Signor Cammera vuoti il sacco per liberarsi la coscienza dalla truffa ai danni della comunità reggin
- Francesco Gangemi
- 3 ago 2016
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Città del nulla. Se lei signor Cammera, ricorda, “Il Dibattito”, ha scritto in abbondanza sugli intrallazzi facendo finanche i nomi dei manovratori. Su cento appalti, ad esempio, una minima percentuale si adeguava alle norme vigenti e la maggior parte, diciamo l’80%, la combriccola li convertiva in trattativa molto privata. E fu così che furono favoriti gli amici degli amici con l’utilizzo del rigido protocollo della mazzetta. Intendiamoci non la sto accusando, signor Cammera, di nulla, soltanto voglio sollecitare la sua coscienza a denunciare il malaffare. Quando
scrissi della confraternita, non c’era il procuratore in procura e, manco a dirsi, io condannato con la smorfia per il reato di diffamazione dal Tribunale in composizione monocratica o addirittura denunciato per calunnia da altra giudice, che impartiva ordini al testimone chiamato dalla mia difesa a non rispondere, per l’onore dell’ordinamento giudiziario. Ovviamente fui assolto dal Tribunale di Catanzaro. Ora, signor Cammera non è giusto che lei patisca il carcere e i responsabili delle truffe rimangano indenni. Le pare? Che mi trovo, potrei conoscere chi è quell’imprenditore che ricopre incarichi importanti all’associazione industriale, di nome lo acchiappa, chiamiamoli appalti, in particolare su mandato di palazzo campanella, meglio conosciuto come il tempio delle tangenti? Ho una grande stima di Lei, signor Cammera, e sono certo che in nome della sacra giustizia Lei svuoterà le sue viscere da tanto ingombro. Con reverenza.
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