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CON LA RIFORMA MATTARELLA NON AVRA' PROTEZIONE

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  • 21 nov 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Non è facile capire subito il motivo che ha spinto i ‘nuovi costituzionalisti’ capeggiati da Renzi e dalla Boschi, a disegnare un Parlamento con un Senato ridotto a 100 membri, da far nominare dai Consigli Regionali, mantenendo la Camera dei Deputati a 630 membri, così come è prevista nell’attuale Costituzione. Difficile comprendere anche il perché si son voluti ignorare anche le proposte di Berlusconi per una riduzione delle due Camere puntando solo alla riduzione del Senato.

A prima vista, anche perché su questo tasto hanno battuto giornalmente Renzi, Boschi e i megafoni della TV pubblica, con la vergognosa propaganda ingannevole, tutto sembrava ricondurre solo alla fine del bicameralismo perfetto escogitato, come contrappeso, dai padri fondatori della nostra Repubblica. Ma a ben guardare, magari stimolati da qualche intervento ascoltato in una delle tante riunioni per ragionare, nel merito, sulle ragioni del NO, si comprende qual’è la verità nascosta negli articoli della riforma su cui si dovrà esprimere il popolo italiano il 4 dicembre.

Si tratta di una verità sconvolgente che dimostra che si sta giocando col fuoco, una verità che dovrebbe far riflettere anche, se non soprattutto, quella parte di intellettualità che, come sottolineava Mauro Mellini, di sicuro non ha letto la ‘riforma’ e cosa realmente nasconde. Ma veniamo al punto dicendo subito che la preda più alta (il Presidente della Repubblica), con la cosiddetta riforma, verrebbe lasciata senza alcuna difesa, in balia di chi conquista il potere. Se dovesse vincere il SI, l’Italicum (che chiaramente non verrebbe modificato) permetterà al partito che vince il ballottaggio di ottenere ben 340 deputati pari al 54% dei seggi.

A quel punto il Capo dello Stato sarà nelle mani del vincitore e se non dovesse piegarsi ai suoi voleri, in base all’art. 90 della Carta che recita “Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri”,

potrebbe essere destituito se non arrestato dato che l’attentato alla Costituzione è abbastanza indefinito.

Fantapolitica? Allarmismo? Niente affatto. Ecco perché. L’attuale Costituzione prevede una Camera composta da 630 deputati ed un Senato con 315 (più 5 senatori a vita) per un totale di 950 membri. Con la riforma, la Camera rimane a 630 e il Senato si riduce a 100 più 5 senatori viventi (Giorgio Napolitano, Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia) per un totale di 735 membri.

La maggioranza, nella vigente Costituzione, pari alla metà più uno dei membri è di 476 membri su 950 difficile da aggregare se le due Camere vengono elette con sistemi diversi e senza premio abnorme alla Camera; con la riformetta boschirenziana basteranno la metà più 1 di 735 e cioè soli 368 parlamentari. Se già il vincitore ha 340 deputati assegnati col premio dell’Italicum non gli sarà difficile trovarne al Senato altri 28. Ciò avviene soprattutto per chi è il vero padrone dei 340 eletti col premio dell’Italicum che nella fattispecie può chiamarsi Renzi o Grillo che sono gli unici che sceglieranno, a loro insindacabile giudizio, chi mettere in lista. Non è così per il centro destra dove a scegliere i candidati saranno i leader della coalizione e cioè Berlusconi, Salvini, Meloni, e quanti altri leader della società civile si aggregheranno. Nessuno sarà l’unico ‘padrone’ dei 340 eletti.

La liquidazione del vecchio Senato, quindi, non risponde alla necessità del falso ping-pong ma a ridurre la platea dei parlamentari per tenere sotto scacco qualsiasi Capo dello Stato. Se poi si pensa a ciò che può fare, ‘legalmente’, il premier, le cose si ingarbugliano ulteriormente perché esso avrà potestà sulla scelta del nuovo Presidente del Repubblica, nella scelta dei giudici della Corte Costituzionale (dove a conti fatti potrà contare su ben 9 giudici su 15 membri), e sulle nomine per il CSM di competenza del Parlamento. Anche sullo scioglimento della Camera il Capo dello Stato dovrà sentire cosa ne pensa il Presidente del Consiglio e chiaramente sarà lui a dettare l’Ordine del giorno.

E il signor Renzi continua a parlare di risparmio, di fine del ping pong, di riforme che servono al Paese. La verità è che questa riforma serve solo a lui per stabilizzare la sua permanenza a Presidente del Consiglio con veri e propri pieni poteri come si conviene ad un uomo solo al comando. Ecco perché chi ama la libertà e la democrazia non ha altra scelta che votare NO.

Giovanni ALVARO


 
 
 

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