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Noi l'avevamo detto! Arrestati i membri di un comitato d'affari

  • Francesco Gangemi
  • 13 lug 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

A rileggere “Il Dibattito” fin dalla sua nascita le notizie riguardanti alcune operazioni di Polizia, mi lasciano completamente indifferente con l’aggiunta di un pizzico di rabbia. Perché? Le nostre inchieste che denunciavano non uno ma un pullulare di comitati organizzati in associazioni finalizzate alle truffe, alle estorsioni, al malaffare in tutta la Calabria, mi hanno soltanto procurato querele e carcere. Non tuonavo presidente del Tribunale di Sorveglianza e illustri giudici monocratici, non tutti chiaramente, ma sradicavo come continuo a fare, dalle radici avvelenate non solo i protagonisti del malaffare anche alcuni magistrati collusi e corrotti. Orbene, le mie battaglie civili specie in difesa degli innocenti, mi hanno finanche incasellato sotto la soglie della povertà. Cosa volete che sia un Cammera & soci rispetto alle mie denunce documentate? Nulla! E comunque restrittivo scrivere dai soloni del giornalismo che la Calabria e la città del nulla sono le sole a soffrire di devianze sociali. E’ sufficiente volgere la sguardo su tutto il territorio della nostra italietta per rendersi conto che finanche in quelle poche regioni opulenti si sgrana a doppia dentiera. Non appena darò inizio alla continuazione sulla inchiesta denominata “’ndrangheta”, entrerò nelle visceri del sistema malavitoso ponendo soprattutto in evidenza che l’estremo Sud, denudato e povero, sia stato sollecitato in particolare dalle istituzioni maggiori e minori dello Stato che di per sé costituiscono, nella maggiore parte dei casi, autentici comitati d’affari. A presto signori con la valigetta e con i motoscafi.


 
 
 

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