PALERMO – MESSINA Nostra inchiesta. Continua dai n. precedenti.
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- 30 set 2016
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La famiglia predatrice Basile avverte l’imperiosa necessità di conquistare tutti gli istituti di vigilanza ricorrendo all’aggressione mafiosa di latri, quale ad esempio “Il Detective”, operante nella città di Messina. Non disdegna la grande famiglia d’usare i metodi forti servendosi di generali in pensione, di ex funzionari di Polizia, di ruffiani, portaborse e sciacqua trippa. D’altronde all’interno della KSM palermitana sono presenti rapinatori, mafiosi purosangue, delatori e reggi sacco. Ritorniamo al curatore che provvedeva esclusivamente agli affari. Ovviamente, suoi!
IL CURATORE Si chiama Savasta Vincenzo e nel corso della sua disonesta attività nell’istituto”Il Detective”, ha la faccia di bronzo d’affermare alla presenza di testimoni “… d’avere i fascicoli riguardanti le indagini condotte dalla G. di F.; d’avere contezza della delibera falsa cui rimandiamo ai precedenti articoli …”. In sostanza, il Savasta si sarebbe appropriato di due milioni di euro e avrebbe voluto estorcere altri due ai legittimi proprietari. I quali depositano in danno del galantuomo curatore, denuncia querela presso la Procura della Repubblica di Messina. Per il Savasta, la querela è soltanto uno scherzo. Ha compreso, dr Lo Forte, Procuratore? Ed è nulla. Il Savasta con la sua azione di responsabilità scarica l’ammanco addirittura sul signor Galizia in solidale con l’altro campione, il Formisano e suoi alleati che i legittimi proprietari hanno sempre ostacolato e avversato.
Il FORMISANO Si accaparra della gestione societaria, agevolato proprio dal cosiddetto curatore, ed entrambi virtualmente ammazzano sia il signor Galizia sia la coraggiosa signora Corio Daniela. L’ex generale non si occupa e si preoccupa di recuperare l’ammanco dei due milioni di euro che il Savasta con un gioco di prestigio fa scomparire dalla contabilità perché è da lui manipolato a dovere a tal punto da cancellare le responsabilità del corrotto e viepiù scivola l’ammanco sulle spalle del signor Galizia e della signora Corio Daniela. Non solo. Nel corso della gestione dell’ex generale, lui falsifica i bilanci societari allo scopo di giustificare i notevoli movimenti bancari di denaro facendoli apparire quali “partite di girotondo” non solo per giustificare l’ammanco prodotto dal Savasta addirittura riversando i reati sulle persone del signor Galizia e della signora Corio Daniela.
LA SOLLECITUDINE DEL PUBBLICO MINISTERO Il requirente, chiede il rinvio a giudizio del curatore fallimentare, avv. Filippo Di Stefano e parte offesa il signor Galizia e la signora Corio Daniela. L’incriminazione, in cui è parte offesa e indagata, è dovuta alla denuncia querela presentata dalla socia Corio Natala che prima abbandona il C. di A. Presieduto dal signor Galizia per transitare in quello alla cui presidenza v’è il Formisano. Fatto sta che una volta resasi conto di essere raggirata dall’ex generale, si dimette e propone una dettagliata e documentata querela denuncia in danno appunto del presidente Formisano e dei suoi amatissimi collaboratori con contestuale discolpa di Galizia e di Corio Daniela. Quest’ultima nonostante parte offesa è indagata nel procedimento promosso dal Formisano. Comunque m’è difficile quasi incomprensibile come la signora Corio Daniela per gli stessi reati contestati al generale e alla sua combriccola possa essere rinviata a giudizio su querela mendace formulata dal Formisano. Accade quando la giustizia scivola sul bagnato. Come se non bastasse, in sede d’udienza preliminare, è volutamente, almeno suppongo, assente il curatore fallimentare che peraltro non si costituisce parte civile in rappresentanza della società. Tanto basta ai legali della parte incriminata per sostenere davanti al GUP un vizio di forma, accolto dal giudice per l’udienza preliminare che chiede il proscioglimento degli imputati. Domanda: perché il PM e i legali della Corio Daniela e di Galizia non chiedono al GUP il rinvio del procedimento per l’incriminazione da parte del PM delegato del curatore fallimentare che dolosamente non si costituisce in giudizio e addirittura non è presente all’udienza? Misteri della giustizia o non è stato per dimenticanza citato dalla Corio Natala? Se così fu perché i legali della parte offesa non hanno visionato il fascicolo, prima o durante il dibattimento? E la cronaca giudiziaria non trova respiro poiché gli incriminati denunciano per diffamazione e calunnia la Corio Natala. Meglio di così non poteva andare, è vero generale? Peraltro, i fatti delittuosi denunciati dalla signora Natala sono talmente gravi da essere perseguibili d’ufficio. E la cronaca continua finanche nei procedimenti civili per vizi insanabili di costituzione da parte del Galizia e della signora Corio Daniela. Mi sembra di capire che il PM delegato alle indagini sia il dr Antonino Nastasi, che avrebbe confermato gli illeciti penali della controparte, emersi dalla denuncia querela della signora Natala e dunque perseguibili d’ufficio. Così non fu! Tutti i tentativi della signora Natala volti a essere ascoltata dalla Procura, non trovano ristoro.
I RISCONTRI Nei fascicoli depositati in Procura pertinenti reati penali e quelli civili depositati presso il Tribunale, si evidenzia: - Il 6 giugno 2007, le socie Corio Antonino IL DETECTIVE SRL, signore Corio Daniela, Cristina e Natala, depositano la prima denuncia querela presso la Procura della Repubblica di Messina, nei confronti di Savasta Vincenzo, Corio Antonina, Lenci Marco marito di quest’ultima, Previtera Salvatore e Russo Mariella, riguardante ipotesi di reati per associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, truffa, circonvenzione d’incapace e forse sequestro di persona. La procura assegna il caso al sostituto dr Antonino Nastasi, che delega l'indagine alla P. G. della G. di F.- Una volta espletate, il PM istaura procedimento n. 3590/07, avendo ravvisato corposi interessi economico/finanziari da parte di personaggi definiti di “RILEVANTI SPESSORE”. Il sostituto, prende a base degli eventuali reati contestabili ai denunciati, l’informativa redatta il 4 novembre 2009, dal Luogotenente della G. di F., Smedile Giuseppe, inviata al Procuratore della Repubblica, con la quale rappresenta che: - dapprima la P.G. si avvale delle contestazioni dei reati, contenute nelle denunce dei querelanti e delle loro dichiarazioni, rese a verbale; e che i riscontri confermano elementi di reati anche a loro carico. Il regista senza dubbio è Basile che vuole impadronirsi, com’è accaduto, dell’Istituto di Vigilanza “Il Detective”. Dottor LO FORTE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Messina, Lei proviene da Palermo, città corrotta in tutte le latitudini dalla potente e strafottente famiglia Basile. A parte le dovute eccezioni. Certamente, come dimostreremo nel proseguimento della nostra inchiesta, dr Lo Forte si renderà conto, se già non ha preso contezza, del bordello a livello dell’avvocatura impegnata dai querelanti e dai querelati sia in fase difensiva sia in sede d’accusa. La domanda che il cittadino onesto si pone da qualche tempo, è se la giustizia funzioni, se la legge sia rispettata, se i processi terminino nel nome del popolo italiano che non conta nulla. Nella fattispecie, Lei, dottor Lo Forte, è l’unico magistrato che potrà ristabilire la veridicità e di conseguenza restituire il maltolto al legittimo proprietario dell’Istituto, vessato appunto dalla regia della strafottente famiglia Basile. Che da molto tempo ha superato allegramente i confini della legalità. Anzi. Non li mai osservati. Allora, pensiamo che neppure un soffio rompa la tranquillità fasulla dello stagno? E’ vero che il giudice può essere garantista o tiranno? Plutarco ricorda agli stupidi che le leggi sono ragnatele che rimangono salde quando vi urta qualcosa di molle e leggero, mentre una cosa più grossa la sfonda e sfugge. Fino a quando? Per evitare pruriti da querela rammento a me stesso, cosa disse alla camera dei deputati Togliatti, il 13.12.1963: “La magistratura è un organo indipendente. Essa però non è un organo sovrano. La sovranità appartiene al popolo e per esso al parlamento. La critica dell’operato della magistratura, pertanto, è sempre legittima ed esercitarla costituisce anche una garanzia contro atti di aperta e scandalosa violazione dell’immunità parlamentare”. E non solo, aggiungo.
Parte quarta. Continua.
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