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Testimone di giustizia, Franzè Francesca

  • Francesco Gangemi
  • 20 ago 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

“Dottor Francesco Gangemi. FRANZE’ FRANCESCA Nata a Vibo Valentia, residente località protetta così chiamata da un organo fatiscente chiamato servizio centrale di protezione.

DENUNCIA PUBBLICA

Sono la testimone di Giustizia Franzé Francesca divenuta tale dall’anno 2005 insieme a mio marito Grasso Giuseppe. Siamo due testimoni, che hanno sempre collaborato attivamente con la magistratura antimafia e sempre testimoniato nei diversi processi di mafia in cui noi eravamo e siamo parte civile ma anche in processi dove veniamo chiamati come persone informate sui fatti. Se da un lato siamo ritenuti preziosi per l’apporto dato contro la mafia dall’altro lato siamo attaccati da un sistema chiamato servizio di protezione. Già nel 2005 si ebbe la prima esperienza con questi signori <<CRIMINALI>> . Lo ribadisco perché con le loro leggi interne riescono a distruggerti piano, piano. Hanno un filo sottile tra legalità e illegalità! E poi devo dire dalla mia esperienza che attaccano solo i testimoni, o meglio chi non riescono con i loro messaggi sottili fra le righe chi non deve testimoniare. Non parlo per supposizioni, ma con dati di fatto. In più di un processo di mafia hanno ostacolato con ogni mezzo la nostra testimonianza scrivendo emerite stronzate e solo per la mia e quella di mio marito caparbietà siamo arrivati nei processi da soli. Cito solo uno: chiamati a testimoniare nel processo Purgatorio giorni prima il servizio tutela non c’era proprio la mattina del processo un certo Spenati (?) telefonicamente ci riferiva che il servizio di protezione aveva scritto alla locale Questura di Vibo di non scortarci. Se non sarebbe per i nostri avvocati attuali molti processi verrebbero deviati con la scusa che non ricevono notifiche dalla Procura e più delle volte li ho smentiti mostrando io la notifica avvenuta da loro stessi. Ma ciliegina sulla torta è stata un mese fa. Mio marito doveva essere ascoltato come testimone in un interrogatorio da un magistrato, e noi avevamo avuto la notifica dal nostro avvocato. Cosa pensano invece: di portarne un’altra notifica con lo stesso numero di procedimento ma parlando di videoconferenza in processo. Questo perché: il servizio di protezione sa benissimo che sin dal 2005 sia io che mio marito non vogliamo videoconferenza. Quindi tutto ciò era allo scopo che saltasse l’interrogatorio. Come per i processi che si celebrano davanti alla Procura di Vibo Valentia! Abbiamo notato che quando siamo presenti vengono rinviati quando succede raramente siamo impossibilitati a presenziare i processi si svolgono. Questo mi fa pensare molto a fondo che si stia facendo tutto ciò ai fini di fare arrivare la prescrizione dei reati. Premesso che il 20.07.2016 siamo stati ricevuti dal colonnello Eclea del servizio di protezione proprio per evidenziare e portare documentazione comprovante che c’è qualcuno nel servizio che devia i nostri impegni processuali. D’apprima lui asseriva che si doveva fare le copie per vedere questa situazione anomala ma dopo che è uscito a parlare con altro soggetto ha letteralmente cambiato atteggiamento queste testuali parole: “SE C’È QUALCUNO CHE SBAGLIA IO NON POSSO FARE NIENTE”. Ci riceva il primo possibile, ci tengo a precisare che numerosi fax ed imel sono stati mandati all’attenzione dei magistrati D.D.A perché a questo punto io e mio marito siamo stufi e demoralizzati da tutto ciò che da anni si scrive si denuncia ma il pupo e i pupari rimangano al loro posto. Nel rispetto dei magistrati seri chiedo che si faccia chiarezza e giustizia su questa vicenda gravissima . Firmata Franzé Francesca”.


Egregio dottore Nicola Gratteri, è gravissimo quanto denunciato dalla testimone di giustizia. Mi chiedo se il Servizio di Protezione e altri organi dello Stato stiano tutelando la mafia e calpestando la doverosa e seria collaborazione dei signori Franzè. Colgo l’occasione, dr Gratteri, per manifestarle la mia delusione dovuta alla circostanza che pur avendola chiamata fino ad urlare tant’è che la sua numerosa scorta s’è girata verso di me, ha fatto finta di non sentirmi dopo avermi dato la mano mentre ero in attesa dell’ascensore. Fatti suoi, dr Gratteri!

La lettera è a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


 
 
 

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