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PALERMO – IL CASO GIUNTA VALENTINA ROSARIO BASILE CORROMPE IL CONSULENTE PER LA MANIPOLAZIONE DEI TA

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  • 28 set 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

Nostra inchiesta. Continua dai n. precdenti.

Le rappresaglie in danno della signorina Valentina, continuano all’insegna dell’intimidazione di tipo mafioso nell’intento di farla abortire sia pure in modo traumatico. Fatto sta che la vittima, il 26 marzo 2014, alle 12.11, si reca presso la stazione dei Carabinieri di Palermo e sporge denuncia, raccolta a verbale da Maresciallo Barletta Giandomenico. Valentina riferisce che un giorno tra lunedì e venerdì sta rientrando a casa alle ore 00.20, quando giunta nei pressi della sua abitazione, un uomo la ferma, la minaccia di morte e l’intima di seguirla senza emettere urli. La vittima presume sia una rapina ed essendo una partoriente per evitare il peggio consegna al suo aggressore la borsa e le chiavi dell’auto. Insomma, Valentina pur di tutelare la creatura che porta in grembo è disposta a perdere quei pochi beni cui dispone. Il malvivente trattiene la borsa e le sbatte in faccia le chiavi dell’auto e sempre sotto minaccia la prende dal braccio imponendole di seguirlo. La vittima comprende subito quali siano le intenzioni e tenta di svincolarsi dalla presa. A quel punto il mafioso la prende per i capelli, la scaraventa a terra e la trascina facendola cadere con la pancia sull’aiuola imbracata da cemento, nell’intento di farla traumaticamente abortire. Quella maledetta sera piove. La poveretta è ricoperta di fango. L’energumeno inizia a picchiarla con calci e pugni. La malcapitata urla e gli abitanti del luogo in cui si consuma la miserabile aggressione, si affacciano dalle finestre e gridano contro il delinquente che si dà alla fuga. La vittima si rialza da terra e scappa verso la propria abitazione e una volta raggiunta, suo padre la soccorre e la trasporta subito al pronto soccorso dell’ospedale civico, dove chiama i Carabinieri che le rispondono che già si trovano sul luogo dell’aggressione avendo ricevuto telefonate e cercano di rintracciarla. I militi raggiungono la vittima al pronto soccorso, dove è sottoposta subito a controllo ginecologico. Una volta abbandonato il reparto, Valentina invece di rimanere nel nosocomio, rassicurata dai medici che il bambino non abbia subito danni, si fa consegnare il referto e se ne torna a casa scortata dai militi. I quali cercano di rintracciare il mascalzone responsabile di quella infame azione che aveva la finalità, mi ripeto, di fare abortire traumaticamente la vittima. Così agisce una mamma coraggiosa a tutela del figlio che porta in grembo. Valentina vede in faccia l’aggressore nonostante cerchi di coprirsi il volto con il bavero del giubbotto colore verde, tipo bomber, che indossa. Lo descrive: età circa anni trentacinque, altezza approssimativamente un metro e 65 centimetri, carnagione olivastra, occhi castani, senza barba e baffi, un paio di jeans chiari, scarpe da ginnastica cui non ricorda il colore. La vittima presume che l’aggressore sia della zona o di villaggio Santa Rosalia e parla in stretto dialetto palermitano. Il Maresciallo, sottopone a Valentina un album contenente 540 foto segnaletiche impostando come filtro l’altezza, l’età e l’area geografica per mezzo del sistema informativo WEBLASE. L’esito è negativo. Consegna al Comandante della Stazione il referto medico e Valentina conferma: “... d’essere stata vittima di lesioni personali il giorno 25 marzo 2014, alle ore 00,20, in pubblica via. Il fatto avviene in Palermo, alla Via Gustavo Roccella, al civico 10. Si riserva la costituzione di parte civile nell’istaurando processo penale e sporge formale querela nei confronti dei responsabili dei reati che si possano ravvisare nei fatti esposti e ne chiede la punizione”. Basile Rosario, non soddisfatto dei calci e dei cazzotti inflitti dai suoi sgherri a Valentina, riesce finanche a manipolare i tabulati delle intercettazioni telefoniche. Altro reato molto grave ancora non punito, presumo, dalla magistratura palermitana. Accade che la vittima per l’ennesima volta si presenti davanti al Maresciallo, Cassarà, per denunciare il manipolatore delle intercettazioni telefoniche fatte su balorda iniziativa dell’avv. Rosario, responsabile delle intimidazioni mafiose in danno della mamma di suo figlio. Del figlio di Rosario. Il 17.07.2015, la Valentina denuncia ai Carabinieri, nella persona del comandate della Stazione Oreto, e premette che pende causa civile presso Il Tribunale di Palermo – fascicolo NRG n.18135/2014 - nei confronti dell’avv. Rosario Basile, maggiore azionista della KSM, per il suo riconoscimento, dell’avvocato, di suo figlio BRYAN Giunta, nato da un rapporto extraconiugale. Orbene, l’avvocato afferma disonestamente che il bambino non è suo figlio. Il legale di Rosario tramite lo studio Milazzo, deposita una memoria acquisita dall’avv. di Valentina che le fornisce copia. In quella memoria smemorata si scrive della messaggistica SMS redatta da un infedele consulente tecnico, tale LO PRESTI Salvatore, titolare della ditta RED SOLUTION, con sede sociale in Caltanissetta alla Via San Giovanni Bosco, al civico 164. I risultati sono falsi! Infatti, il manipolatore su commissione, afferma che dall’utenza di Valentina 388188111, il 13.01.2015, ore 16.35, è pervenuto un SMS alla SMARTPHONE IPHONE 6 associato all’utenza 3473402572 della KSM, in uso a Rosario Basile, dal seguente tenore: “anche se il figlio non è il tuo sempre i soldi mi devi dare… mettiamo d’accordo, telefonami e evitiamo scandali”. In sostanza, Valentina non ha inviato a Rosario Basile il messaggio falsificato dal cosiddetto consulente e di conseguenza sporge denuncia querela in modo che i magistrati scoprano la verità e facciano chiarezza. La vittima allega alla denuncia l’incartamento in suo possesso e nei confronti dei responsabili dei reati ne chiede la punizione. Valentina si riserva la costituzione di parte civile per il riconoscimento dei danni ricevuti. Ci riserviamo di pubblicare i tabulati falsi. Non sono a conoscenza se la magistratura abbia punito i due colpevoli, invece mi fa schifo il comportamento sia del consulente sia di Rosario Basile, da annoverare nell’ambito di persone che presumano di poter corrompere tutti con i loro sporchi soldi, e che rientrino, i colpevoli, a pieno titolo nell’associazione punibile dall’art. 416 bis del codice penale.

Al prossimo, limoni neri.


 
 
 

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