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AEROPORTO FU “TITO MINITTI” RASPUTIN

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  • 25 ott 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

A seguito dei mancati versamenti dovuti dai soci istituzionali SOGAS SPA, il C. di A., presidente sua eccellenza Bagnato, espressione del piccolo uomo politicante Raspa, con il magico compito di badare alla sgangherata società che negli ultimi anni, non è che fossero migliori i precedenti, è stata derubata dai due compari,

il CTU Carlo Alberto Porcino e il dottore avvocato Calarco. Pure questi due campioni con l’asta, è “cosa” del piccolo uomo. Sua Eccellenza convoca l’assemblea dei soci fantasma, con un solo punto all’ordine del giorno: la nomina del liquidatore. E’ fu cosi che in data 3 ottobre 2016, dagli onerosi lavori dell’assemblea, spunta quasi all’alba il nome di Bernardo Femia, quale liquidatore del nulla. Da non dimenticare che nel corso e ricorso pesantissimo lavoro dei soci, tra i nomi programmati vi è Condello. Il quale ha esperienza come commissario nei comuni, non escluso quello di Palazzo San Giorgio Extra. Invece, alcuni soci, oramai stanchi e grondanti di sudore per la delicatezza del compito, ripiegano coraggiosamente sui due giovani consiglieri, i dottori Berti e Basile. La proposta è condivisibile. Il piccolo uomo, sul quale ricade il peso del fallimento dello scalo, si oppone giacché non tollera che i due volenterosi giovani si fossero energicamente opposti alla sua sconnessa prepotenza e strafottenza. Che cosa pretende signori della Corte, il piccolo uomo? Che il bilancio pertinente l’anno 2015, presentato nel 2016, registrasse una perdita di non oltre i due milioni di euro, poiché tal ennesimo taroccamento avrebbe garantito i suoi compari PORCINO e CALARCO da un ennesimo falso in bilancio. Sta di fatto che dai due milioni di perdite falsamente riportate in bilancio, con il benestare del collegio sindacale, in particolare dal decano Pensabene,

tanto per favorire i due compari di cui il CTU pascola generosamente nella sezione fallimentare del Tribunale di Reggio, s‘è passati nell’anno successivo a circa dieci milioni. Che poi non sarebbero stati dieci, bensì 14/15, come fanno sapere persone bene informate. La “cosa” infastidisce il piccolo uomo a scaricare la sua bile sui due giovani consiglieri. A quel punto della faticosa riunione, il piccolo uomo, s’incazza e urla: decido io e soltanto io, il liquidatore si chiamerà FEMIA, presidente dell’ordine dei commercialisti del quale ho scritto con i tasti mielati. FEMIA, la mia vuole essere una stravaganza, avrebbe dovuto coprire le ruberie dei due compari tanto che presuma che sarebbe stata sufficiente una coperta patrimoniale molta sporca per avvolgere la melma con la quale i due compari hanno lastricato la pavimentazione dell’aerostazione.

Presto il liquidatore comprende che la coperta non sarebbe stata sufficiente e da bianco in viso si trasforma in nero. Così nero che ordina ai post holder d’abbassare lo stipendio con il benestare del sindacato UGL TA. Il giorno successivo, FEMIA avrebbe ricevuto l’ordine dal piccolo uomo a non toccare le prebende specie quelle dell’ingegnere, uno dei cinque, Luca Federico, sposo dell’ex consigliera del C. di A. che tifa per l’AVR che sta completando GA/GA. Da non toccare nemmeno la prebenda del veterano Carmelo Romeo, che pare sia esperto nel suonare il tamburello e l’organetto tant’è che prima d’essere premiato dal generoso CTU Carlo Alberto Porcino, durante la festa della Patrona di R

eggio, nei pressi della Piazza del Duomo, intonasse la tarantella. Insomma, per momentaneamente terminare, la responsabilità del disastro dello scalo è tutta del piccolo uomo che auspichiamo risponda a chi spetta, penalmente assieme ai suoi due compari.


A presto, limoni neri.




 
 
 

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