PALERMO-MESSINA
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- 13 ott 2016
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Dottor Lo Forte, solo Lei potrà ridare dignità all’Ordinamento Giudiziario e sconfiggere “cosa loro” della famiglia Basile

Il Signor Galizia tiene a precisare facendo riferimento alla denuncia del 6 giugno
2007, che egli non sarebbe potuto essere considerato parte soccombente poiché i reati sarebbero dovuti essere contestati esclusivamente nei confronti di Corio Daniela, Cristina e Natala nonostante l’investigatore non avesse specificato in quali contestazioni sarebbero incorse le sorelle Corio. Il Galizia precisa altresì che alla data del 4 novembre 2009, data in ci il Luogotenente della G. di F. rendeva informazioni al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Messina sullo stato delle indagini, non era coinvolto in alcuna violazione di legge poiché era stato nominato amministratore de “Il Detective”, dal mese di agosto dell’anno 2007, e né fosse coinvolta le Corio Daniela, la quale addirittura in quell’epoca avesse ricevuto gravi minacce.
L’INFORMATIVA DELLA FINANZA
Pone in rilievo un profilo di massima importanza avendo affermato che: “… prima d’illustrare nel dettaglio le risultanze investigative ottenute dalle indagini tecniche, occorreva sottolineare lo spessore morale delle persone interessate alla vicenda, che avevano presentato documenti di dubbia validità legale alla Prefettura di Messina, traendo in inganno i Funzionari e lo stesso Prefetto …”. Inoltre, la P. G. delegata alle indagini con informativa trasmessa alla Procura il 9 giugno 2008, e con altra trasmessa il
12 novembre 2008, attesta che gli imbroglioni fossero manovrati dal palermitano Basile. Il quale, come si avrà modo d’illustrare, s’impossessò attraverso i suoi uomini del disonore de “Il Detective”, facendo ricorso a testimoni di comodo “… per il loro interesse e nello stesso tempo concordato testimonianze con altri soggetti da rendere innanzi al Tribunale civile di Messina…”. Sempre nell’informativa del 18 giugno 2008, la P. G. fa riferimento ad una intercettazione ambientale tra l’avv. LO Giudice e Savasta Vincenzo nel corso della quale quest’ultimo esprimeva preoccupazioni su quanto la signora Corio avrebbe potuto riferire al Procuratore, dr Lo Forte, e che addirittura non avrebbero esitato a ricorre alla stampa amica al fine di discreditare i legittimi proprietari de “IL Detective”. La P.G., attraverso delle intercettazioni, informava la Procura dei continui contatti telefonici tra il giornalista di un foglio locale “Il Centonove”, tale Michele Spinella e il Savasta a dimostrazione che quest’ultimo fosse nella possibilità di gestire certa stampa a suo piacimento allo scopo di mettere in cattiva luce sia il Galizia sia la Corio Daniela.
I TRAFSERIMENTI DEI PP. MM.
Dottore Lo Forte, mi rivolgo a Lei quale Procuratore della Repubblica, per chiederLe, ritengo sia un mio diritto di cittadino e di giornalista, se fosse a conoscenza dei trasferimenti di quei incorruttibili PP. MM., il dr Nastasi e dr.ssa Adriana Ciglio, i quali stavano indagando sulla banda di delinquenti manovrati dal Basile sostituendoli con altre requirenti che si sono trovati a decifrare fatti complessi e circostanze di non poco conto sotto il sotto il profilo penale. Riportiamo di seguito la stizza che tale improvvida decisione ha provocato in alcuni giornali pubblicati nella città di Genova.ditoriali
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10 maggio 2012
Monte Paschi - Antonio Nastasi, lo scomodo pm venuto da Messina
Il magistrato che attualmente sta coordinando le indagini sulla Banca Monte Paschi di Siena, ovvero il sostituto procuratore Antonio Nastasi, viene dalla Procura di Messina, a causa di un trasferimento che molti indicano come una sorta di "punizione" per avere osato scoperchiare un pentolone bollente, con le indagini sulle tangenti all'Università di Messina che lo ha portato a scoprire imbrogli, sotterfugi, politica corrotta, infiltrazione della massoneria. Non è un segreto che la cittadina sullo Stretto sia un territorio con una forte presenza massonica, e sarebbero stato proprio quei poteri oscuri a determinare il trasferimento di Nastasi e con lui di altri magistrati come Vito dio Giorgio e Angelo Cavallo. Trasferiti prima all'Antimafia e quindi abbandonare le inchieste che stavano portando avanti. Il fatto è che spesso, in Sicilia, mafia e politica convergono, e a Messina in particolare si dice che buonaparte delle "convergenze" avvenga sotto lo sguardo vigile della massoneria. Nulla di provato, certamente, solo supposizioni. E Nastasi riprende le inchieste che, prese da altri e diversi punti di vista, appunto, convergono verso gli stessi obiettivi: gli appalti all'Università di Messina, sviluppati in una voluminosa documentazione, con tanto di intercettazioni telefoniche, che partirono da un concorso truccato alla facoltà di Veterinaria. Da qui ulteriori indagini sulla gestione dei fondi regionali che nell'estate 2007 avevano portato all'arresto di cinque persone e alla sospensione del Rettore, con successiva condanna di sei persone.E' solo uno dei tanti casi che Nastasi aveva sviluppato alla Procura di Messina e poi alla Direzione Distrettuale Antimafia, ma agisce anche a Milazzo, dove fa arrestare diversi personaggi con l'accusa di collusione con la mafia per attività di appalti. L'elenco sarebbe davvero lungo. In ogni caso, dallo Stretto giunge il provvedimento di trasferimento in Toscana, alla Procura di Siena, dove il pm adesso sta conducendo l'indagine forse più importante della sua carriera, sul terzo maggior polo bancario italiano, sotto inchiesta per aggiotaggio e per avere "giocato sporco" sul mercato e sulla Borsa internazionale in merito alla acquisizione della Banca Antonveneta avvenuta nel 2008. Un affare da oltre 10 miliardi di euro. *** So che Lei, dr Lo Forte, quando espletava le sue funzioni in quel di Palermo, con l’arrivo di un nuovo procuratore abbandonò il caput mundi schierandosi dalla parte giusta. Mi riferiscono al dr Pignatone che quando transitava nei corridoi il povero dr Falcone chiudeva la porta del suo ufficio per evitare finanche di vederlo. Di conseguenza, immagino che tali manovre che inquinino la giustizia, non fossero a sua conoscenza e tale circostanza m’inquieta di più. Inoltre, stimato dr Lo Forte, tenga presente che il bravo e incorruttibile Luogotenente incaricato allo svolgimento delle indagini, si ammalò gravemente sicché non fu nelle condizioni neanche di assistere e deporre nelle varie udienze. *** MESSINA: CONNIVENZE E SCOMODI PM –Le inchieste Nastasi, Cavallo e Di Giorgio (Alcuni coraggiosi magistrati hanno cercato di venire a capo degli oscuri collegamenti fra massoneria, politica, criminalità e vertici dell’Università all’ombra dello Stretto)Tra le altre cose il giornalista scrive:- che le indagini condotte dal Dr. Antonio Nastasi, avevano messo in luce gli intrecci di un gruppo di personaggi che ruotavano intorno alla società di vigilanza “Il Detective”, che per anni aveva svolto servizio presso l'università di Messina”;- che detti intrecci avevano coinvolto dirigenti dell'Università, della Prefettura componentidell’avvocatura dello Stato di Messina, banche ed in particolare la Monte Dei Paschi di Siena.- che Il predetto magistrato aveva ufficialmente dichiarato negli atti delle indagini medesime "che la società “Il Detective” sarebbe stata tutelata dalle sue indagini.- che al contrario, dopo il trasferimento del giudice la società “il Detective” andava in rovina senza alcuna tutela da parte della magistratura, malgrado le persone sulle quali indagava il magistrato, si erano insediate alla guida della stessa con una assemblea dei soci della quale dichiaravano una maggioranza del 123%, come solo a Messina poteva accadere. MESSINA: CONNIVENZE E SCOMODI PM La società “Il Detective” e le indagini della ProcuraLe inchieste su massoneria, mafia, politica e ambienti universitari coinvolgono una rinomata azienda. Ma nulla è come sembra e intanto i magistrati vengono allontanati Tra le altre cose il giornalista scrive:“- che con l’allontanamento di magistrati come Nastasi, Cavallo e Di Giorgio, tutto tornava come prima e peggio di prima. - che Il Rettore dell’Università, Tommasello, era ancora al proprio posto;- che per quanto riguarda le vicissitudini della società ”Il Detective”, immediatamente dopo l’allontanamento del giudice Nastasi, gli attuali amministratori, erano stati fatti oggetto di indagini quantomeno discutibili, tutte concluse con rinvii a giudizio, per il semplice fatto di avere osato ostacolare personaggi appartenenti alla “Messina che conta”…- che alla società concorrente “K.S.M.”, erano andati tutti gli appalti in essere alla società “Il Detective”, e per la quale tutti si davano da fare ivi comprese Prefettura, Procura ed altre istituzioni; - che le persone che avevano cercato in tutti i modi di ostacolare la "casta", credendo e collaborando nella giustizia, sono quindi stati a loro volta indagate e perseguitate;- che allo stato attuale, si stava cercando di insabbiare quanto emerso dall'indagine svolta dal pm Nastasi e dai suoi collaboratori, con continue richieste di archiviazione, malgrado insistevano agli atti 18 faldoni di attività di indagine, soprattutto correlate da intercettazioni telefoniche e ambientali fra i diretti interessati;- che proprio a seguito di tali indagini il Antonio Nastasi aveva definito tali personaggi di uno spessore tale da indurre in errore un Prefetto, di pilotare i processi civili con testimoni e testimonianze false e di gestire la stampa locale nei confronti della controparte.” Messina - Le indagini del procuratore Nastasi Un magistrato coraggioso, una società investigativa, l’ateneo di Messina, giornalisti compiacenti: un’inchiesta dalle mille sfaccettature…Tra le altre cose il giornalista scrive:“-che le vicende processuali, della società “Il Detective Srl” , avevano inizio, seguito di una denuncia-querela, inoltrata il 6 giugno 2007, alla Procura Della Repubblica di Messina presso il Tribunale di Messina; -che la predetta denuncia delineava un quadro della situazione relativa agli interessi economici, che avevano avuto determinati personaggi, nella gestione dell’azienda;-che nel corso delle indagini l’attenzione dei magistrati, e in particolare del procuratore Antonio Nastasi, fra le altre cose, si accentrava su sospette movimentazioni bancarie per diversi milioni di euro che erano state fatte nei conti correnti societari presso l’agenzia di Messina del Monte Dei Paschi di Siena;-che le indagini del giudice Nastasi, venivano estese anche presso l’Università di Messina per il coinvolgimento dello stesso ateneo per quanto atteneva le gare d’appalto, con particolare riferimento alla moglie dell’attuale rettore, Carmela Grasso, nonché alla locale Prefettura per il coinvolgimento di alcuni funzionari;-che fra le prove documentali pubbliche, il giornalista rappresentava un documento del Tribunale di Messina, con il quale veniva rigettata, la richiesta di sequestro preventivo dell’azienda avanzata dai denuncianti ( Il signor Galizia e i soci sostenitori), con la motivazione che “ poichè le finalità probatorie sottese a tale richiesta erano in atto adeguatamente garantite da attività investigativa equipollente (quale l'acquisizione in copia conforme della documentazione bancaria rilevante e l'esame dei documenti bancari afferenti i rapporti finanziari tra le parti).-che inoltre insisteva altro procedimento penale in via di svolgimento, le imputazioni riguardavano il vice prefetto Maria Gabriella Ciriago, la funzionaria di Prefettura Grazia La Malfa, erano per i reati previsti e puniti dagli art. 110, 81, 326 c.p. in quanto in concorso tra loro con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, commessi anche in tempi diversi, la Ciriago, nella qualità di funzionario- Viceprefetto aggiunto – della Prefettura di Messina, la La Malfa nella qualità di funzionario Amministrativo con mansioni esecutive della Prefettura di Messina, violavano i doveri inerenti alle funzioni e al servizio, rivelando al Savasta l'esistenza ed il contenuto di due denunce presentate da Daniela Corio nei mesi di gennaio e febbraio 2008 contro di lui e depositate alla Procura della Repubblica di Messina e per conoscenza alla Prefettura. -che l’inchiesta continuava fra numerose prove che lasciano poco spazio a dubbi, fra cui i verbali di numerose intercettazioni telefoniche e note ufficiali delle indagini svolte da magistrati che non si facevano intimidire dalla mostruosità del sistema, che pazientemente erano arrivati a sbrogliare la matassa e, proprio quando erano sul punto di afferrare il filo conduttore giusto, erano stati oggetto di un provvedimento di trasferimento di un tempismo decisamente sospetto… MESSINA: CONNIVENZE E SCOMODI PM Messina - Intercettazioni, processi... e nulla di fatto -Continua l'inchiesta di "Edizioni Oggi" sulle indagini del giudice Nastasi, che rivelano fatti incresciosi sfociati in procedimenti giudiziari presso il Tribunale di MessinaTra le altre cose il giornalista scrive: -che nel corso del 2007 e 2008 la Guardia di Finanza svolgeva accertamenti su mandato del giudice Antonio Nastasi, con il coinvolgimento della società investigative "Il Detective";-che le indagini venivano svolte servendosi anche di intercettazioni ambientali a su tale Vincenzo Savasta e Giuseppe Marisca, commercialista;-che l'intercettazione era avvenuta il 19 dicembre 2007, in quanto quelgiorno presso il Tribunale di Messina vi era stata una udienza civile dove il giudice delegato doveva sentire gli informatori indicati da Vincenzo Savasta nell’ambito del procedimento civile avente per oggetto il sequestro cautelativo nei confronti dello stesso, per un ammanco di cassa accertato di oltre due milioni di euro, imputabili al suo operato nella gestione della società "Il Detective". -che gli informatori indicati da Savasta, erano lo stesso Giuseppe Marisca (commercialista), Maria Russo e Salvatore Privitera. -che praticamente si erano messi d’accordo su cosa dire al Magistrato quel giorno in udienza per giustificare il Savasta Vincenzo, circa l’ammanco di cassa dei due milioni di euro;-che la Polizia Tributaria dimostrava inoltre che Vincenzo Savasta aveva tentato di "pilotare" a proprio vantaggio il procedimento giudiziario in questione, grazie ad accordi per false testimonianze, e si sarebbe anche appropriato della somma di 2 milioni di euro.; -che addirittura a seguito delle trame di Vincenzo Savasta, il Tribunale Civile, in merito allo stesso procedimento emetteva sentenza definitiva in favore dello stesso Savasta e condannava la signora Daniela Corio e la società, al pagamento delle spese processuali;-che non era possibile, quanto era avvenuto dal momento che vi era in corso un procedimento penale, che vedeva, per lo stesso procedimento civile, imputati l’avvocato Antonino Lo Giudice, il Commercialista Marisca Giuseppe e Salvatoree Privitera, nel procedimento penale 3950/2007;-che la sentenza definitiva, si basava proprio sulle false dichiarazioni rese dai imputati. e che non si spiegava il motivo per il quale a Vincenzo Savasta non era stato contestato il medesimo reato, in concorso con gli informatori, dal momento in cui le false testimonianze erano state fatte in suo favore;-che a margine di tali fatti, che si erano svolti nelle ultime settimane, per una strana serie di coincidenze il Consiglio dei Ministri aveva sciolto per contiguità mafiosa il Comune di Reggio Calabria, trasferendo inoltre il Prefetto di Messina, Francesco Alecci, da Messina a L'Aquila. MESSINA: CONNIVENZE E SCOMODI PMMessina - Influenze di spicco nelle indagini della Procura? Gli investigatori coordinati dal magistrato Antonio Savasta identificano pesanti influenze nelle inchieste su criminalità, politica e massoneria locale...Tra le altre cose il giornalista scrive:- che gli investigatori del giudice Antonio Nastasi, che conducevano le indagini sui collegamenti fra giustizia/procura, criminalità organizzata e massoneria nell'ambiente che conta della Messina-bene, ad un certo punto si trovano davanti alle prove inequivocabili di influenze e coinvolgimenti di personaggi che si potrebbero senza tema di smentita definire "di spicco". - che alcuni di questi pare appartenevano, alla massoneria;- che una di queste persone sarebbe stato l’avvocato Antonino Lo Giudice, che secondo le indagini e i verbali della Procura, poteva essere identificato come il "regista" o uno dei principali protagonisti delle male fatte del gruppo;- che le indagini indicherebbero il predetto quale personaggio determinante, giungendo persino a preparare atti di dubbia validità da sottoporre al Prefetto della città e per disporre false assemblee e indurre in errore i magistrati del Tribunale Civile, anche con false testimonianze, rese dallo stesso o attraverso testimoni di comodo;- che il Lo Giudice sarebbe stato, inoltre l’anello di congiungimento del gruppo, per quanto atteneva i rapporti con le istituzioni dello Stato, ovvero Tribunale, Prefettura, Avvocatura Distrettuale, stampa, università, e altro.- che Il giudice Antonio Nastasi, non a caso, si era fatto garante per la salvaguardia della società investigativa "Il Detective", in quanto lui stesso era sicuro del suo operato proprio a seguito del voluminoso materiale probatorio che aveva raccolto nella fase delle indagini;- che ad un certo punto il giudice Nastasi, veniva improvvisamente trasferito a Siena, lontano dalla Sicilia, motivo per cui tutto si fermava e il materiale probatorio raccolto dal Dr. Nastasi che aveva garantito la assoluta veridicità, non era mai stato verificato nel modo giusto da chi lo aveva sostituito e che allo stato, lo stesso materiale, rischiava di essere eliminato del tutto per prescrizione;- che ad ogni udienza, in corso , gli avvocati della controparte si stavano battendo per rendere invalido tutto il predetto materiale e soprattutto tutta l’attività svolta attraverso le operazioni di intercettazione telefonica ed ambientale, motivo per cui il tutto sarebbe finito nel dimenticatoio e i personaggi di spicco della massoneria messinese avevano vinto ancora una volta a scapito di chi invece è stato vittima delle loro stesse congiure.- che a questo punto dell’inchiesta, per ogni appartenente alla “casta intoccabile”, avrebbe pubblicato tutti gli episodi salienti, che si sarebbero riscontrati dall’attività di indagine, episodio per episodio, a dimostrazione della grave laguna emersa, a seguito dei gravi reati che si riscontrano a carico di un gruppo di associati per delinquere, rispetto a quelli poi effettivamente contestati;- che in merito, l’avvocato Antonino Lo Giudice, malgrado tra le altre cose imputato di falsa testimonianza, unitamente al commercialista Giuseppe e Marisca e Salvatore Privitera , in relazione al procedimento civile intentato nei confronti di Vincenzo Savasta , per l’ammanco di cassa di due milioni di euro, dopo avere rilasciato tale falsa a discapito dell’azienda che aveva sempre rappresentato quale legale, tranne, naturalmente il periodo di gestione dello scrivente, si presentava in azienda unitamente al Formisano Salvatore per eseguire il sequestro della stessa “ da questi e tutta la combriccola ottenuto oltre alla presentazione del falso verbale di delibera di revoca unilaterale dell’affitto d’azienda, soprattutto con la falsa delibera del 10.12.2007nella quale si attestavano una maggioranza del del 123% e con la quale entravano nella gestione della società a discapito e danno dello scrivente.”- che al contrario, a riprova degli interessi comuni del gruppo, Formisano, non appena insediatosi illegittimamente alla guida della società, premiava l’avvocato Antonio Lo Giudice, con compensi di oltre 400mila euro nel biennio 2008- 2009;- che quanto sopra, lo si poteva rilevare dalla perizia tecnica fatta dal consulente della società, Giovanni Di Giacomo, in relazione anche ad altre sospette movimentazioni bancarie effettuate dal medesimo Formisano.- che certamente , le ingenti somme concesse all’avvocato Antonino Lo giudice, non evidenziate dal perito del Tribunale di Messina Corrado Taormina, lasciano supporre seri dubbi, circa la destinazione delle stesse somme.- che una cosa appariva assai certa era che il gruppo aveva intenzione di recuperare quanti più soldi possibile, per poi procedere alla chiusura della società e il tutto sotto i riflettori di chi sarebbe giunto in sostituzione del giudice Nastasi;- che quanto sopra pubblicato veniva avvalorato, dalle numerose intercettazioni telefoniche, tra il gruppo di persone interessate; - che con riserva di pubblicare altre trascrizioni di intercettazioni telefoniche, allo stato si pubblica una intercettazione telefonica tra Vincenzo Savasta e l’avvocato Antonino Lo Giudice, registrata nell’ambito del procedimento penale nr.3950/2007 alle ore 12.54 del 23.12.2007, che si riscontra, trascritta nell’informativa della Guardia di Finanza del 07.04.2008. - che il Vincenzo Savasta, malgrado socio di minoranza della società "Il Detective" con il 5% lavorava indebitamente per fare transitare tutti gli appalti in essere alla società concorrente la K.S.M., e che pur non avendo avuto alcun incarico nella società stessa "Il Detective", tuttavia ne decidesse le sorti unitamente all’avvocato Antonino Lo Giudice.;- La stessa Guardia di Finanza, nel riassumere le conversazione registrate, da un asseriva che il contenuto delle stesse, metteva in evidenza il “modus operandi” dell’avvocato Antonino Lo Giudice e di Vincenzo Savasta.= = = = = = = = = = = =Messina - Le accuse a funzionari delle istituzioni Le indagini iniziate dal pm Antonio Nastasi e dai suoi collaboratori portano a procedimenti giudiziari nei confronti di rappresentanti dello Stato...Tra le altre cose il giornalista scrive:- Che con il procedimento penale n.3950/2007, la Procura di Messina aveva rinviato a giudizio alcuni insospettabili rappresentanti di quelle istituzioni, che avrebbero dovuto garantire il corretto svolgimento delle inchieste e soprattutto il rispetto delle leggi in vigore;- che uno degli imputati era infatti il Vice-Prefetto Aggiunto Maria Gabriela Ciriago, la quale, in virtù della posizione occupata nel servizio presso la Prefettura di Messina, nella qualità di responsabile dei procedimenti amministrativi conseguenti alla richiesta di voltura della licenza a favore di Salvatore Formisano nonché a quella di ampliamento della licenza presentata da Antonino Romano, in forza dell’affitto di azienda operato dalla agenzia di investigazioni "Il Detective", avrebbe violato i doveri inerenti alle funzioni e al servizio, rivelando a Carmelo Castorina notizie riservate d’ufficio che dovevano rimanere segrete, consegnando al medesimo non meglio identificati documenti attinenti ai predetti provvedimenti, che lo stesso avrebbe dovuto successivamente fare sparire. - che inoltre insisteva altro procedimento penale in via di svolgimento, presso il Tribunale di Messina, n.2677/2010 RG GIP come da ordinanza di rinvio a giudizio,ancora nei confronti di Maria Gabriella Ciriago, e di Vincenzo Savasta, Grazie La Malfa, Antonino Barbera, Giovanni D'Angelo, Riccardo Di Blasi, Daniela Corio ed Emanuele Corrado Galizia;- che le imputazioni che riguardavano il vice prefetto Ciriago e la funzionaria di Prefettura La Malfa, erano per i reati previsti e puniti dagli art. 110, 81, 326 c.p. perchè, in concorso tra loro con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, commessi anche in tempi diversi, la Ciriago, nella qualità di funzionario- Viceprefetto aggiunto – della Prefettura di Messina, la La Malfa nella qualità di funzionario Amministrativo con mansioni esecutive della Prefettura di Messina, violando i doveri inerenti alle funzioni e al servizio, rivelavano presumibilmente intorno al 16 giugno 2008, al Savasta l'esistenza ed il contenuto di due denunce presentate da Daniela Corio nei mesi di gennaio e febbraio 2008 contro di lui e depositate alla Procura della Repubblica di Messina e per conoscenza alla Prefettura.- che il Savasta e Di Blasi dovevano rispondere del reato previsto e punito dagli art. 110 e 326 c.p. perchè il Di Blasi, nella qualità di Carabiniere in servizio nella sezione di Polizia Giudiziaria del Tribunale di Messina, violando i doveri inerenti alle funzioni ed al servizio, rivelava a Savasta notizie inerenti il procedimento penale nr 3950/07 R.G.N.R. Modello 21, informandolo sullo stato delle indagini in corso e su eventuali sviluppo delle stesse.- che non poteva non tenersi conto, come i capi di imputazione, relativi ad entrambi i predetti procedimenti penali, senza alcun dubbio, non rispecchiavano nella maniera più assoluta, la vera realtà dei fatti, come pure, stranamente,non toccavano personaggi che dalle stesse rivelazioni di atti d'Ufficio o da gravi azioni od omissioni, da parte dei funzionari di Prefettura, avevano avuto un tornaconto personale, malgrado ampiamente e inconfutabilmente emerso e riscontrato dall'attività di Polizia Giudiziaria su delega della stessa autorità inquirente, attraverso prove documentali e tecniche, con l'ausilio di intercettazioni telefoniche importanti, tra i diretti interessati. - che tutto ciò diveniva inaccettabile, sia per i danni subiti dalla società, ridotta al completo tracollo sia per quelli subiti dalla signora Corio Daniela e dal Signor Galizia Emanuele Corrado, i quali erano entrambi determinati a fare valere le proprie ragioni, in qualsiasi sede, eventualmente si rendeva necessario e nei confronti di chiunque si sia reso responsabile di fatti di natura penale o civile;- che nella complessa vicenda societaria, la parte avversa, senza alcuna ombra di dubbio, grazie alle “gravi complicità” accertate, era stata inopinatamente avvantaggiata, al punto tale di accaparrarsi indebitamente la gestione della società, a discapito dell’altra parte, con l’aggravante che detta gestione, come dimostrato dalle stesse conclusioni indagini, era intesa solo ai fini di interessi personali, e sopratutto di vendette personali del signor Savasta Vincenzo, che doveva portare, con la complicità degli altri, alla distruzione completa della medesima azienda, con la perdita di tutti gli appalti in essere a favore della società concorrente la K.S.M. S.p.a., dove nel contempo riservatamente il Savasta si era “accasato”, il tutto, come era stato annunciato nelle varie denunce sporte dalla signora Corio Daniela e dal Signor Galizia Emanuele Corrado e come puntualmente verificatosi.- che emergeva chiaramente, che sin dall’insorgere delle controversie societarie, qualsiasi atto d’iniziativa o no, intrapreso dalla signora Corio Daniela o dal signor Galizia Emanuele o dalla Prefettura medesima, come pure presso la Procura Della Repubblica di Messina, Tribunale Civile e Penale, veniva immediatamente rivelato alla controparte, e addirittura venivano programmate e studiate, iniziative e strategie varie, a cui partecipavano in primo luogo i funzionari di Prefettura, in maniera tanto incisiva, da determinare l’esito finale di ogni vicenda, naturalmente a favore della medesima controparte. ***Dottore L Forte, non conosco la data in cui Lei ha preso possesso della Procura messinese, so invece che Lei potrà finalmente smascherare le ingiustizie perpetrate da certa magistratura ai danni de “Il Detective”, punire i colpevoli e ripristinare la legalità. Soprattutto, spezzare il circuito della corruzione della famiglia Basile, la quale sconvolge con metodi di “cosa loro”, finanche certa avvocatura così ridando dignità all’Ordinamento Giudiziario.
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