top of page
Cerca

I GIORNI DELLA CIVETTA

  • -
  • 11 set 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Fin dalle origini della storia dell’Italia unita il principio di legalità si è rivelato tema centrale nella vita pubblica, così come avveniva nei primi dibattimenti parlamentari del nuovo stato unitario come testimoniato a far data da Stefano Jacini sottoponeva l'inquietante quesito che […] C’è un’Italia reale che non è l’Italia legale, e che tende anzi a ribellarsi a quest’ultima. L’Italia reale, se non si saprà prevenirla ed appagarla con intelligenza, finirà per vincere e per foggiarsi, per una via o per un’altra […] . Tanto si è discusso e chissà per quanto tempo tale tema sarà oggetto di analisi insieme a tutto ciò che ruota intorno a tale sistema. Così anche per quanto concerne quella linea sottile che fa da cuscinetto tra i vari sistemi, organizzazioni mafiose ed affaristiche poste al bivio tra l’illegalità legittima o la legittimità illegale. Da queste cifre "I giorni della civetta" e tale titolo ricalca ricalca al plurale il romanzo che diede la fama a Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta” ma anche dei tanti nomi che si sono battuti per il trionfo della legalità ed hanno pagato con la propria vita, indicata come la via maestra per sconfiggere quel malessere che impediva ed impedisce ogni possibilità di riscatto sociale e culturale delle regioni meridionali, penalizzandone ogni scatto verso lo sviluppo. Tra questi autori il letterato siciliano Leonardo Sciascia che è stato oggetto di analisi di una conversazione, organizzato dal Circolo Culturale “L'Agorà”, inserita nel contesto de “I giorni della civetta”. Il relatore Antonino Megali nel corso del suo intervento ha evidenziato in alcuni passaggi il percorso culturale, sociale ed umano della figura di Sciascia, come l'auto-epitaffio che ha voluto fosse scritto sulla sua tomba: “Ha contraddetto e si è contraddetto “. L’impegno civile di Sciascia si manifestò nella vita pubblica e politica del nostro Paese. Nel 1975 fu eletto come indipendente nelle liste del partito comunista alle elezioni comunali di Palermo; nel 1977 si schierò con coloro che si rifiutavano di fare i giudici popolari in un processo contro le brigate rosse; nel 1979 fu candidato alle elezioni politiche nelle liste del partito radicale ; nel 1983 lo vediamo sostenitore fin dall’inizio dell’innocenza di Enzo Tortora. Lasciò poi la politica attiva dopo il 1979 (non sono uno scrittore ingaggiato). Il relatore nel ricordo di Sciascia ha concluso ricordando quanto scrisse Indro Montanelli nello stenderne il necrologio:” Sciascia ci ha detto addio alla Sciascia : senza una parola. (…) Era siciliano fino al midollo; e, come tutti i siciliani veraci, combattuto fra l’amore della sua terra com’è e l’odio perché è com’è.(…) Una volta chiesi a un suo compaesano, che sicuramente se ne intendeva, come mai la mafia consentiva a Sciascia di continuare a denunziarne pubblicamente fatti e misfatti. Risposta: “Perché la mafia sa distinguere gli uomini di rispetto dai quacquaracquà . E Sciascia anche se nemico, sempre uomo di rispetto è”.


Antonello


 
 
 

Comments


bottom of page