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Mamma che Mamma Santissima (parte I)

  • dibattitonews
  • 17 ago 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

IL FESTIVAL DEI PENTITI. LA FOTO è VERITIERA


CITTA’ DEL NULLA. Oramai i pentiti possono essere ammessi al prossimo festival di San Remo. A parte Frangipane, l’esercito che canta e suona è composto di buffoni da circo equestre.

Dr Giuseppe Lombardo, vada a leggersi l’indagine giudiziaria, pubblicata da questa testata, portata avanti con coraggio dal dottor Agostino Cordova e dal dr Francesco Neri, collaborati dalla Guardia Municipale signor Villone.

Dr Giuseppe Lombardo, vada a leggersi il rapporto elaborato e documentato per mano del dr Cordova, MITROKIN, pubblicato da questa testata e scoprirà fatti molti seri e incontrovertibili sul pentitismo e sulla massoneria deviata. Pentiti della portata del Nano o di Moio o di altri farfalloni, mi fanno schifo. Quel Moio, che addirittura su input, se non mi sbaglio, del solito Mollace mi accusa nell’inchiesta promossa dalla DDA reggina, della quale s’è fatto interprete il Boemi di turno. Un solo esempio per il pentitismo di massa. Il FIUME si consegna alla Polizia di Stato e sottobraccio pota con sé il brogliaccio dei mazzettati dalla cosca Tegano/De Stefano. Quella notte in Questura c’è il Mollace. Il quale verso mezzanotte chiama l’avvocata Vincenzina Leone, detta “Cecia”, raccomandandole di lasciare l’autovettura distante dal palazzo della Polizia di Stato. Orbene, non si sa che fine abbia fatto il brogliaccio né cosa abbiano fatto dichiarare a Fiume, fidanzato di Rosetta. Vengo in possesso anonimamente di una sorta d’ordinanza a firma di don Ciccio, con la quale ordinava ai suoi compari della Questura di mettere sotto controllo tutti i telefoni, anche quello dello studio, e cellulari dell’avvocata Leone. Strano ma vero. Perché avrebbe dovuto intercettare l’avvocata? Che cosa temeva don Ciccio? Prego l’avvocata di venirmi a trovare in Redazione allora sita in Santa Caterina, alla quale sottopongo quella, chiamiamola, ordinanza. L’avvocata non sa darsi una spiegazione o non ha inteso scoprire le carte. L’unica cosa che le chiedo è se risponde al vero che Fiume quando è sentito da don Ciccio e dall’allora dirigente della Squadra Mobile, tale Labate, alla domanda: “… quale dei Tegano?”. Il pentito di comodo risponde: “… quello che ti ha regalato il motoscafo”. In verità il secondo motoscafo, quello d’altura consegnatogli via mare da Spanò prestanome di Luciano – assolto fra le lacrime –, in sostanza precedeva le salsicce, le soppressate e altri insaccati che piacevano molto ai figli di don Ciccio. Orbene, il Labate, venendo meno ai suoi doveri d’ufficio, non riportò a verbale la frase esplosiva di Fiume. Il quale, nel corso della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale, chiese a Limitri se fosse d’accordo a procurare almeno cinquecento preferenze a Scopelliti, detto “Lo scortato”.

Dr. Lombardo, abbiamo pubblicato tutti i memoriali del Nano mettendo a confronto le firme: non erano le sue! Memoriali che a quanto mi risulta non abbiano sortito alcuna conseguenza giudiziaria. Ora, il Nano è uno dei pentiti attendibili senza riflettere? Dr. Lombardo, il pentito che dopo aver rubato gioielli e soldi al fratello Luciano, ha svolto il ruolo del buffone? Altro fico secco è Viviani, manovrato addirittura dal Nano. I quali, su suggerimento del generoso Luciano, hanno avuto il pregio di portare al lastrico tutta la loro famiglia: buoni e cattivi. Ho scritto, sbagliando, che il pentito Albertino non avrebbe accusato il sultano di Gallico. Certo, non appartengo, per fortuna, alla categoria di quei giornalisti già burattinai di primo e secondo pelo (leggi Genchi), psicologi, criminologi, soprattutto cartomanti e fattucchieri che ogni mattina bussano con i piedi alla porta di alcuni magistrati per venire in possesso di veline. Soltanto una cosa farò, per esserLe d’aiuto, dr Giuseppe Lombardo che ha la mia più ampia e sincera stima. Riporterò il dossier “Mitrokin”, e l’indagine sulla massoneria. Certo, pochi sanno che Albertino avrebbe voluto ottenere dalla Bielorussia l’incarico di Console, paese dove ancora opera il famigerato servizio segreto KGB (in russo: Комитет). Pertanto, Albertino si recò diverse volte in quel paese senza ottenere, per la ferma opposizione di questa testata, il consolato. Dove potrà darsi abbia depositato il denaro riveniente dalle mazzette che nel corso della sua schifosa carriera politica è riuscito a racimolare. Ora, Albertino godrà, manco a dirsi, dei privilegi dei pentiti tant’è che sarà riformulato il capo d’accusa quale appartenente all’associazione con a capo il sultano di Gallico. Dal quale giornalmente si recava nel suo, diciamo, studio a pulirgli quella parte dove non batte il sole. Orbene, per finire d’ora in avanti mi limito a commentare l’operazione “Mammasantissima”, lasciando ad altri il privilegio del velinario. Chi scrive ha il dovere deontologico del commento e quindi d’entrare a gamba tesa nella notizia. Al prossimo, popolo mio molto distratto e parolaio. Un’ultima riflessione.

Sono stato l’unico giornalista a seguire giornalmente lo storico processo di Catania promosso dall’avv. Ugo Colonna. In quel processo, fra l’altro, è stato accertato che i pentiti prima di deporre erano accompagnati dalla Polizia in una stanza d’albergo per mettersi d’accordo sulle dichiarazioni da rendere alla Corte. Vera testa di minchia signor Sparacio, alla cui suocera don Ciccio ha restituito duecento milioni di lire rivenienti dal pizzo. Non solo. Don Ciccio, l’aveva proposta per farla entrare nel circuito delle protezioni. Denunciato don Ciccio da Boemi presso la Procura di Catania, Boemi ritratta l’accusa.

Al prossimo.


 
 
 

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