LETTERA APERTA DA SAN PIETRO DI CARIDA'
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- 5 nov 2016
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LETTERA APERTA D’UNA CITTADINA DI SAN PIETRO SENZA CARIDA’


Preciso sin da subito che gli atti intimidatori (certi)sono da condannare a prescindere dalla natura,dal fine o dalla destinazione. Su questo non intendo assolutamente discutere.
Mi inquieta il pensiero quando leggo di atti e aggiungo “forse atti” intimidatori all'interno dei locali di un Comune, che da quanto leggo, si sono susseguiti in tempi diversi durante il sindacato di Mario Masso, nel Comune di San Pietro di Caridà. Per ultimo l'incendio del 31/03/16 sviluppatosi nei locali adibiti ad archivio. In consiglio comunale tenutosi nel mese di maggio 2016 in presenza di “expo-nenti” venuti da Reggio e coronato da interviste rilasciate ad alcuni giornali locali, a dire del sindaco, l'atto appare sin da subito doloso e intimidatorio. A qualche ora dall'incendio del 31/03/16, il sindaco afferma al Corriere della Calabria: “… ci stanno rendendo la vita impossibile, facciamo rispettare le regole, forse per questo diamo fastidio a qualcuno, l'unica cosa che posso pensare,è che facendo rispettare le regole,facendo pagare i tributi a tutti,forse stiamo pestando i piedi a qualcuno”. Minchia, signor Tenente! Il Sindaco si ripete nel consiglio n.007/2016, e se ho ben capito, nei locali del Comune pare vi siano stati altri atti “intimidatori”e furti senza scasso. Non è cosa facile rubare senza lo scasso. In quel comune accade. La meraviglia delle meraviglie è quando il sindaco afferma sempre sul Corriere, che sono state sottratte centoventi carte di identità. In “soccorso”del sindaco, more solito, si presentano in comune inquilini del palazzo “Campanella”. Certamente ci troviamo a fronte di un evento straordinario che corona il sindaco di vittimismo perché, manco a dirsi, fa pagare le tasse a tutti, lui compreso. Questa, non la capisco, signor Tenente! Da Reggio metropolitanizzata in meno che vi dico, giungono a piedi dal consiglio regionale e da quello comunale a reggere il moccolo al sindaco. E chi non ha potuto sedersi attorno al tavolo del pianto, ha consegnato messaggi e massaggi ai giornali estimatori del sindaco dei furti senza scasso. Dico, pur pensando il contrario, che rispetto al vile attentato che ha turbato la coscienza pulitissima del sindaco, la condanna universale è giusta! Faccio presenti agli sbadati che il nostro sindaco il sindaco è amico di tutti e di tutto. Vero, infatti, ricordo il suo ultimo comizio in cui si vanta. Come? Urla: basta che alzo la cornetta, e io pago direbbe Totò, e chiamo l'amico ... ah?! Mi viene in mente la pubblicità di qualche anno fa di una nota marca di scarpe che diceva: devi farne di strada bimbo per capire com'è fatto il mondo. Non ci crederete, esponenti regionali e comunali della città metropolitana a Caridà. Quando mai? Se non fosse per l'evento sgradevole sembrerebbe una bella commedia che solo il grande Gaber avrebbe potuto meglio descrivere. Mi verrebbe da pensare che qualcuno cioè il sindaco, abbia fatto tanta strada forse calzando quelle scarpe della pubblicità, e io che credevo si facesse carriera per meriti non ho capito un bel niente. Tant’è che le scarpe le ho acquistate al mercato! Mi chiedo cosa abbiano sofferto quei signori provenienti dai palazzi di Reggio per raggiungere la cornetta facile a San Pietro affrontando con sprezzo della vita le quasi pedemontane che da anni sono pericolose e e prive di segnalazioni. Vero? Si sa che per una “nobile causa, vale la pena il sacrificio supermo di vedere e poi dimenticare quel povero pezzo di Calabria abbandonato da tutti. A proposito,fannullone, delinquente è chiunque commetta atti illeciti e/o lesivi, non capisco tuttavia il sindaco e quanti sin da subito abbiano sparlato di atto intimidatorio. Torniamo all'inizio della commedia. Dopo quintali di solidarietà scaricati dagli amici di Reggio sulla pelle scivolosa del sindaco, da cittadina mi sento terribilmente offesa per le seguenti ragioni. Innanzitutto è disgustoso che il primo e l’ultimo dei cittadini usi l'espressione: STIAMO FACENDO RISPETTTARE LE REGOLE. Quali? Forse la sue? A Caridà le regole e il senso del dovere civico non sono mai mancati, e non è certo Mario Masso a ergersi in cattedra per insegnare il nulla alla comunità. La gran parte delle persone è onesta, e i lavoratori non avvertono il bisogno che il sindaco imponga loro il l’osservanza delle regole giacché i tributi li hanno sempre pagati. Abbiamo sempre tributato, mi si consenta il termine, con rispettoso senso del dovere e senza “scarpette da pubblicità”. Ecco perhcé ritengo inopportuna o addirittura offensiva l’acuta espressione del sindaco. Se qualcuno non ha pagato o non paga sia chiaro che abbia goduto delle particolari agevolazioni che spettino esclusivamente al primo e unico cittadino. Cioè il diritto per opera e virtù dello Spiriti Santo, d’applicare la legge ovverosia le cosiddette regole. Su questo, non si discute. Il sindaco sa che vi sono metodi legali per riscuotere i tributi, e semmai qualcuno non li paga, forse perché il primo e l’ultimo ha inteso beneficiarlo. Punto e a capo. Non so cosa intenda il sindaco quando sbocca: “far rispettare le regole, e abbiamo pestato i piedi a qualcuno”. Se la regola è di abbuonare il pagamento, meglio aggiungere, bonariamente, per usare il termine che piace molto al primo che non sopporta il furto senza scasso, sarebbe più corretto che i tributi con sconti o con altri accordi ai pochi che non li pagano, ritengo non sia il metodo da perseguire! Dimenticavo, in quale bancarotta sono depositati i soldi rivenienti dai tributi? Comunque, il Comune spende per affrontare le cause promosse dai cittadini, una cifra considerevole, e assolutamente credo che se tanti cittadini ricorrano alla denuncia e perché abbiano subito
un danno e non perché “cercano di lucrare”. Che cosa? I cittadini pagano gli avvocati con soldi propri e non si divertono a pagare parcelle legali. Il Sindaco difende talvolta l’indifendibile con soldi pubblici. Mi chiedo inoltre, visto a suo dire che in passato vi siano stati stati altri “atti intimidatori”,come mai,dopo tanti eventi senza scasso nei mesi che precedano l'incendio non si sia provveduto all’istallazione di videocamere? Perché il sindaco non abbia da subito provveduto alla tutela dell'Ente? E non dica che per una questione di sforbiciate alle spese. Il Sindaco sa bene come “spendere in economia i soldi pubblici, naturalmente sempre sotto i 40.000,00euro”. A proposito delle carte d’identità è un mio diritto chiedere al Sindaco, dove e come sono ed erano custodite le carte di identità?
Erano in sicurezza o forse lasciate alla mercé di chiunque? Sindaco, non mi so spiegare perché ignoti abbiano distrutto documenti nell'archivio? Cosa c'era quando l'ultima volta è stato ordinato? E dopo come era protetto il locale? Ciò che è accaduto è molto grave, e mi sento terribilmente offesa dalle sue dichiarazioni rilasciate ai giornali e mi sento offesa anche della Vs. AUTOLODE davanti all'illustre venuto da Reggio che pare sia stato capo dell’ufficio dove lavorava la figlia del primo e l’ultimo. Se così è, altrimenti chiedo scusa al primo e all’ultimo cittadino di San Pietro. E ancora. Tutti saremmo capaci a far “impresa edile” con i soldi pubblici! Lei, primo e ultimo, ha elargito parole infarcite di disonestà alla comunità che sopravvive in un paese dove la criminalità non esiste e tuttavia predisposta a pronti a non pagare i tributi. Allora, il nostro è un paese da Educare a far Rispettare le Regole di chitarrella. Un paese dove lei, primo e ultimo, s’è dovuto imporre con fermezza per far pagare i tributi (parole sue, pronunciate nel consiglio n.007/2016). Insomma, un paese dove qualcuno s’è improvvisato incendiario per non pagare i tributi! Mi faccia il piacere. Onestamente mi sembrano sciocchezze le sue! Meno male che è arrivato Super Mario ad educarci.
Afferma finanche, sempre nella splendida e irripetibile occasione che i cittadini negli uffici sono serviti in tempo reale. Non esageri sindaco, da quel che so, il tempo reale in qualche caso è diventato storia secolare! Mi chiedo ancora e sempre perché mai si sarebbe dovuto dar fuoco all'archivio comunale e mettere a repentaglio la vita di persone all'interno dei locali. Lei afferma che i fatti sono sempre accaduti in sua assenza, fortunato lei che al famoso consiglio n.007/2016, dichiara che è sempre assente quando accadono fatti di fuoco. Meno male. Sono preoccupata seriamente perché fatti così a San Pietro di Caridà non sono mai accaduti.
L'archivio di un Ente locale, assolve una reale funzione di “servizio al cittadino”, un interesse fondamentale per il patrimonio culturale del singolo e della collettività e andava tutelato. Complimenti e speriamo che mai più venga in mente a qualcuno di incendiare l'archivio, specie se ci sono atti, delibere, mandati di pagamento o quanto altro utile alla trasparenza o alla legalità tanto decantata e vantata.
Una cittadina di San Pietro di Caridà.
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