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CIRCOLO CULTURALE

REGNO DELLE DUE SICILIE

CARDINALE RUFFO DI CALABRIA.Le vecchie

a cura di Francesco Gangemi 29 giugno 2016

Le vecchie pasticcerie del corso

Una comunità senza il ricordo del passato è una comunità senza futuro. Questo assioma serve affinché i nuovi raggruppamenti sociali abbiano lo stimolo a studiare i loro trascorsi al fine di servire da incitamento per operare al meglio nel futuro. Noi in questa fase ci apprestiamo a fare un “amarcord”, di felliniana memoria, su quella che fu l’attività dei nostri artigiani pasticcieri affinché le loro esperienze siano conosciute e non vadano perse.

A Reggio Calabria abbiamo una lunga tradizione nel settore della pasticceria la quale ci viene tramandata dalle nostre origini pastorali degli Italioti, a questo si affianca l’apporto dei greci che, nel periodo della colonizzazione del nostro territorio, contribuirono con un valore aggiunto una certa raffinatezza per poi arrivare alla sublimazione dei dolci con i contatti che si ebbero con gli arabi ed ebrei i quali, con il complemento di spezie particolari, fecero della pasticceria un settore di raffinatezza e gusto.

La nostra tradizione di pasticcieri è diffusa in tutta la provincia con un distinguo fra i luoghi della costa jonica e quella tirrenica, la quale si estrinseca non solo nell’uso dei prodotti base ma anche nella forma dello stesso dolce, con i medesimi ingredienti e la stessa denominazione. Come esempio vogliamo riferire del “petrale” o “pretale”, dolce natalizio, il quale è composto da un involucro di pasta frolla piegata, imbottita da un miscuglio di fichi secchi, mandorle e noci il tutto sminuzzato. La differenza sta nell’aspetto: nella zona jonica viene preparato piegando i quattro angoli della pasta verso l’interno pertanto assume la forma di fagottino, nella parte tirrenica ha la figura di mezza luna.

Pasticcerie di buona qualità in città ve ne erano moltissime le quali oltre alla preparazione dei “pasticcini” ogn’una aveva una peculiarità che la contraddistingueva. Iniziamo dalla parte sud del corso Garibaldi; facciamo questo distinguo geografico per fare capire al lettore l’ubicazione dell’esercizio. All’inizio della via, prospicente il Calopinace, vi era la pasticceria Dascola il cui conduttore era soprannominato “u bambulottu” il quale non era un pasticciere molto raffinato ma preparava dei prodotti gustosi, ottime paste e “stomatico” oltre che gustosi amaretti e dolci alla pasta di mandorla. Per la cronaca, nello stesso stabile abitava il noto poeta in vernacolo, Nicola Giunta, baritono e allievo di Paganini. Continuando incontriamo la pasticceria Messineo, il cui proprietario con l’aspetto affabile e dinoccolato produceva dolci basati sulle creme e pane di spagna i quali avevano le forme più strane. Andando avanti, a piazza Duomo angolo via Crocefisso, vi era la pasticceria Allegra dove si realizzavano degli ottimi prodotti di pasticceria, inoltre era specializzata in granite e gelati, rinomati erano “lo spumone e il pezzo duro”. A piazza Duomo vi era il bar pasticceria Laganà nel cui interrato vi era una sala da biliardo. Andando avanti, lungo il corso, si trovava Andalò che faceva degli ottimi cannoli. Ancora oltre, Catanese, il quale si avvaleva della collaborazione del nipote Enzo che con il suo estro faceva ottima pasticceria. La specialità erano le “pesche”. A piazza Camagna era collocata la pasticceria Ficara, rinomati erano lo “stomatico e le susumelle”. Nel palazzo Nesci vi era l’antica pasticceria Contarini il cui proprietario era il titolare della fabbrica di confetti sita accanto alla villa comunale. Andando avanti, nei locali dove ora vi è la banca UniCredit, esisteva il bar pasticceria Puntorieri, locale molto raffinato e di grande pregio. Per la cronaca, il gestore era il padre di Marina Ripa di Meana. Dirimpetto all’entrata laterale del comune vi era il caffè pasticceria Massimo, la cui conduzione era dei fratelli Montesano e Paolo ne era l’anfitrione, mentre Francesco si interessava dell’amministrazione dell’azienda. Qui si riuniva la gente bene della città e nella “tavernetta”, locale adiacente al bar, si svolgevano delle serate danzanti nei periodi di feste canoniche. Per la pasticceria era fornito dal noto forno Liconti il cui esercizio si trovava accanto alla villa comunale. Come ci si può dimenticare del bar pasticceria D’Agostino, collocato di fronte la chiesa di S. Giorgio, qui si facevano degli enormi “cannoli e sfogliatelle ricce” oltre che squisiti gelati. Nei medesimi locali, precedentemente, esisteva il bar pasticceria Ferrarese fornito dei dolci da Caridi e Laganà. Il bar era specializzato in miscugli e bevande varie; in seguito la conduzione passò a Chiovaro. Per maggiore precisione vogliamo riportare ciò che era scritto nella carta da banco dove era riportato il profilo della costa della Sicilia mentre in quella che doveva essere la costa calabrese era posizionata una colonna probabilmente a ricordo del passaggio di S. Paolo: vini classici, liquori, spumanti, bar, pasticceria, dolciumi, confezioni da regalo, prodotti Buitoni, prodotti Plasmon, coloniali, droghe. Andando ancora più avanti vi era il bar pasticceria San Giorgio dove veniva prodotta della squisita pasticceria e biscotti di varia forma e gusti oltre che raffinate frolle. Vi era annessa, nel piano rialzato, la sala da the, un posto riservato ed elegante frequentato dalle signore le quali si scambiavano opinioni e pettegolezzi. In tale locale un particolare accenno lo si deve fare ai tavolini posti lungo il marciapiede prospicente l’esercizio dove oziavano, dopo una giornata di duro lavoro, degli avvocati noti e meno noti i quali erano molto critici sulle persone che passeggiavano lungo la via. Andando ancora avanti esisteva il bar pasticceria Conti dove si produceva pasticceria variegata ma raffinata. Il proprietario, persona elegante e gentile che, con il suo aspetto burbero ma non lo era, conduceva l’esercizio in modo impeccabile e sobrio. Come locale di frequentazione era “l’alter ego” del Massimo. Andando oltre vi era, prospicente la chiesa di S. Giuseppe, la nota pasticceria Caridi e Laganà che con i suoi dolci raffinati e multiformi fece da capo scuola a numerosi pasticcieri. La pasticceria Caridi, aggregata al bar, è ancora in attività ed è ubicata difronte all’entrata principale della villa comunale, viene condotta dalla nipote del “maestro d’arte” il quale aveva l’aspetto pacioccone, sempre col sorriso a mezze labbra, tarchiato, col grembiule legato attorno alla vita e mai visto arrabbiato. Fra i suoi allievi sortirono ottimi pasticcieri i quali diedero vita ad altre realtà commerciali; vogliamo ricordare, uno per tutti Rosaci Mario il quale fa onore al suo maestro con un esercizio, bar pasticceria “Crema e caffè”, posto in via Aschenez. Andando avanti esisteva la pasticceria Barbera che con la sua entrata avveniristica d’acciaio rappresentava il futuro ma purtroppo non ebbe futuro. Vicino al cinema Margherita vi era la pasticceria omonima originariamente di Saccà, dopo fu ceduta a Nostro il quale proveniva dalla scuola di Irrera di Messina. Le specialità erano “le pesche, i cannoli e le tartine di sanguinaccio”. Proseguendo, all’angolo dell’isolato, era collocato il bar pasticceria Quattrone e Scordo, specialità era “la pesca” che trasudava di “bagna” al rum. Nel locale vi era un ospite allocato su un trespolo, un falco pecchiaiolo, “adorno”, che aveva un’ala spezzata quindi inibito al volo. Nei locali dove ora vi è il negozio “Talmone” vi era la pasticceria Alati, specializzata in “susumelle”. Andando avanti, subito dopo il Museo Nazionale della Magna Grecia, vi era la pasticceria Cordova la quale faceva delle ottime “susumelle e viennesi” che con la squisita crema pasticcera mandava in brodo di giuggiole il consumatore.

Oltre alle realtà locali dobbiamo dare voce a coloro che fanno conoscere in tutta Italia la nostra pasticceria di nicchia ed esaltare i prodotti tradizionali. Una di queste si trova a Parma in piazza Lubiana 13/A ed è denominata “Laboratori Duprè di C.S. & L.Q. snc”. Uno dei soci è Claudio Speranza nostro concittadino mentre il maestro pasticciere è Vincenzo originario di Bagnara Calabra. In questa realtà si può gustare il fior fiore della nostra pasticceria, i dolci che si realizzano durante le feste tradizionali di Natale e di Pasqua che rappresentano la trasmissione del sapere di generazione in generazione e sono un patrimonio di valori ereditati dal passato. Tutto ciò è compendioso di notizie, memorie e consuetudini tramandate che denotano uno studio delle tradizioni popolari. A tutto ciò si aggiungono il torrone in tutti i suoi gusti, granite nei vari sapori e cassate dal gusto fresco dei nostri agrumi e aromi di zagara. Tutto ciò è una novità per il mercato che hanno conquistato anche per il modo della loro realizzazione. Un esempio è la granita che normalmente al nord è fatta con ghiaccio grattato “grattachecca” mentre loro la realizzano con l’essenza dei vari sapori o frutti ghiacciati

Speriamo di essere stati abbastanza esaustivi nella descrizione delle nostre antiche pasticcerie del corso, perché parlare delle pasticcerie che esistevano in città impiegheremmo forse molto tempo e molto più inchiostro.

 

Il Presidente

(Dr. Antonio Pizzi)

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