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MAMMA CHE MAMMA SANTISSIMA A PROSITO DEL PROCESSO “OLIMPIA” IL SIGNOR LASER LAURO, A CHI HA CONSEGNA

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  • 5 ott 2016
  • Tempo di lettura: 5 min

Innanzitutto, signor Lauro, chiariamo una cosa. Almeno per quanto mi riguarda, è molto vitale. Lei sa, signor Lauro, che non faccio parte di congreghe politico/mafiose. Conosco, per averli letti, i codici che disciplinano le varie mafie, e i comitati d’affari. Mi sono fatto una buona cultura sul pentitismo individuale e di massa. Ho una discreta cognizione di come girano le cose sotto le tende e gli accampamenti riservati agli incontri. Alle confidenze, alle dichiarazioni orientate dalla luna piena, o mezza o a spicchi. Di luna, ovviamente.
Lei signor Lauro, tanto per intenderci, ha fatto il suo sporco gioco. L’ha saputo condurre con intelligenza, sia pure criminale. Ha ottenuto la benedizione di alcuni dottori della magistratura requirente. Ha incassato tre miliardi per avviare un'onesta attività commerciale. Durante il periodo di protezione. Come vedremo più avanti, si è dato al volontariato internazionale di droga. Ha mandato a farsi fottere mezza città. Ha, soprattutto, sporcato con scarso successo, quelle toghe pulite vittime predestinate delle faide che arricchiscono il nostro, e non soltanto, Tribunale. E’ stato bravo. Ha preso per i fondelli tutti, compresi i suoi colleghi pentiti e no. Ha strappato i chiodi dalla tomba del preside Zaccone, per impossessarsi dell’agenda contenete i nomi dei massoni invisibili. L’ha consegnata a Fiume? E questi a chi l’ha data? Si è guadagnata, signor Lauro, la benevolenza dei giudici di sorveglianza. Dei giudici requirenti. E’ stato assolto da ultimo e preso per i fondelli i Destefaniani con il laser che ha strappato le mutande alla Reggio Bene, accucciata nelle cassette di sicurezza della Cassa di Risparmio. Buscetta legifera con l’autorità che gli è propria: l’uomo d’onore non solo non mente, ma quando ascolta e riferisce da e ad altri colleghi affinché ne facciano l’uso improprio. Giura sul codice d’onore ovvero sul vangelo e sulla bibbia. Le dico di più e di meglio, signor Lauro. Il signor Balduccio di Maggio, quel suo collega al bacio perugina, ottiene soltanto quattrocentomilioni di lire, oltre stipendio mensile e la casa. Il signor Gaspare Mutolo, riceve un premio di lire cinquecentomilioni. Altri, oltre alla protezione fino alla settima generazione, rubano ai contribuenti per il tramite dei servizi, banconote di tutto rispetto. Mai tuttavia superiore alla sua ricompensa, signor, Lauro. Lei, signor Lauro, è quasi a ridosso del commendatore Buscetta, il pentito storico di mafia al chewing-gum. E poi, lei, lo Stato e i terribili procuratori, quali sentimenti coltivati nelle vostre valvole cardiache sul fronte mortale di Carabinieri e Poliziotti? Niente! Le vedove? Si portano dentro il cuore spezzato, il dolore per tutta la vita e oltre. Una modesta buonuscita. Poi il silenzio. E’ necessario che vivano i pentiti non i Poliziotti ei Carabinieri. Questi possono e devono morire. Come Contrada. Così come dovevano morire Borsellino, Falcone e molti altri magistrati. Cassarà, Russo. E allora, per finire, signor Lauro, accetti i miei complimenti ai quali si uniscono tutti i contribuenti d’Italia e d’oltreoceano, estensibili al signor Brusca, che dopo avere sciolto un bambino nell’acido, è libero finanche per villeggiare nei paesi europei. Almeno dica signor Lauro, chi è il depositario di quell'agenda.
QUELLA LETTERA AL COLONNELLO
Signor Lauro, ha scritto una lettera all’ambiguo Colonnello Pellegrini, con la quale lei, signor Lauro, è stata per la seconda volta “iniziato”. Mi congratulo con lei per le giuste vibrazioni impresse al pennino. Per la punteggiatura che non ha precedenti, Buscetta a parte, nel paradiso del pentitismo. D’altronde lei, signor Lauro, ha anche vestito i panni del manager avendo gestito egregiamente un autosalone avviato di vendita di macchine rubate, e pertanto l’inchiostro è il suo mestiere. Così come il maneggio del laser. E’ stato pure un ottimo prestigiatore poiché riusciva a fare scomparire con un colpo di “manica” le agendine. Non va poi sottaciuta l’opera umanitaria dal lei prestata nel volontariato del commercio della droga. Torniamo a quella lettera. Come dicevo, segna la sua seconda “iniziazione” di beato. Dall’esimio, in apertura di pergamena, chiude con i suoi “più cordiali saluti”. Non doveva farlo. Signor Lauro. Al signore distinto si porgono distinti saluti. Come le è venuto in mente la “cordialità”, sinonimo di amorevolezza? E, infine, quel “P.S.” che ricorda il sacrificio dei fratelli Bandiera? Lei, signor Lauro, già sapeva a quale anello attaccare l’asino. Infatti, chiede quasi ingenuamente di concordare la data di partenza degli avvenimenti delittuosi suggerendo “maggio 1982, omicidio dell’ing. Gennaro Musella”. E da qui a scorrere fino a dieci anni in avanti. Certo, signor Lauro, mettere le mani avanti non guasta. E lei, le ha messe. Anche i piedi. Infatti, sono stati superati velocemente tutti gli ostacoli fino ad arrivare all’hotel di San Pietro in Reggio dove, attraverso utili scambi di idee, poteva, come ha fatto, incuneare gli ultimi tasselli nel mosaico di “quel gruppo di assassini che ha perso la testa”. A dire il vero la sua, signor Lauro, terza “iniziazione”.
Voglio aggiungere la lodevole iniziativa dell’allora capitano dei ROS Sinico, che assieme ai suoi colleghi, operava nella caserma d Modena, sita al Viale Calabria. Obiettivo: “sanitopoli” e “il sacco di Reggio”. Due iniziative giudiziarie lanciate da Boemi. Avete acquisito tutti i nostri giornali, dove erano riportate le nostre inchieste sui due obiettivi che Sinico e Boemi avrebbero voluto raggiungere. Sono stato ascoltato dalla DIA per oltre un mese e le mie dichiarazioni risultarono, dopo i dovuti accertamenti, veritieri in particolare sulle schifose ruberie degli Ospedali Disuniti, dell’ospedale Morelli e del sacco di Reggio. Orbene, le due inchieste si afflosciarono alla guisa di un palloncino punto da un ago. In quell'occasione ebbi l’opportunità di conoscere l’allora maggiore dei Carabinieri, De Donno, e il comandante generale, Giampaolo Ganzer. Ogni giorno il brigadiere dell’Aglio veniva a trovarmi in Redazione e spesso incontravo Sinico o in redazione o alla caserma. Preventivai al capitano che le inchieste sarebbero finite nella mondezza. E così fu. Boemi, in sostanza entrò in stato confusionale. Ogni giorno attendevamo la sua sparata: il PCI mi spinge ad arrestare Falcomatà. E altre balle. Seppi che il Sinico incontrò Audino – assolto con formula piena dalla Corte d’Appello presieduta da Rombolà, accolta con tripudio dai presenti – nella spiaggia del sultano per chiedergli informazioni su Falcomatà. Audino che poi, come altri suoi colleghi usciti indenni dall’Olimpia, fu giustiziato dal tribunale della ‘ndrangheta. Da quel momento ho compreso la stupidità del capitano che mi girò le spalle in segno di stupida vendetta. Boemi, pensionato, fu assunto mi pare da Loiero e confermato da Scoplelliti, quale consulente alla Regione. In seguito tentò la scalata a sindaco di Palmi, bocciato con la percentuale del 20%. Egregio, dr Lombardo, questi i fautori inconsapevoli che determinarono “mammasantissima”. Nel proseguiemento della mia inchiesta giornalistica, Le fornirò altri spunti, dr Lombardo. E non mi stanco di suggerirgli si stare attento e guardare sempre dietro l’angolo.

Nostra inchiesta. Continua.

Francesco Gangemi



 
 
 

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