Palermo: il caso Giunta Marinella. L’avv. Basile, ricorrendo a metodi mafiosi, ha tentato finanche d
- Francesco Gangemi
- 20 lug 2016
- Tempo di lettura: 3 min

Continua dai numeri precedenti.
Voglio sciupare un po’ del mio tempo con la trasmissione andata in onda in seconda serata su RAI 3 REC, a cura di un lontano parente del tenente Petrosino. In sostanza, la facoltosa famiglia Basile, dopo le sparate di comodo, ha da ringraziare quel giovanotto sprovveduto che avrebbe voluto, dotato di strumenti tecnologici di ultimissima generazione, colpire Angelino Alfano, a cui ha fatto il solletico. Angelino, il voltagabbana, ha suo papà ammalato e il fratello da 160.000,00 euro per anno contabile. E tutto tace. Sul servizio televisivo ritornerò con più calma. Ora, riprendo la denuncia della signorina Giunta. Alla domanda posta da chi la verbalizza, la Valentina risponde che l’ha vista entrare alla KSM la segretaria di cui sconosce il nome e che gestisce la porta principale attraverso la quale s’accede e d’aver chiesto di Giuseppe Di Marzo. La sconosciuta interlocutrice la indirizza verso una stanza del seminterrato dove la Valentina consegna al responsabile il certificato. La segretaria conosce l’entrata e l’uscita di Valentina. E’ il 17 luglio: entra alle ore 16,30 ed esce alle ore 17.30 circa. L’interrogante chiede alla Valentina se avesse preannunciato al responsabile che sarebbe andata per consegnare il certificato di maternità. Certo è che ha contattato telefonicamente il responsabile che le ha espresso la sua disponibilità. Il verbalizzante incalza la Valentina, alla quale chiede s’è disposta a consegnare parte della registrazione pertinente, dice lui, “la discussione” avuta con il sedicente Maurizio. La risposta e sì però dopo averla riprodotta in modo che sia allegata agli atti. Ora, si comincia a “giocare” a carte scoperte poiché il verbalizzante chiede alla Valentina se ha avuto minacce e aggressioni da quando ha scoperto d’essere in attesa del bambino. Ascoltiamola: “Dal primo giorno in cui gli ho detto della gravidanza, l’AVVOCATO ROSARIO BASILE mi ha proposto l’interruzione della gravidanza tentando d’indurmi a farlo dietro la proposta di DENARO, APPARTAMENTI, AUTOVETTURE, MA AI MIEI RIFIUTI S’E’ ADIRATO perché non gradiva la gravidanza pur avendolo tranquillizzato dicendogli che il figlio era soltanto mio e che quindi non aveva nulla da temere nonostante ciò mi diceva frasi del genere di chiaro intento minaccioso: <tu devi stare attenta perché non mi conosci, io HO UN SACCO D’AMICIZIE IN TUTTI I CAMPI E TI SUCCEDERA’ QUALCOSA, PRENDITI I SOLDI CHE TI OFFRO E FATTI UNA NUOVA VITA>, aggiungo che l’avvocato Rosario Basile ha tentato di farmi desistere dalla continuazione della gravidanza e ad accettare la sua scelta di denaro e la proprietà utilizzando come ambasciatori il mio nonché suo amico Marando Benito e il cugino di questo Marando Luigi. Malgrado ciò ho sempre detto che continuavo la gravidanza perché il figlio era mio”. Che meraviglia! L’avvocato induce la donna che ha messo incinta a uccidere il bambino che ha in grembo e quindi spezzare la vita più bella: LA NASCITA. Ed è nulla. La minaccia con parole forti e cerca di corromperla con la dazione di denaro e appartamenti aggiungendo d’avere amicizie in tutti i campi. E ancora. Il verbalizzante chiede alla Valentina se quella notte nel corso della quale intervenne una pattuglia per una rapina o così intesa, le è stato chiesto finanche dall’interrogante se il padre del bambino, con il quale genitore ha avuto un incontro chiarificatore per riavvicinamento, sarebbe potuto essere il mandante “… di quella che apparve un’aggressione che come una rapina e le disse che non riteneva che fosse da attribuire ad azione anche indiretta del padre del suo figlio… ad oggi ritiene che quell’aggressione possa essere stata il frutto d’una azione intimidatoria da parte del padre del bambino o da parte dell’avvocato Rosario Basile che aveva interesse a farla abortire?”. Non comprendo perché il militare chieda alla Valentina se l’intimidazione fosse cosa del padre del bambino o dell’avvocato Basile. Ritengo che il militare non avesse ancora compreso che il padre del bambino, stando alle dichiarazioni precedenti della vittima, fosse proprio il galantuomo signor avvocato Rosario Basile. Un evidente stato confusionale? Fatto sta che la Valentina afferma: “riflettendo sul fatto che la presunta rapina in mio danno risalente al mese di marzo scorso è apparsa più come una VILE AGGRESSIONE CHE COME UNA RAPINA VERA E PROPRIA, non ho elementi tangibili per dire con certezza chi possa essere stato l’eventuale mandante, MA ALLA LUCE DI TUTTO QUELLO CHE HO DENUNCIATO E CHE M’E’ ACCADUTO, POSSO IPOTIZZARE CHE VI POSSA ESSERE STATO UN INTERESSE PER FARMI AGGREDIRE O RAPINARE FORSE AL FINE DI FARMI ABORTIRE CON LE PERCOSSE SUBITE”. Mi fermo perché avverto conati di vomito. A presto.
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