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Palermo: il caso Valentina Giunta. La mamma non si ferma e senza sosta denuncia gli sgherri del padr

  • Francesco Gangemi
  • 25 ago 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Nostra inchiesta. Continua dai numeri precedenti. Innanzitutto, egregia signorina Valentina, lei cerchi d’essere più sensibile nei miei riguardi. Risponda al telefono, oppure m’informi a mezzo mail cosa sia accaduto al signor Gioacchino Mattiolo. La ringrazio anticipatamente.

Il 6 novembre 2014, alle ore 17.00, Valentina si trova nella Caserma dei Carabinieri di Oreto, davanti al Maresciallo, Cassarà. Il quale sottopone la denunciante a una ricognizione fotografica per l’eventuale riconoscimento dei due soggetti di sesso maschile che “l’avrebbero” (scrive il ricevente la querela) minacciata nel mese di luglio 2014 in Palermo, alla Via Fra Pantaleo,11, all’interno della KSM, società di proprietà della famiglia Basile, nel piano seminterrato. Intanto, Valentina conferma il contenuto della sua denuncia fatta giorno 30 del mese di luglio 2014, e conferma la descrizione dei due soggetti che l’hanno minacciata. Chi sono? Uno di nome Di Paola Francesco Paolo, nato a Palermo 15.08.1954, corporatura magra, altezza un metro e 80, capelli castani quasi rossicci per via della tintura che suole usare il giovanotto, carnagione chiara e occhi castani. L’altro giovanotto è un uomo robusto, alto circa un metro e 50/60, capelli brizzolati molto corti di colore castano, occhi scuri e volto “tondo”. Valentina conferma al Maresciallo di non aver visto i due giovanotti né prima né dopo le minacce ricevute. Dopo i preliminari, il Maresciallo esibisce a Valentina un fascicolo contenente venti fotografie di soggetti ovviamente maschi riconducibili alla descrizione fornita dalla denunciante. La Valentina esamina con attenzione le foto a colori riprodotte sul computer e: “Riconosco come colui che si è qualificato come Di Paola Francesco, sedicente cugino dell’avvocato Rosario Basile, il soggetto ritratto all’effige n.11 e come colui che si presentò col nome di <Maurizio>, la persona ritratta all’effige n.20”. La Valentina è invitata ad apporre la propria firma sotto le foto dei giovanotti che ha riconosciuto dopo aver stampato Il fascicolo in bianco e nero. Il Maresciallo aggiunge che una copia sarà trasmessa all’A.G., una trattenuta agli atti dell’ufficio e una consegnata alla Valentina orfana del documento fotografico.

E’ chiaro che i due giovanotti riconosciuti dalla denunciante sono dei delinquenti. I quali minacciano, in nome e per conto di Rosario BASILE e all’interno della KSM, la signorina Valentina con i modi già resi noti nella precedente denuncia già pubblicata. Se tali comportamenti non sono tipicamente mafiosi, gli associati sono angeli senza ali e quelli che “concorrono”, sono preti travestiti da monache vergini. E’ giusto chiedersi: la magistratura che è a conoscenza di tali gravi fatti commessi con il consenso di Rosario BASILE, come mai non abbia proposto ad arrestarli e processarli assieme al mandante? Misteri palermitani!


 
 
 

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