ad abbuffarsi di soldi. Poi, il solito ritornello della pubblicazione sulla testata locale “Centonove”, di un articolo finalizzato a creare confusione specie tra i dipendenti de “Il Detective”. Disonesti! Il Savasta, pur essendo socio di minoranza avendo una quota pari al 5 %, in sostanza ne era divenuto il padrone nonostante facesse parte della KSM con funzioni dirigenziali in comunione con la divisa sporca, Formisano che manco a dirsi è il rappresentante legale de “Il Detective”. Il regista di tale vergogna è l’indomabile famiglia Basile.
IL CENTONOVE SPUTTANA IL GRUPPO CONTRARIO A FORMISANO
Le inesattezze del giornale "Centonove"
MESSINA: CONNIVENZE E SCOMODI PM
Ecco cosa scrive quel giornalista poco limpido del foglio “Centonove”.
-che nelle indagini in cui è stata coinvolta una ben nota istituzione della città di Messina, la società investigativa "Il Detective", non sembrava potesse avere uno sbocco;
-che le indagini affidate alla P. G. da un P. M., deciso a scoperchiare la pentola degli oscuri intrighi che s’intrecciano con la massoneria della cittadina dello Stretto, l'Ateneo universitario, alcuni rappresentanti delle istituzioni giudiziarie, e diversi personaggi che ruotano intorno alla sopra citata società investigativa, vale a dire “Il Detective”. Il magistrato è il dr Antonio Nastasi, il quale per essersi avvicinato fin troppo alla verità, pare sia stato trasferito in altra sede;
-che al centro della questione, vi erano appalti per la sorveglianza all'Università di Messina, circa due milioni di euro che sarebbero stati "trasferiti" senza che se ne riesca a venire a capo.
Testo articolo del 24.02.201
Messina - Rinvio a giudizio di Salvatore Formisano
-che proseguendo nell'inchiesta che vedeva al centro della vicenda una celebre agenzia investigativa, il cui avvio era stato determinato dalle indagini del pm Antonio Nastasi, oggi trasferito perché avrebbe avuto il coraggio di portare alla luce le collusioni fra criminalità, massoneria, università di Messina e rappresentanti delle istituzioni giudiziarie, "Edizioni Oggi", il giornalaio pubblica un documento pervenuto in redazione che attesta il rinvio a giudizio di Formisano Salvatore.
Quanto pubblicato dal redattore di “Edizioni Oggi” di Genova, unico giornale che ha avuto il coraggio, di scrivere la verità dei fatti basandosi esclusivamente sull’ampia documentazione esistente agli atti, attraverso i quali si riscontrava, senza alcuna ombra di dubbio, la veridicità dei fatti.
Sorvoliamo sulle intercettazioni e informative della G. di F., giacché sarà nostra cura riportarle tutte integralmente e fedelmente. Da quanto sopra emerge un’estesa corruzione a tutti i livelli istituzionali non esclusa certa accondiscendente magistratura attraverso peraltro un trasversale intreccio con la massoneria deviata, con avvocati infedeli, con quell’ex generale della Finanza, un‘autentica divisa sporca, e con al centro il clan Basile. Sorprende che la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, competente su Messina ai sensi dell’at.11 del C.P.P., non sia ancora intervenuta per mettere ordine in quel pezzo di magistratura che a quanto pare sia collusa.
X Continua.
Francesco Gangemi
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